Al momento la società non ha rilasciato alcuna nota ufficiale ma un articolo del Wall Street Journal uscito pochi giorni fa sostiene che Jeff Bezos sia pronto per intraprendere la strada della spedizione e consegna dei pacchi negli Usa.
Il progetto denominato ‘Shipping with Amazon‘ inizierà a Los Angeles nelle prossime settimane, con la raccolta dei pacchi provenienti dai magazzini di commercianti terzi che vendono sulla sua piattaforma per consegnarli ai destinatari.
Questa notizia ha generato caos a Wall Street dove nelle contrattazioni pre-apertura, le due maggiori società Americane di spedizione Ups e FedEx sono in calo rispettivamente del 5,3% e 5,7%.
L’iniziativa di Amazon ha attirato l’attenzione anche delle aziende italiane.
Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, ha già sottolineato la questione: “Nelle nostre conversazioni con Amazon ci dicono ‘sì, vi diamo più pacchi da consegnare, vi aiutiamo a sviluppare la vostra rete, ma è come se foste la rana che ci accompagna ad attraversare questo fiume e noi siamo lo scorpione che vi pungerà’. Sentirsi come la rana non è proprio una bella sensazione. Ci sono tavoli tecnici aperti con loro per capire l’assetto”
La domanda sorge spontanea: qual è il motivo che spinge Amazon verso questa nuova direzione?
Ottenere un servizio di consegna più veloce a costi inferiori.
Nel 2016 la voce costi di trasporto è stata pari al 12,3% dei ricavi, con un trend in crescita.
Per una società come Amazon, invidiata sì da tutto il mondo per la visione innovativa, ma anche criticata per la sua bassa redditività data l’altissima capitalizzazione. Risparmiare su una voce di costo così rilevante mantenendo o addirittura migliorando il servizio offerto, potrebbe essere fondamentale.
Importante però sottolineare che sviluppare un’efficace rete distributiva richiede un enorme investimento.
