Il conflitto a Gaza, esploso alla fine del 2023, ha generato una crisi sistemica che ha travolto uno dei principali snodi del commercio marittimo mondiale: il Mar Rosso.
Gli attacchi della milizia Houthi, le tensioni tra Stati Uniti e Yemen, e l’inaffidabilità dei rapporti tra Israele e Hamas hanno trasformato una rotta strategica in una zona ad alto rischio.
Mentre l’ennesimo tentativo di avviare dei colloqui di pace cerca di farsi largo, il settore logistico globale resta sospeso tra l’urgenza di ripristinare la normalità e la prudenza dettata da un contesto ancora instabile.
Il Mar Rosso, da arteria commerciale a zona di guerra
Il Mar Rosso e il Canale di Suez hanno rappresentato per decenni una via essenziale per il commercio tra Asia, Europa e Nord America.
Prima della guerra, circa il 12% del traffico marittimo globale transitava da qui. Con l’escalation del conflitto e l’innescarsi della reazione delle milizie legate alla sfera di influenza iraniana, gli attacchi degli Houthi contro navi commerciali – spesso non direttamente legate a Israele – hanno costretto le compagnie di navigazione a deviare le rotte verso il Capo di Buona Speranza.
Questo ha comportato un allungamento medio di 10-14 giorni nei tempi di consegna e un aumento dei costi operativi fino al 300%.
Il collasso del Canale di Suez
Dopo l’inizio degli attacchi da parte delle milizie yemenite, secondo l’Autorità del Canale di Suez, il numero di navi transitate tra le sue sponde è crollato da 75 a 32 al giorno.
Di conseguenza, i ricavi sono diminuiti del 60%, con un impatto diretto sull’economia egiziana.
La perdita di centralità del Canale ha anche ridotto la competitività dei porti mediterranei, come Genova, il Pireo e Valencia, che dipendono in larga misura dal traffico containerizzato proveniente dall’Asia.
I vettori tra profitti e vulnerabilità
Le deviazioni hanno inizialmente generato profitti straordinari per i vettori, grazie all’aumento dei noli. Tuttavia, la politica dei dazi portata avanti da Washington e la debolezza della domanda transpacifica hanno spinto le compagnie a ridurre la capacità e cancellare viaggi.
Maersk, MSC e Ocean Network Express hanno dichiarato che, anche in caso di cessate il fuoco, il ritorno al Mar Rosso non sarà immediato. La sicurezza degli equipaggi e delle navi resta una priorità non negoziabile.
La risposta militare e assicurativa
Le operazioni navali militari congiunte USA ed europee non sono riuscite a neutralizzare la minaccia Houthi.
Incidenti come l’abbattimento accidentale di un jet americano e la perdita di altri due velivoli hanno evidenziato la complessità del contesto.
Gli assicuratori marittimi hanno reagito alzando i premi, imponendo esclusioni specifiche per il Mar Rosso e rivedendo le coperture di guerra. Anche le P&I clubs hanno emesso nuove linee guida, rendendo ancora più oneroso il transito nella regione.
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Verso una pace fragile
I colloqui di pace tra Israele e Hamas, mediati dagli Stati Uniti in Egitto, per quanto anticipati da una disponibilità di Hamas a trattare, restano in stallo nel definire la liberazione degli ostaggi.
Tuttavia, anche in caso di accordo, la ripresa del traffico nel Mar Rosso sarà graduale. Le compagnie attendono garanzie concrete sulla sicurezza, mentre la Supply Chain globale continua a subire ritardi, rincari e instabilità.
La crisi del Mar Rosso ha dimostrato quanto la Supply Chain globale sia vulnerabile agli shock geopolitici. Le ripercussioni si estendono ben oltre il Medio Oriente, influenzando costi, tempi e sostenibilità del commercio mondiale. In vista di un possibile accordo di pace, il settore logistico resta in attesa, consapevole che la vera normalizzazione richiederà tempo, investimenti in sicurezza e una ridefinizione delle strategie operative.