Legame tra sostenibilità e risk management

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Yossi Sheffi, direttore del MIT area Trasporti e Logistica, ha recentemente pubblicato un libro riguardante la sostenibilità: “Balancing Green: when to embrace sustainability in a business (and when not to) che apre un varco tra le false credenze e le illusioni che circondano la sostenibilità.

Al contrario di come molti pensano, non vi è la garanzia che iniziative volte alla sostenibilità faranno risparmiare o aumetare le vendite. I sondaggi dicono sì che i consumatori vogliono prodotti sostenibili, ma le vendite mostrano che solo una piccola percentuale di questi consumatori è disposta a pagare di più.

Invece che puntare su un aumento delle vendite, le compagnie dovrebbero indirizzare la propria attenzione verso iniziative green volte ad una riduzione dei costi e dei rischi. Ad esempio una gestione green del trasporto, riduce le emissioni di CO2, le relative tasse ed in generale il costo di trasporto.

Ma è spostando l’attenzione sul rischio che il libro diventa particolarmente interessante.
Nel capitolo I del libro si racconta la storia di Nestlé quando nel 2010 è stata presa alla sprovvista da Greenpeace: i fornitori di olio di palma usato nei prodotti a base di cioccolato non si preoccupavano, secondo gli ambientalisti, di rispettare le foreste tropicali. Nonostante Nestlé sostenne di avere il controllo sull’approvvigionamento di olio di palma, la publicità è stata estremamente negativa con effetti collaterali sulla domanda.
Casi simili sono riportati nel libro rendendo evidente che la sostenibilità è strettamente legata alla gestione ed alla vigilanza su tutta la supply chain. Tutti gli attori all’interno della supply chain dovrebbero essere controllati per ridurre al minimo questi tipi di rischi.

Numerose analisi sono state condotte e relative campagne sono state portate avanti da parte di Organizzazioni Non Governative come Greenpeace riguardanti la protezione dell’ambiente. Ecco alcuni tratti comuni di questo fenomeno:
– Le campagne sono molto più sofisticate, strutturate e lunghe di quanto si possa pensare. – Queste campagne sono fondamentali per la raccolta fondi delle ONG.
– Il target di queste campagne sono compagnie conosciute, appartenenti soprattutto al settore b2c  e con un forte brand. Queste aziende sono difatti più suscettibili a pressioni mediatiche poichè è proprio grazie al brand ed al consenso popolare che ottengono alti premium price.
– Gli obiettivi delle ONG diventano ogni anno più alti e sofisticati, ciò che poteva essere considerato lodevole 10 anni fa, ora non lo è più.

Molte compagnie abbracciano iniziative sostenibili proprio per prevenire reazioni negative del mercato che possono scoppiare all’improvviso, senza dare il tempo di prepararsi e proteggersi.

In breve, portare avanti iniziative e progetti legati al rispetto dell’ambiente sta diventando, sempre più, parte centrale delle strategie di risk management.

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