Chip e logistica: l’Europa alla prova della ‘sovranità tecnologica’

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A serpeggiare tra le pieghe dei contrasti geopolitici che dominano attualmente la scena c’è anche lei, la crisi dei semiconduttori, ormai di scala globale e non più ascrivibile a semplice questione di approvvigionamento, bensì vera e propria questione strutturale che coinvolge, in un complicato intreccio, produzione, commercio, sicurezza nazionale e logistica

In Europa, come in Nord America, la dipendenza da fornitori esterni – soprattutto asiatici – figlia di decenni di delocalizzazione e commercio globalizzato, ha messo in luce la fragilità di una supply chain dalla quale dipendono settori strategici come l’automotive, l’automazione industriale e l’intelligenza artificiale.

Il problema non è di recente scoperta e la risposta dell’Unione Europea è, per adesso, incarnata  dal Regolamento (UE) 2023/1781, noto come European Chips Act, entrato in vigore nel settembre 2023, e che si prefigge l’obiettivo di rafforzare la capacità produttiva e la resilienza tecnologica del continente.

Il caso Nexperia: un precedente geopolitico

Che qualcosa non funzioni è però sotto gli occhi di tutti. L’arrivo di Donald Trump alla presidenza degli USA ha fatto esplodere gli attriti latenti fra le superpotenze occidentali – Washington, appunto – e Pechino: proprio in merito all’IA ci sono già state scintille e la stretta cinese sulle esportazioni di terre rare è sintomatico di come queste ultime – dalle quali la produzione di chip dipende – siano una leva geopolitica, ma anche una nuova chiave di lettura dei veri rapporti di forza tra Paesi.

Dunque, nel sullo sfondo delle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, si è inserito l’intervento del governo olandese su Nexperia, nell’ottobre 2025, che ha segnato un punto di svolta in Europa: l’azienda, con proprietà cinese, è stata infatti commissariata dallo Stato olandese per motivi di sicurezza economica, ma, a ben guardare, soprattutto per questioni legate alla stabilità della produzione di un componente tanto strategico nel Vecchio Continente. 

Sebbene non produca chip avanzati per l’AI, Nexperia è comunque un fornitore chiave di chip logici e di gestione energetica per l’industria automobilistica. Il sequestro delle azioni – per altro ricorrendo ad una legge degli anni Cinquanta, proveniente direttemanete dalle dinamiche della Guerra Fredda ‘prima maniera’ – ha immediatamente generato timori di possibili interruzioni produttive in Europa nel giro di poche settimane, facendo emergere la vulnerabilità di una supply chain non presidiata a livello strategico.

Effetti sulla logistica e sull’industria europea

La logistica è come un sistema nervoso: svolge questo ruolo per qualsiasi sistema-Paese, nonché per la manifattura, non esclusa quella tecnologica. i sistemi nervosi hanno dei centri nevralgici, nel caso della filiera dei chip, ruolo assolto da Paesi come il Lussemburgo: pur non coinvolto direttamente nella produzione di semiconduttori, esso svolge, ad esempio, un ruolo cruciale nella movimentazione di componenti e prodotti finiti

Il Granducato, con la sua infrastruttura avanzata e la centralità nei flussi europei, è un nodo essenziale per la riuscita del Chips Act, ma è, proprio per questo, anche molto esposto agli sbalzi della Supply Chain relativa.

Secondo stime della Commissione Europea, le attuali tensioni sui chip potrebbero causare una contrazione dello 0,5% del PIL continentale entro il 2026, con effetti indiretti su logistica, finanza e servizi digitali.

Chips Act: obiettivi e limiti

In che cosa consiste la misura-cardine della risposta europea all’instabilità della distribuzione di chip sul suo territorio e alla sua dipendenza nella produzione? Il Chips Act prevede un investimento complessivo di 43 miliardi di euro per raddoppiare la quota di mercato globale dell’UE nei semiconduttori, puntando al 20% entro il 2030. Tuttavia, il rapporto della Corte dei Conti europea di aprile 2025 ha ridimensionato le aspettative, stimando una quota più realistica dell’11,7%, a causa di ritardi nell’attuazione e frammentazione dei fondi. 

Il regolamento promuove la creazione di “megafabbriche” (Integrated Production Facilities), il sostegno alle scale-up tecnologiche e la semplificazione delle procedure autorizzative per nuovi impianti.

Riorganizzazione della supply chain: strategie emergenti

Le aziende europee stanno adottando sia misure difensive, sia proattive, ricorrendo alla diversificazione dei fornitori e alla riduzione della dipendenza da nodi asiatici – operazione difficile da attuarsi però dall’oggi al domani – ma anche all’integrazione verticale e al co-sviluppo di chip con partner strategici.

Si stanno poi attivando dei percorsi di nearshoring e reshoring produttivo, che avranno un sicuro impatto diretto sulla logistica nei prossimi anni.

Le startup AI e IoT, con margini ridotti, sono tra le più esposte a rincari e ritardi nella filiera dei chip, mentre i grandi gruppi investono in scorte strategiche e accordi bilaterali con produttori come TSMC, che pur essendo concentrato a Taiwan, continua a rappresentare un partner chiave per la continuità operativa.

Geopolitica e frammentazione tecnologica

La rivalità USA-Cina, esacerbata negli ultimi mesi, ha di fatto trasformato i semiconduttori in strumenti di potere nazionale. Gli Stati Uniti hanno approfittato di questa leva per imporre restrizioni all’export di chip avanzati e macchinari EUV, colpendo la Cina e, indirettamente, l’Europa. 

La risposta cinese ha immediatamente incluso un agguerrito controllo sui minerali rari e sulla loro esportazione, un’ulteriore spinta all’autosufficienza e investimenti sempre più ingenti in nodi legacy.

Questo scenario ha portato alla frammentazione dell’ecosistema tecnologico globale, con la nascita di un mondo definibile ‘a più velocità’, dove la logistica deve adattarsi a flussi regionalizzati, standard differenziati e nuove rotte produttive.

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