Il settore del trasporto aereo cargo si trova di fronte a una delle turbolenze più significative degli ultimi anni: stiamo parlando dell’abolizione della soglia cosiddetta “de minimis” per le spedizioni dalla Cina agli Stati Uniti, operativa dal 2 maggio e che sta generando profonde ripercussioni sulle rotte commerciali e, soprattutto, sull’economia globale, diventando così affare non solo esclusivo di Washington.
Le nuove tariffazioni che interessano i prodotti di basso valore – di fatto, intercettando il ‘grosso’ di quanto varca i confini USA perché acquistato online – promettono di ridisegnare l’intero ecosistema dell’e-commerce, con impatti rilevanti sulla domanda e, in conseguenza, sulla capacità del cargo aereo, che da essa dipende fortemente.
Una nuova era per le spedizioni internazionali
Per un decennio i consumatori americani hanno beneficiato dell’esenzione dai dazi per tutti quegli ordini di valore commerciale inferiore a 800 dollari, favorendo un vero e proprio dilagare dell’e-commerce transfrontaliero, definitivamente consolidatosi su livelli prima inimmaginabili con la pandemia di Covid.
Il fenomeno ha portato la Cina a diventare un attore chiave non solo in quanto ‘fabbrica del mondo’, ma anche nel mercato delle spedizioni aeree, poiché l’e-commerce è arrivato a rappresentare circa il 50% delle spedizioni cargo sulla rotta Cina-USA, o, in altre parole, circa 6% del volume globale delle merci spedite per cielo.
Dal 2 maggio, però, la situazione è cambiata. La cancellazione della soglia ‘de minimis’ lascia anche le ‘minute spese’ esposte ai nuovi dazi del 145% sui beni provenienti da Cina e Hong Kong, mentre le spedizioni via posta pagano un 120% di imposta sul valore o una tariffa fissa di 100 dollari, destinata a salire a 200 dollari a far data dal 1º giugno. Di fatto, si tratta di una spallata all’e-commerce per i prodotti Made in China, molti dei quali, però, non hanno immediati rimpiazzi da parte di catene di fornitura che non abbiano origine a Pechino e dintorni.
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Le prime reazioni: meno voli e più incertezza
Gli effetti di questa drastica modifica normativa non tardano a manifestarsi. I primi segnali suggeriscono una diminuzione della domanda, con alcune compagnie che stanno già cancellando voli cargo o riallocando capacità su altre rotte. Temu, uno dei colossi dell’e-commerce cinese, ha ridotto in modo significativo la propria spesa pubblicitaria negli Stati Uniti, segno che le aziende stanno cercando nuove strategie di adattamento – come il MoU siglato con DHL per supportare le PMI su mercati emergenti in giro per il mondo.
L’economia globale, già in difficoltà per le tensioni geopolitiche e la volatilità dei mercati, osserva con attenzione l’evoluzione della situazione: la dinamica ‘load factor’, indicatore della capacità utilizzata dalle compagnie aeree, è calata di 3 punti percentuali nel mese di aprile, a dimostrazione di un cambio di tendenza nel mercato.
Prezzi in calo, ma quanto durerà?
E dire che sul versante dei costi operativi non sarebbe nemmeno un pessimo momento: il prezzo del carburante per jet è diminuito del 24% rispetto all’anno precedente, elemento che potrebbe contribuire a contenere la pressione sui prezzi dei trasporti.
Tuttavia, la debolezza della domanda e la crescente incertezza sulle nuove regole doganali rischiano di far passare in secondo piano questo beneficio.
Lo scenario, d’altronde, è ancora incerto: il 2024 è stato un anno di crescita a doppia cifra per il cargo aereo e l’entusiasmo portato dalla crescita costante dell’e-commerce aveva fatto partorire previsioni di aumento del 4-6% nel 2025. Ora, però, l’impatto delle nuove tariffe cambia le carte in tavola, rendendo impossibile qualsiasi tentativo di previsione attendibile.
Le compagnie aeree devono pertanto adattarsi a questa nuova realtà, modificando le loro reti operative per compensare il calo dei volumi e sfruttare nuove opportunità. Per gli spedizionieri internazionali, invece, si prospetta una sfida non da poco per trovare alternative sostenibili per evitare costi proibitivi: come in un domino, la rimozione della soglia ‘de minimis’ si farà sentire ben oltre i confini americani, forse inducendo a ridisegnando le strategie globali di logistica e trasporto merci.