La supply chain aerospaziale globale sta attraversando una delle sue fasi più critiche: secondo il rapporto congiunto «Reviving The Commercial Aircraft Supply Chain» redatto dalla IATA e dalla società di consulenza Oliver Wyman, l’aumento dei costi che le compagnie aeree si trovano a fronteggiare nel 2025 è pari a 11,3 miliardi di dollari.
Le cause principali? Ritardi nella produzione, carenza di aeromobili, flotte obsolete, inefficienze nei consumi e manutenzioni sempre più onerose.
Nel 2024, Airbus ha consegnato 766 aeromobili e Boeing 348, entrambe rimanendo al di sotto dei ritmi pre-pandemia. Il backlog, ossia la coda di ordini da assolvere, ha superato i 17.000 aeromobili, pari a 12,7 anni di produzione ai ritmi attuali.
I tempi medi di consegna sono saliti a 6,8 anni, rispetto ai 4,5 del 2018. Questo rallentamento ha costretto le compagnie aeree a mantenere in servizio aeromobili più vecchi, con un’età media globale salita a 16,3 anni (+16% rispetto al 2019).
Costi crescenti e inefficienze
L’utilizzo prolungato di aeromobili datati ha generato un effetto domino sui costi vivi delle compagnie: il rapporto stima che l’inefficienza dovuta alle alimentazioni pesa per 4,2 miliardi di dollari e la manutenzione extra per via dell’anzianità degli apparecchi vale 3,1 miliardi.
Non è tutto, perché il leasing dei motori ha raggiunto i 2,6 miliardi, con tempi di manutenzione che sfiorano i 300 giorni; anche i costi di inventario sono esorbitanti: 1,4 miliardi di dollari, dovuti alla scarsa disponibilità di pezzi di ricambio.
A questi fattori si aggiungono le pressioni strutturali: il modello economico aerospaziale attuale spinge i produttori (OEM) a generare profitti nel post-vendita, limitando l’accesso delle compagnie aeree a fornitori indipendenti. Inoltre, la concorrenza con i settori difesa e business aviation per risorse come titanio e leghe speciali aggrava la situazione.
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L’emergenza forza lavoro
Il personale tecnico rappresenta un altro punto critico: nel 2025, la carenza di tecnici AMT in Nord America ha raggiunto quota 17.800, con una proiezione di 22.000 entro il 2027.
I tassi salariali per la manutenzione sono aumentati del 6,6% nel 2024, superando le precedenti previsioni del 5,8%.
I pensionamenti accelerati e la lentezza nel formare nuove leve stanno allungando ulteriormente i tempi di intervento.
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Strategie per la resilienza
Il rapporto propone una serie di azioni per ripristinare la stabilità, come aprire il mercato post-vendita e promuovere l’uso di materiali usati (USM), parti approvate (PMA) e riparazioni ingegneristiche (DER).
Viene suggerito anche di migliorare la trasparenza, digitalizzare il tracciamento dei componenti e mappare i fornitori multi-livello, nonché incentivare la collaborazione tra attori della filiera per condividere dati su inventario, cicli di manutenzione e colli di bottiglia.
Infine, è necessario investire nel capitale umano tramite programmi di formazione coordinata e incentivi per attrarre nuovi tecnici.
D’altronde, il rischio è quello di perdere delle occasioni irrecuperabili: la domanda passeggeri è in crescita e nel 2024 è aumentata del 10,4%, superando la capacità (+8,7%) e portando il fattore di carico a un record dell’83,5%.
Senza interventi rapidi, il settore rischia di non riuscire a soddisfare questa domanda, con impatti non solo economici ma anche reputazionali. Secondo il rapporto, la crisi della supply chain aerospaziale non è un problema tanto tecnico, quanto strategico che richiede visione d’insieme, collaborazione e investimenti mirati.