Attenzione e flessibilità: in che direzione cambierà il trasporto?

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Dopo questo triennio di brusche variazioni, è naturale chiedersi all’inizio del 2023 quali tendenze si stiano delineando nell’universo del trasporto.

Fare vere e proprie previsioni è impossibile, tenendo conto che la crisi pandemica e quella bellica non sono ancora finite.

Anzi, l’impennata di casi di Covid-19 in Cina sta alimentando nuove preoccupazioni sulla catena di approvvigionamento delle merci provenienti dall’Asia, mentre in Ucraina non appaiono ancora speranze di una tregua.

Però alcuni cambiamenti apparsi lo scorso anno stanno mostrando alcune chiare conseguenze.

Mare: l’andamento dei noli

Il primo è il crollo dei noli marittimi dei container, che in dodici mesi sono scesi (per quanto riguarda i trasporti spot) di quasi il 90% tra Cina ed Europa.
Ciò ha spinto gli armatori a ridurre i viaggi, col blank sailing, e a favorire i contratti spot rispetto a quelli a lungo termine, così da poter beneficiare più rapidamente di un eventuale rialzo dei noli.

Non che qualcuno ci speri veramente, almeno fino a quando la situazione economica non troverà un nuovo equilibrio.
Nel frattempo, le compagnie marittime preferiscono evitare impegni di lungo periodo con i clienti.
Ma stanno muovendosi anche in altre direzioni: visto che dal mare non dovrebbero giungere significativi profitti, le principali compagnie puntano sulla terra, dove stanno investendo l’enorme massa di liquidità accumulata in due anni di noli elevati per acquisire tutto quanto è disponibile: società terminaliste, imprese di trasporto stradale e ferroviario, fino alle multinazionali della logistica.

Cielo e terra: incertezza e volatilità tariffaria

Il 2022 ha avviato forti cambiamenti anche nel trasporto aereo delle merci.

Pure in questo caso stanno rallentando i traffici con conseguente contrazione delle tariffe, anche se in misura molto minore rispetto al mare.

Gli analisti prevedono per il 2023 una fase d’incertezza e di volatilità tariffaria. Il trasporto terrestre europeo sta soffrendo per l’aumento dei costi dell’energia elettrica, per quanto riguarda la ferrovia, e del gasolio, per la strada.

Se la domanda di trasporto resterà elevata, i vettori potranno riversare una parte di questi aumenti sulla committenza (come sta accadendo da un paio di anni).

Ma se i previsti venti di recessione arriveranno veramente, contraendo anche i volumi trasportatori, inevitabilmente le tariffe scenderanno e chi non riuscirà a sostenere i costi dovrà chiudere.

Claudio Corbetta

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