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A Giugno 2025 Supply Chain globale in ripresa malgrado dazi e rilocalizzazioni

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Image by serhii_bobyk on Freepik

Giugno 2025 ha segnato un punto di svolta per la logistica globale e la produzione industriale

Secondo il Global Supply Chain Volatility Index – indice di riferimento che monitora la domanda, le carenze, i costi di trasporto, le scorte e i ritardi, basato su un sondaggio mensile che coinvolge 27.000 imprese redatto da GEP, società specializzata nella consulenza al servizio di Supply Chain e procurement sui cinque continenti – le catene di fornitura stanno operando prossime alla piena capacità nonostante le tariffe USA base del 10%

La crescita della domanda, l’aumento dello stockpiling (l’accumulo a magazzino) e la ripresa dei settori produttivi in Europa, Nord America e Asia delineano uno scenario dinamico e complesso, influenzato da tensioni commerciali e riorganizzazioni strategiche delle filiere.

Ritorno alla piena capacità: Europa in vantaggio

L’Europa ha registrato per la prima volta il pieno utilizzo della capacità logistica (indice GEP 0.01) dopo due anni di crisi industriale. 

La domanda statunitense e la ripresa tedesca hanno trainato le fabbriche continentali; in parallelo, la stabilità inflattiva (+2%) e la crescita contenuta del PIL (+0,9%) hanno sostenuto l’equilibrio tra costi e operatività, mentre la produzione industriale (+0,8%) ha beneficiato del calo dei prezzi energetici (-2,7%). 

Gli investimenti pubblici stanno rilanciando le infrastrutture e offrono alle imprese opportunità di rilocalizzazione in settori strategici.

Pressione tariffaria e stockpiling in Nord America

Negli USA, la fine della sospensione tariffaria ha spinto i produttori verso un’accelerazione degli acquisti (indice GEP -0,06), portando la supply chain nordamericana vicino al pieno regime. 

La crescita della domanda ha portato all’attività di stockpiling più alta del 2025, con magazzini pieni di componenti e materie prime; ciònonostante, il sistema mantiene costi di trasporto nella media storica e mostra resilienza nella capacità della forza lavoro. 

In un contesto di disoccupazione stabile (circa 4%), il ritmo produttivo beneficia della preparazione strategica e di una tempestiva gestione dei rischi commerciali.

Asia tra ripresa e sottoutilizzo

Anche l’Asia mostra segnali positivi (indice -0.27 da -0.40), con India, Giappone e Corea del Sud in moderata ripresa, mentre Cina e Sud-est asiatico soffrono ancora un forte sottoutilizzo:l’industria manifatturiera cinese resta debole, soffrendo della riallocazione degli ordini verso altre regioni e dell’incertezza commerciale. La supply chain asiatica, pur dotata di ampia capacità, non riesce a sfruttare pienamente la domanda estera, riflettendo una transizione ancora in corso verso nuovi assetti produttivi.

Una comparazioni strategica USA–Europa–Asia

Interessante è la comparazione tra le produzioni manifatturiere e le catene di approvvigionamento dei tre attori principali – gli Stati Uniti, l’Europa e l’Asia.

Nel confronto delle dinamiche tra USA ed Europa, emerge come il Vecchio Continente abbia capitalizzato sulla domanda USA anticipata, mentre gli USA abbiano mostrato maggiore reattività tattica ricorrendo allo stockpiling e protezione tariffaria.

Diversa la situazione fra USA ed Asia, dove l’estremo oriente, sebbene in crescita, ha perso terreno competitivo a causa della vulnerabilità tariffaria e della dipendenza da segmenti produttivi sottoutilizzati. Infine, accostando Asia ed Europa, quest’ultima beneficia di maggiore diversificazione e prossimità ai mercati chiave, mentre l’Asia si trova ancora in fase di adeguamento strategico, uscendo, quindi, come anello debole fra le tre economie globali in questo passaggio storico.

Impatti delle politiche tariffarie USA

Le tariffe universali del 10% introdotte dagli USA – al netto dei singoli dazi imposti o minacciati nei confronti di singole nazioni – non hanno generato una vera inflazione dei costi, grazie all’assorbimento nei margini, alla rinegoziazione dei flussi e alla concorrenza sui prezzi. 

Però, dettaglio non da poco, hanno provocato una distorsione della domanda e l’espansione dei cosiddetti ‘buffer’ logistici

Le aziende hanno infatti incrementato le strategie difensive: reshoring, diversificazione dei fornitori e finanziamenti dedicati alla resilienza operativa. 

Non c’è dubbio che l’effetto strutturale di queste misure influenzerà a lungo la mappa globale delle supply chain.

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