Ecco perché il futuro non potrà fare a meno di supply chain digitalizzate

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Collaborazione, comunicazione e reattività vs compartimenti stagni

Supply chain, lo dice il nome, è una ‘catena’: per definizione, la logistica, sia essa intesa come comparto distributivo o fornitura che parte dalla produzione per arrivare al consumatore, è concepita come una serie di passaggi.

I ‘tempi moderni’, per dirla con Chaplin, pongono però un problema che sta divenendo ineludibile in un mondo iper-connesso, digitalmente e fisicamente – come l’esperienza del COVID-19 insegna – parlando: non si può più pensare che le singole parti di questa catena non si parlino.

Non che oggi i comparti che costituiscono una supply chain vivano come monadi, isolate e non dialoganti, ma l’eredità di decenni di gestione tradizionale non è facile da lasciare alle spalle in quattro e quattr’otto.

Supply chain digitalizzate: organizzazione, sì, ma collaborativa

Il punto di fondo è che non basta passare da Excel all’utilizzo di altri software per ottenere una vera supply chain digitalizzata: sarebbe come sostituire la penna con la macchina da scrivere, si ha un beneficio in termini di praticità dello strumento, ma la mentalità in cui esso è inserito rimane la precedente.

Il vero problema sta nell’effetto domino, inconsapevole, che da sempre provoca perdite di carico nel sistema logistico aziendale.

Le tradizionali supply chain hanno per decenni vissuto l’efficienza in termini di competitività dei loro singoli anelli, indipendentemente gli uni dagli altri; si tratta di una dinamica più che comprensibile, che andava di pari passo con quella stessa dell’organizzazione delle aziende e del lavoro negli anni Ottanta, Novanta e primi Duemila.

Tuttavia questo approccio ha uno svantaggio che risiede nella scarsa comunicazione e nella, di conseguenza, lenta capacità di risposta ed adattamento delle diverse parti della catena.

La corsa competitiva di un comparto o di un team di lavoro, poteva involontariamente generare degli scompensi nell’intera chain, i quali sarebbero stati recepiti solo diverso tempo dopo, ad effetti visibili.

Eccessi di produzione in un settore, surplus di forniture laddove invece il mercato stava mutando orientamento o, al contrario, inceppamenti, che si ripercuotevano sulle altre parti di quel ‘tutto’ che è la supply chain arrivandogli addosso come farebbe una pedina del domino con la sua dirimpettaia.

Si tratta di dinamiche non sconosciute anche alle aziende di oggi, come l’oltremodo inaspettato evento pandemico di questi mesi ha dimostrato.

Una supply chain ‘resposive’ per un mondo sempre più liquido

Cosa va fatto dunque? Non esiste una ricetta e di sistemi, intesi come software, infrastrutture fisiche di sensori e teorie manageriali, ne esistono molteplici. Come un buon allenamento, ognuno deve scegliere il proprio in base al tipo di gara che deve preparare, ai risultati che vuole ottenere e, ovviamente, alle proprie caratteristiche.

Tuttavia è imprescindibile un fatto: digitalizzare una catena logistica porta dei vantaggi.

Se per ‘digitalizzare’ si intende ridurre le distanze tra le parti in gioco, aumentare la comunicazione e la flessibilità delle decisioni, rendendo così possibile una costante rimodulazione dei flussi, siano essi di produzione che di stoccaggio o distribuzione, l’approccio è vincente.

La tecnologia, di per sé, non fa miracoli, al più estende l’orizzonte di ciò che è possibile fare e riduce la fatica necessaria per farlo; quel che davvero cambia tutto è la mentalità con la quale si fanno le cose.

Secondo una ricerca firmata da McKinsey, le società che si focalizzano sulla digitalizzazione dei processi hanno una prospettiva di miglioramento dei propri introiti superiore al 3% su base annua.

Perché? Perché controllano meglio le performance di ogni loro segmento operativo, monitorano in tempo reale gli accadimenti esterni che influenzano il loro operato e correggono la rotta costantemente.

Hanno una visione d’insieme e la sfruttano: la comunicazione agile tra le parti fa poi sì che  tutta la supply chain sia reattiva, e non statica nelle sue singole decisioni.

Ecco il motivo per passare a supply chain digitalizzate, nel vero senso della parola, e non solo per soddisfare la tendenza del momento o inseguire la produttività in una branca specifica.

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