Gli armatori si “armano contro gli attacchi informatici

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Il sistema telematico è il sistema nervoso globale della logistica, un attacco informatico potrebbe mandare tutto in tilt, con ricadute importanti su tutta la catena

Ogni giorno milioni di container viaggiano stipati sulle navi o sono trasferiti da un mezzo di trasporto all’altro, mentre un flusso continuo di dati viaggia per fornire le informazioni sulla loro posizione. Lo stesso vale per singoli pacchi, pallet o container aerei. Senza i computer e le reti, sarebbe impossibile gestire questa immensa mole di dati. Possiamo dire che il sistema telematico è il sistema nervoso globale della logistica e un malfunzionamento su larga scala può far “impazzire” il sistema o perfino bloccarlo e con esso l’intero processo di produzione e distribuzione delle merci. Eppure, nonostante la sua fondamentale importanza, questo sistema è vulnerabile agli attacchi informatici. Lo sostengono da tempo diversi esperti, che ammoniscono le singole imprese e i Governi ad aumentare la sicurezza e ben due attacchi globali in poche settimane hanno provato che tali preoccupazioni sono fondate. Anzi, questi casi hanno mostrato che bloccare flussi rilevanti di merci bastano colpi relativamente semplici, come i cosiddetti ransomware. Sono programmi che criptano i file di testo e d’immagini presenti nel computer attaccato (ma anche quelli presenti in hard-disk o computer connessi in rete) rendendoli inutilizzabili.

Il riscatto si paga in bitcoin

Per farli tornare leggibili, la vittima deve pagare un riscatto ai cyberpirati, tramite moneta virtuale, che ha la caratteristica di non poter essere tracciata. Per infettare il proprio computer col ransomware basta aprirlo come allegato di mail e per farlo diffondere i cyberpirati lo mascherano da file di testo, pdf o immagine. Come si vede, sia il programma, sia il metodo d’infezione sono relativamente semplici, ma le conseguenze sono devastanti. Questi ransomware sono la causa di recenti gravi attacchi subiti da multinazionali del trasporto, causando gravi disagi lungo l’intera catena logistica. In entrambi i casi, l’attacco è stato globale, ossia non era mirato al comparto del trasporto, ma ha colpito indiscriminatamente migliaia di computer di privati, di società e di istituzioni, senza risparmiare neppure gli ospedali. Il primo colpo è arrivato alla metà di maggio, quando il ransomware battezzato Wannacry ha colpito FedEx e Dautsche Bahn. Poco più di un mese dopo, alla fine di giugno, è arrivata una nuova ondata di ransomware, chiamata Petya, che ha colpito il principale gruppo di trasporto marittimo di container, il danese Maersk, e l’espresso aereo TNT. Questi i casi più eclatanti, che sono emersi nelle cronache, ma è possibile che i due attacchi abbiano colpito anche realtà più piccole del trasporto. Comunque, questi quattro casi sono sufficienti a lanciare un serio monito a tutti gli operatori: bisogna lavorare sulla sicurezza informatica, che nella logistica è ancora debole.

Gli armatori si “armano”

Lo sviluppo dei documenti digitali e delle connessioni tra oggetti può rendere il sistema logistico ancora più vulnerabile. In Italia, si sta muovendo la Confitarma, ossia l’associazione degli armatori, che lo scorso maggio, dopo Wannacry e prima di Petya, ha organizzato a Roma un seminario sulla cybersicurezza nel cluster marittimo nazionale, dove gli armatori hanno chiesto ai ministeri dei Trasporti e dell’Interno di collaborare per contrastare la pirateria informatica, così come si sta facendo per quella marittima. Sta quindi nascendo un Tavolo di lavoro con Polizia Postale e Guardia Costiera per definire procedure operative. È un primo passo, ma non basta, perché bisogna proteggere tutti gli anelli della catena logistica. Quindi, è auspicabile che questa iniziativa si estenda anche ad altri settori.

 

 

 

 

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