“Attenti ai pallet !”

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DALLARIOKOK-272x300Con questo titolo ancora una volta vorrei catturare l’attenzione dei logistici che dedicano poco tempo alla corretta gestione del pallet, da più parti evocato come una “moneta di legno”.

In un recente convegno un noto esperto del settore ha osannato il pallet come lo strumento che ha liberato l’umanità dalla fatica, confrontandolo con le modalità di carico/scarico manuali che si usavano sino agli anni ’60-’70 (e che ancora oggi avvengono nei Paesi emergenti). Verissimo. Tuttavia qualcuno ha risposto sostenendo che il pallet ha anche rappresentato un ulteriore elemento di frizione nei rapporti tra i soggetti che operano nella catena logistica: il mittente, il destinatario e l’operatore logistico, cui si aggiungono la cooperativa di facchinaggio di chi riceve (ad esempio un CeDi) e il trasportatore cui viene appaltata la distribuzione.

Un esempio: nella trattativa tra un’azienda di produzione e il suo operatore logistico spesso rientra nella negoziazione delle tariffe di distribuzione anche l’onere per la restituzione dei pallet affidatigli e la franchigia concessa. Ma non la qualità dei pallet restituiti. Ciò potrebbe causare un deterioramento del parco pallet dell’azienda di produzione in meno di un anno, ipotizzando un indice di rotazione inferiore ai 6 mesi. Infatti, se per assurdo l’azienda acquistasse solo pallet nuovi, marchiati EPAL, ad un valore di oltre 9 euro cadauno, si potrebbe veder restituita la stessa quantità di pallet (al netto della franchigia concessa al trasportatore), ma di una qualità scadente. Pur sempre EPAL, ma con un valore di circa 67 euro (tanto è il valore di mercato di un pallet EPAL di seconda scelta).

Un ulteriore momento di frizione è la fase di scarico presso il destinatario, immaginiamo un grossista, un CeDi della Grande Distribuzione o una piattaforma di un operatore logistico, con i quali sussiste un accordo di interscambio. Chi riceve, infatti, dovendo “asseverare” la qualità dei pallet ricevuti, è molto attento a non considerare idonei quei legni in cui compaiono segni evidenti di usura, marchi non visibili, tavole incrinate o chiodi non conformi al capitolato tecnico. Così facendo, il suo credito nei confronti dei mittenti si riduce. Senza considerare poi l’opportunità di far riparare quei pallet scartati e riutilizzarli all’interno del proprio circuito, evitando di comprarli.

Di questi tempi , anche il pallet può servire a far quadrare i conti, specialmente se la qualità dei pallet in circolazione non è certificata da un ente terzo. Nel circuito EPAL, ad esempio, una società di certificazione è stata incaricata di eseguire numerosi controlli sui produttori e riparatori di pallet, che si devono attenere strettamente al capitolato Fiche UIC 435-2 (quello dell’europallet 80 x 120 cm). Così non è per altri circuiti in cui un produttore non controllato può immettere sul mercato pallet realizzati con tavole di spessori inferiori, che non garantiscano le stesse prestazioni di carico statico e dinamico dell’EPAL.

Attenti dunque alla qualità dei pallet che affidate ad un terzo, di quelli che ricevete dai trasportatori e, soprattutto, di quelli che comprate sul mercato dell’usato. E attenti anche alla Reverse Charge sull’IVA, poiché da inizio anno i pallet usati vengono equiparati a beni la cui cessione non richiede più l’assolvimento di imposta da parte del cedente, ma solo del cessionario.

Insomma, attenti ai pallet !

 Prof. Fabrizio Dallari

Direttore del C-log, Università C. Cattaneo LIUC

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