Era già successo con il Covid, ma ora si tratta di una pratica che assume i contorni della vera e propria strategia: quella delle ‘blank sailings’, ossia delle mancate partenze di navi mercantili e portacontainer è sempre di più un’opzione percorsa dalle grandi compagnie di navigazione per fare fronte ai sussulti geopolitici ed economici che interessano alcune rotte.
Solo nell’ultimo anno, il commercio globale ha subito profondi cambiamenti, vuoi per i conflitti che hanno reso instabile l’area del Mar Rosso e dunque il Canale di Suez, vuoi per le politiche economiche protezionistiche che l’amministrazione della Casa Bianca a trazione Trump ha arbitrariamente imposto. Tra queste, l’introduzione da parte degli Stati Uniti di dazi sulle importazioni provenienti da mezzo mondo, Cina ed Europa in testa, ha avuto un impatto subito sensibile sulle rotte marittime, facendo diventare prioritario per le compagnie di shipping rivedere le proprie strategie.
Uno degli strumenti più utilizzati per affrontare questo nuovo problema è dunque il “blank sailing”, ossia la cancellazione programmata di alcune navigazioni: la sua incidenza è aumentata drasticamente dopo l’avvio della politica statunitense dei dazi, modificando le dinamiche di trasporto e la gestione della capacità in stiva delle navi.
Cosa si intende per “Blank Sailings”?
Con “blank sailings” si indicano le cancellazioni volontarie di una partenza programmata su una specifica rotta marittima. Le compagnie di trasporto marittimo utilizzano questa strategia per adattare la capacità della flotta alla domanda di mercato, evitando perdite dovute a una riduzione delle prenotazioni. In pratica, quando le compagnie prevedono un calo di spedizioni su una determinata tratta, possono decidere di eliminare una navigazione, riducendo l’offerta e cercando di mantenere stabili le tariffe di trasporto.
Si tratta di uno strumento di bilanciamento del rapporto domanda-offerta, lo stesso che durante la pandemia è stato oggetto di critiche perché, anche ad emergenza rientrata, sarebbe stato largamente sfruttato per mantenere artificialmente alti i tassi di noleggio dei passaggi in stiva per le merci sulle rotte Asia-Occidente.
I blank sailings hanno diverse conseguenze sulle tariffe e sulla disponibilità di spazio sulle navi: sui prezzi hanno un effetto stabilizzante poiché, nonostante la riduzione della domanda, l’offerta è stata regolata in modo che i prezzi non crollassero.
Le maggiori difficoltà dal punto di vista pratico le patiscono le aziende che importano dalla Cina, riscontrando problemi nel reperire spazio disponibile sulle navi, in particolare per spedizioni urgenti. Questa stessa dinamica genera possibili problemi di disponibilità delle merci, che devono però ancora verificarsi. Come qualsiasi riduzione della capacità di trasporto, anche questa strategia potrebbe causare carenze a danno di determinati beni nei periodi di picco della domanda, come l’autunno e le festività.
Il rapporto tra dazi USA e Blank Sailings
Ora il caso vuole che l’introduzione, dall’oggi al domani, dei dazi (al 145%!) sulle importazioni cinesi da parte degli Stati Uniti abbia avuto un effetto diretto sulla quantità di merce spedita via mare: notevolmente aumentata nei mesi precedenti l’annuncio e l’insediamento di Donald Trump, per via della ‘corsa al front-loading’ che le aziende statunitensi ed estere hanno messo in atto per ‘mettere fieno in cascina’ prima dell’imposizione dei dazi, e decisamente crollata adesso che i dazi (almeno quelli con la Cina) sono effettivamente in vigore.
Le manifestazioni di questo rapporto sono state molteplici e gli osservatori le hanno rilevate in termini di calo della domanda di trasporto, riorganizzazione delle supply chain e maggiore volatilità nel mercato dei noli marittimi.
Nel primo caso, pesa l’aumento del costo delle merci cinesi per i consumatori statunitensi, motivo per il quale molte aziende hanno ridotto in modo drastico le importazioni, trascinando a fondo le prenotazioni di spazi per il trasporto via mare.
Per ovviare al problema, nonché alla mancanza di taluni prodotti una volta escluse le forniture asiatiche, alcune aziende hanno iniziato a diversificare le fonti di approvvigionamento, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalla Cina e di spostare la produzione verso altri Paesi con accordi commerciali in ingresso negli USA più favorevoli.
Allo stesso tempo, la riduzione della domanda ha creato una situazione di instabilità nelle tariffe di trasporto, con conseguenti difficoltà nella previsione dei costi logistici per le imprese.
Per fronteggiare questa nuova realtà, le compagnie di navigazione hanno quindi adottato i blank sailings come strumento principale per regolare l’offerta di capacità navale.
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Compagnie di shipping e strategie: oltre ai blank sailings
Non ci sono soltanto i blank sailings nel portfolio delle azioni che le società di navigazione mercantile hanno adottato per cercare di contenere le perdite e di rispondere alla trasformazione del mercato.
Intanto, per evitare di far viaggiare imbarcazioni semi-vuote, molte compagnie hanno ridotto la capacità navale utilizzando navi più piccole o meno cariche, mentre, nei casi estremi, alcuni ‘loop’, come sono chiamate in gergo le rotte circolari, sono stati temporaneamente sospesi per tagliare i costi operativi.
Fenomeno già in atto sotterraneamente dai tempi delle sanzioni alla Federazione Russa per l’invasione dell’Ucraina e alla luce del sole con l’inaridimento delle rotte per Suez, si sta verificando sempre più una diversificazione dei mercati di destinazione scelti dalle grandi compagnie di Shipping. Le rotte verso altre aree geografiche, come il Sud America e l’Europa, hanno visto un aumento di capacità che compensa parzialmente la riduzione verso gli Stati Uniti: al di là della possibilità paventata da alcuni operatori di dedicarsi ad altre rotte più convenienti invece che a quelle verso gli Stati Uniti, il punto è che il riorientamento provocato dall’abbandono del Mar Rosso dell’anno scorso ha servito sul classico piatto d’argento a Paesi in via di sviluppo, come l’India, l’opportunità di attrarre investimenti. Paradossalmente, i dazi statunitensi rendono questi mercati ‘vergini’ ancora più appetibili e competitivi.