Terre rare e tensioni globali: come lo scontro Cina-USA mette in crisi l’Europa e le sue supply chain

Condividi
Image by Freepik on Freepik

Lo scontro strategico tra Cina e Stati Uniti – con lo spostamento di questi ultimi verso altri fornitori dell’area asiatica – sulle terre rare sta generando effetti a catena che colpiscono duramente anche l’Europa. 

Questi elementi, fondamentali per la produzione di semiconduttori, batterie, magneti permanenti e alla base di molte tecnologie militari, sono diventati a tutti gli effetti strumenti di pressione geopolitica. 

La Cina, che controlla circa il 70% della produzione globale di minerali rari e l’80% della loro raffinazione, ha irrigidito i controlli sulle esportazioni, innescando una crisi di approvvigionamento che minaccia la competitività industriale europea, che da Pechino dipende per via della sua posizione dominante come fornitrice. 

In risposta, l’Unione Europea sta cercando di rafforzare la propria autonomia strategica con iniziative come RESourceEU, ma il cammino è complesso e l’instabilità del contesto internazionale non aiuta.

La weaponizzazione delle terre rare  

Le terre rare sono passate da risorsa industriale a leva geopolitica: non è un caso che nel settore si parli di ‘weaponizzazione’, cioè di trasformazione di questa risorsa a guisa di vera e propria arma. 

La Cina ha imposto nuove restrizioni sull’export a partire da ottobre 2025, con revisioni individuali per applicazioni avanzate come chip sotto i 14 nanometri e memorie con oltre 256 strati. 

Le normative, effettivamente in vigore da dicembre, estendono i controlli anche al know-how industriale e alle tecnologie di lavorazione, colpendo direttamente aziende statunitensi ed europee. Il riflesso di queste misure ha già causato ritardi nella produzione di motori elettrici (15–20%, secondo l’industria Automotive), carenze nei sistemi di generazione eolici e aumenti di costo per l’elettronica di consumo come gli smartphone e i laptop.

Il sistema di controlli sulle esportazioni elaborato già a partire dal 2024 da parte di Pechino, in alcuni casi, arriva a dilungare i tempi per l’iter burocratico necessario a sbloccare le forniture anche di 6 mesi, quando non di un intero anno.

L’Europa tra dipendenza e vulnerabilità  

In questo quadro, con oltre il 95% delle terre rare importate dalla Cina, l’Europa si trova in una posizione decisamente sfavorevole

La dipendenza dal Dragone cinese non riguarda solo le materie prime, ma l’intera filiera: tocca l’estrazione, la raffinazione, come la produzione di magneti permanenti. 

La Cina ha d’altronde giocato la sua partita, trasformando nel corso degli anni la sua posizione dominante in uno strumento di pressione, e l’Europa ne subisce le conseguenze, soprattutto nei settori automotive, difesa ed elettronica. Da questo punto di vista, il Vecchio Continente deve ora colmare in brevissimo tempo decenni di scarsa lungimiranza strategica; un obiettivo non semplice, affidato per il momento alla strategia RESourceEU.

L’Unione Europea ha lanciato il programma RESourceEU per ridurre la dipendenza da Pechino. La strategia si muove su quattro ambiti e prevede la ricerca di partnership strategiche con paesi terzi per diversificare le fonti, lo sviluppo di capacità interne per la lavorazione e il riciclo avanzato delle terre rare, accordi di acquisto congiunto e scorte strategiche e co-finanziamento di impianti nazionali per la produzione di magneti permanenti.

Il punto di arrivo dovrebbe essere la costruzione di una resilienza industriale strutturale, ma per riuscirci servono tempo, investimenti e coordinamento tra gli Stati membri – non si tratta di un qualcosa in grado di far sentire i suoi effetti nel brevissimo periodo.

Lo scenario globale: una guerra industriale  

Vale ancora la pena di sottolineare come la competizione tra Cina e USA ha superato la semplice definizione di ‘protezionismo’: è una vera e propria guerra industriale riconosciuta da più parti, con periodici irrigidimenti ed estemporanee distensioni finalizzate ad accordi settoriali che fanno guadagnare un briciolo di vantaggio ora all’uno, ora all’altro – come in un conflitto di trincea. 

Gli Stati Uniti hanno risposto con dazi del 100% su tutte le importazioni cinesi e controlli sull’export di software critico, nel tentativo di frenare le ambizioni tecnologiche di Pechino e la Cina, dal canto suo, ha rafforzato la propria filiera interna e ora può permettersi di colpire i nodi critici delle supply chain occidentali. 

L’Europa è stretta tra i due giganti e deve muoversi con rapidità e lungimiranza per evitare di restare schiacciata.

Ti potrebbero interessare