Logistica, la normativa per lo sviluppo sostenibile

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La logistica sostenibile è dettata da un insieme di aggiornamenti, misure e politiche nel settore logistica e trasporti che mirano ad analizzare e rielaborare tutte le attività di trasporto, consegna e riciclo dei prodotti in un’ottica sostenibile dal punto vista ambientale, sociale ed economico
A cura di: Martina Farioli, Valentina Boerio, Giulia Rege, LIUC – Università Cattaneo

 

Spinte da una parte dai 17 Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 e dall’altra normative e pressioni sempre più severe di clienti e stakeholders, le aziende mirano oggi a ridurre il più possibile il proprio impatto ambientale. L’obiettivo sarà quello di ridurre di oltre il 50% le emissioni di CO2 in Europa entro i prossimi anni. 

 

Questo ambizioso obiettivo rappresenta una sfida lanciata dall’Unione Europea e rafforzata lo scorso anno attraverso il così detto “Green Deal”, una nuova strategia di crescita economica che mira ad un uso efficiente delle risorse, con zero emissioni nette di gas serra entro il 2050. 

Anche se il tema della sostenibilità ambientale è entrato recentemente tra gli obiettivi delle aziende, in realtà se ne parla già da molti anni. Le prime regolamentazioni sul tema della sostenibilità ambientale e i provvedimenti per contenere il cambiamento climatico risalgono al:

  • 1992 – attraverso la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (ratificato in Italia attraverso la Legge 65 del 15/01/1994). Con questa convenzione sono stati stabiliti per la prima volta dei limiti non vincolanti per le emissioni di gas effetto serra e delineate le linee guida per la stesura di trattati specifici per raggiungere l’obiettivo prefissato di ridurre le emissioni inquinanti.
  • 1997 – sulla base delle linee guida delineale negli anni precedenti venne firmato il Protocollo di Kyoto. Esso fa parte della Convenzione Quadro Internazionale sui Cambiamenti Climatici, disciplina le emissioni di gas a effetto serra, comprese le emissioni prodotte dai trasporti (a eccezione dei trasporti aerei e marittimi internazionali). Attraverso il Protocollo di Kyoto vengono definiti i principali 6 GHG da tenere costantemente monitorati e gli obiettivi di emissioni per i Paesi industrializzati. 

 

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Tra i principali gas clima-alteranti definiti dal protocollo troviamo: 

    • biossido di carbonio (CO2) (responsabile del 60% dell’effetto serra);
    • metano (CH4) (responsabile del 20% dell’effetto serra);
    • protossido di azoto (N2O);
    • esafluoruro di zolfo (SF6); 
    • idrocarburi fluorati e perfluorati (HFC e PFC) adottati nei refrigeranti.

Mentre per quanto riguarda gli obiettivi è stata stabilita una riduzione delle emissioni dell’8% per l’UE e del 6,5% per l’Italia (valori riferiti all’anno base di riferimento che convenzionalmente è il 1990). Il Protocollo di Kyoto ha avuto due periodi di impegno, il primo dal 2008-2012 e il secondo, che vede un’estensione del periodo per adempiere agli impegni dal 2013 al 2020 basato sull’Emendamento di Doha al protocollo. 

  • 2015Accordo di Parigi, il quale prevede un ulteriore limitazione alle emissioni vincolando l’aumento della temperatura globale sotto i 2°C.

 

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I Libri Bianchi

Per raggiungere gli obiettivi prefissati, per ogni singolo settore specifico sono stati redatti i così detti «Libri Bianchi» ovvero dei documenti con proposte di azione comunitaria. In particolare, per quanto riguarda il settore logistico i libri bianchi più conosciuti sono quelli sul trasporto, questo anche perché, come abbiamo visto, il trasporto rappresenta uno dei primi ambiti in cui si è intervenuti in tema di sostenibilità.

Il primo libro bianco sui trasporti risale al 1985 comprendente raccomandazioni destinate ad assicurare lo sviluppo di infrastrutture e lo snellimento delle formalità alle frontiere. Ma è dal 1992 che si inizia a parlare impatto ambientale e «mobilità sostenibile».

Successivamente ci sono stati:

  • Libro bianco 1995 che ha introdotto una serie di soluzioni per un sistema di tariffe nel trasporto al fine di limitare le distorsioni legate alla concorrenzialità dei mercati;
  • Libro bianco 1998 con il quale sono stati introdotti aspetti ecologici e sociali nei trasporti;
  • Libro bianco 2001 (secondo libro dedicato alla sostenibilità) con il quale, in previsione dell’allargamento dei mercati a est dell’UE e la previsione di un aumento del traffico merci, sono state rilanciate misure per il miglioramento delle infrastrutture dei trasporti. Il documento viene definito anche politica comune dei trasporti europea (è stato rivisto nel 2006) ed enuncia le azioni prioritarie da compiere in relazione alle problematiche dei trasporti, compresi gli aspetti ambientali, monitorando le emissioni e apportando, ove possibile dei miglioramenti (per esempio, la direttiva sul rumore ambientale, la direttiva sui limiti nazionali di emissione, la direttiva per un’aria più pulita in Europa, i limiti di emissione per i veicoli e la qualità del carburante);
  • Libro bianco 2008/2009 nel quale è stato presentato il pacchetto di misure per l’ecologia/la sostenibilità dei trasporti (puntando ad ogni singola modalità, per esempio nel 2009 il trasporto marittimo);
  • Libro bianco 2011 ha proposto una strategia globale per un sistema di trasporti competitivo per incrementare la mobilità, alimentare la crescita e l’occupazione in modo sostenibile;
  • Libro bianco 2014 proposte per rimuovere gli ostacoli alla concorrenza.

L’intenzione oggi è quella di rivedere ogni legge vigente in materia di emissioni climalteranti e introdurne di nuove in campo di economia circolare, di ristrutturazione degli edifici, sulla biodiversità, sull’agricoltura, nei trasporti e sull’innovazione in generale.

Obiettivo finale: essere in «forma» entro il 2050 cambiando profondamente il modo in cui usiamo e in alcuni casi abusiamo delle risorse.

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Sostenibilità: vincolo o vantaggio per le aziende?

In un mondo in cui il primo obiettivo per le imprese è quello di ottenere un profitto, quelle che operano in un’ottica di breve periodo vedono la sostenibilità come un vincolo normativo che genera ulteriori costi e non permette la loro crescita, mentre le aziende più consolidate ormai considerano la sostenibilità parte della loro strategia. Infatti, un’impresa gestita con i principi della sostenibilità ha dei vantaggi in termini di reputazione e valore del marchio in quanto i clienti, sempre più attenti a queste tematiche, diventano i primi sostenitori e sponsor dell’azienda stessa.

Anche se inizialmente avere processi più sostenibili richiede investimenti, a lungo termine rappresenta anche un modo per ridurre costi e rischi favorendo la revisione dei processi sia internamente sia esternamente, ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo gli sprechi. La sostenibilità ha anche un impatto sulle risorse umane in quanto si favoriscono condizioni di lavoro migliori e aumentando di conseguenza il soddisfacimento e la produttività dei dipendenti.

In sintesi, la sostenibilità non si identifica con certificazioni o parametri di calcolo ma, al contrario, è una guida per le future decisioni analizzando tutti gli impatti che esse provocano nel breve, nel medio e nel lungo periodo a vantaggio di tutti gli stakeholders aziendali, generazioni future comprese.

 

 

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