Cargo aereo e dazi USA: cosa sta succedendo nei cieli?

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Negli ultimi mesi, anche il mondo del cargo aereo ha attraversato una vera e propria turbolenza. Il motivo è presto detto e trova rispondenza nelle tariffe doganali imposte dagli Stati Uniti, che hanno innescato una serie di reazioni a catena nei flussi commerciali di tutto il mondo. 

Ma cosa ha significato nel 2025 tutto questo per le aziende, i consumatori e il mercato logistico?

Anticipare per non pagare: la corsa alle spedizioni

Capire le dinamiche di questo anno in corso richiede di riavvolgere il nastro sino a fine 2024, ossia al periodo finale della corsa alle presidenziali degli Stati Uniti d’America.

Il tema dominante è sempre lo stesso, ossia l’elezione di Donald Trump e la sua politica protezionista, che molte aziende intravedevano all’orizzonte già nella seconda metà dell’anno passato.

Per evitare i costi aggiuntivi imposti dai dazi, molte aziende hanno anticipato le spedizioni nei mesi precedenti: la corsa all’inventario è stata sostenuta già durante l’estate 2024, quando rivenditori e distributori avevano deciso di prevenite i picchi stagionali dell’inverno, memori dei colli di bottiglia delle ultime stagioni. 

In autunno era poi subentrato il timore che Trump potesse essere rieletto, ergo la paura che i dazi si concretizzassero, cosa poi confermata e ulteriormente motivo per mantenere alta la domanda.

Questo fenomeno, noto come *frontloading*, ha temporaneamente – sebbene per diversi mesi – gonfiato i volumi di merci trasportate per via aerea.

A settembre 2025 si è registrato infine un rallentamento: la crescita della domanda è scesa ben del 3% rispetto all’anno precedente, per effetto dei dazi ora pienamente in vigore.

Il crollo delle tariffe

Con la diminuzione della domanda, anche i prezzi sono calati. Le tariffe spot – ovvero i prezzi pagati per spedizioni immediate – sono scese per il quinto mese consecutivo, arrivando a una media di $2,54 al chilogrammo sulle tratte Asia-Nord America, facendo segnare un calo del 4% su base annua.

In particolare, le rotte dal Sud-est asiatico agli USA hanno visto un crollo del 22%, mentre quelle dal Nord-est asiatico sono diminuite del 13%.

Le nuove regole per l’e-commerce 

Un altro fattore chiave è stato il cambiamento nella normativa “de minimis”, che prima permetteva di importare negli Stati Uniti piccole spedizioni – di valore compreso entro la soglia degli 800 dollari – senza dazi. 

La sua rimozione ha colpito duramente il commercio elettronico, lasciando un “vuoto” nel mercato transpacifico e spingendo così i vettori a ridistribuire la capacità verso altre rotte.

Traffico transatlantico in frenata

Anche le rotte tra Europa e Stati Uniti hanno subito un calo, dopo mesi di spedizioni anticipate. Con l’arrivo dell’orario invernale, si prevede una riduzione del 20% nella capacità cargo derivante dai voli passeggeri, il che potrebbe far risalire i prezzi, ma non per un aumento della domanda: si tratta piuttosto di una questione di offerta limitata.

Contratti più brevi, incertezza più lunga

L’instabilità del mercato ha cambiato anche il modo in cui le aziende stipulano contratti con i trasportatori. I contratti a sei mesi sono aumentati, mentre quelli di durata superiore a un anno sono diminuiti. Le aziende cercano flessibilità e prezzi competitivi, ma faticano a pianificare a lungo termine.

Nonostante le difficoltà, gli esperti prevedono comunque una lieve ripresa: la domanda di trasporto aereo cargo potrebbe crescere del 3 o 4% nel 2025. Tuttavia, il quarto trimestre del 2025 potrebbe non essere brillante come sperato.

I dazi statunitensi hanno sicuramente scrollato il settore del trasporto aereo cargo, alterando i flussi globali, abbassando i prezzi e aumentando l’incertezza. Ma con l’adattamento delle catene di fornitura e una possibile stabilizzazione del mercato, il settore potrebbe tornare a volare alto nei prossimi mesi.

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