Tra le tante terminologie legate alla sostenibilità e ad una declinazione più ambientalista del profitto, quello di ‘bioeconomia’ è uno dei meno abusati. La UE sta ponendo la propria attenzione proprio su questa branca produttiva, con particolare riferimento al mondo del packaging; ma, innanzitutto, che cos’è la bioeconomia?
Con questo termine si identifica l’insieme delle attività economiche che utilizzano risorse biologiche rinnovabili – come biomasse agricole, residui organici, alghe e microrganismi – per produrre materiali, energia e prodotti. Dietro a questo modo di intendere la produzione si cela un paradigma che mira a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e ad integrare tra loro tre parole chiave dell’economia moderna, ossia sostenibilità, innovazione e competitività.
In Europa la bioeconomia ha già un peso rilevante: parliamo di oltre 17 milioni di posti di lavoro, pari a circa l’8% dell’occupazione totale nell’Unione, e un valore stimato di 2,7 miliardi di euro nel 2023.
Le strategie bioeconomiche dell’Unione Europea
La Commissione Europea ha presentato una nuova strategia di bioeconomia che entrerà nel vivo con il Regolamento sugli Imballaggi previsto per il 2027 e che riguarda, quindi, molto da vicino il mondo della logistica professionale.
Oltre agli obiettivi di contenuto riciclato già fissati dal Regolamento UE 2025/40 o Packaging and Packaging Waste Regulation, Bruxelles intende promuovere l’uso di plastiche bio-based e nuovi materiali, passando ovviamente per la valutazione di nuove definizioni armonizzate per facilitarne la certificazione e la diffusione.
Il piano prevede investimenti pubblici e privati, un quadro normativo semplificato per accelerare l’approvazione delle soluzioni innovative, e la creazione di un’alleanza europea bio-based che riunisca imprese e istituzioni. L’obiettivo è sostituire progressivamente materiali fossili, stimolare la domanda di prodotti sostenibili e guidare il cambiamento globale verso industrie pulite.
La ricaduta sui settori industriali
Le ricadute della bioeconomia si estendono a numerosi comparti, dal momento che sono diffusissimi i materiali di origine fossile utilizzati negli imballaggi.
Nell’agroalimentare, l’uso di biopolimeri compostabili per imballaggi riduce l’impatto ambientale della filiera agricola, mentre nei settori cosmetico e farmaceutico, nuovi materiali bio-based permettono packaging più sicuri e sostenibili.
Non sono esenti automotive e comparto chimico, nei quali la sostituzione di componenti fossili con bioplastiche apre la strada a processi produttivi meno energivori.
In pratica, il packaging si presta a diventare il terreno di sperimentazione più immediato: shopper, contenitori alimentari e imballaggi monouso sono già oggetto di innovazioni che ridisegnano il rapporto tra produttori, distributori e consumatori.
Supply chain tradizionale vs bio-based
La transizione alla bioeconomia interessa direttamente le supply chain, in quanto ne comporta la quasi totale ristrutturazione.
Una catena di approvvigionamento tradizionale, basata sul petrolio e sui suoi derivati, si fonda su materie prime importate, processi di raffinazione energivori, una logistica globalizzata e uno smaltimento problematico; è vulnerabile alle oscillazioni dei prezzi e alle tensioni geopolitiche, con impatti ambientali elevati.
La supply chain bio-based, invece, parte da biomasse locali, integra agricoltura e chimica verde, riduce la catena dei trasporti e si innesta nell’economia circolare grazie a compostabilità e riciclo organico. È più resiliente, diversificata e, nel caso europeo, sostenuta da politiche che fissano obiettivi chiari e incentivano investimenti.
La nuova strategia UE per la bioeconomia non è solo un piano ambientale, bensì è un progetto industriale che ridisegna le catene del valore. Il packaging diventa il laboratorio di questa trasformazione, ma le implicazioni si estendono a tutti i settori. Le supply chain bio-based rappresentano un modello più robusto e competitivo, capace di coniugare sostenibilità e crescita. L’Europa, con le mosse annunciate, punta a guidare questa transizione globale, trasformando la bioeconomia in un pilastro del futuro industriale.



