Search
Close this search box.

Cina, UE e UK, i diversi approcci ai dazi USA: cambia il libero scambio

Condividi

Alla “tregua” dei dazi tra Stati Uniti e Cina si affianca la posizione più rigida dell’UE. Bruxelles mira a negoziare un accordo equilibrato, ma nel frattempo ha predisposto una lista di beni USA da colpire con tariffe fino al 25%, , coprendo settori dall’agricoltura all’industria […]

L’annuncio congiunto tra Pechino e Washington di voler sospendere temporaneamente la maggior parte dei dazi USA sulle importazioni cinesi per 90 giorni ha segnato una svolta nelle tensioni commerciali tra le due superpotenze. 

Questa tregua, che entra in vigore il 14 maggio, ridurrà le tariffe reciproche del 115%, abbassando i dazi americani sui beni cinesi al 30% e quelli cinesi sulle importazioni statunitensi al 10%. La notizia ha generato un impatto immediato sui mercati finanziari, con l’indice Hang Seng di Hong Kong che ha guadagnato oltre il 3% e l’Hang Seng Tech Index che ha registrato un incremento superiore al 5%.

A questa evoluzione delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina si affianca la posizione più rigida dell’Unione Europea, che ha deciso di congelare fino a luglio eventuali contro-dazi per un valore di 100 miliardi di euro e ha avviato un ricorso al WTO contro le tariffe americane. Bruxelles mira a negoziare un accordo equilibrato, ma nel frattempo ha predisposto una lista di beni USA da colpire con tariffe fino al 25%, coprendo settori dall’agricoltura all’industria.

Diversamente, il Regno Unito ha scelto un approccio diametralmente opposto, firmando un accordo con gli Stati Uniti che va contro il principio di Most Favoured Nation (MFN), discriminando i partner commerciali. Londra, cedendo alle pressioni di Washington, ha concesso maggiore libertà di esportazione agli USA e ha imposto dazi del 10% su auto, acciaio e alluminio.

USA e Cina: tregua o riposizionamento strategico?

Dopo un inizio 2025 improntato allo scontro commerciale, Washington e Pechino hanno deciso di adottare una tregua temporanea, sospendendo la maggior parte delle tariffe e riducendo i dazi reciproci. Il governo americano ha giustificato questa scelta affermando che la rapida conclusione dell’intesa indica che le divergenze tra i due paesi non erano così ampie come si pensava – o, almeno, questa è la vulgata diffusa da Washington.

La Cina, pur non confermando esplicitamente l’accordo, ha parlato di “progressi sostanziali e consenso importante”, dichiarando l’intenzione di sviluppare un meccanismo di consultazione economica per approfondire i negoziati. Il Vicepremier cinese He Lifeng ha anche sottolineato che la collaborazione sarà centrale per definire nuove relazioni economiche bilaterali.

L’accordo riflette una ridefinizione della strategia commerciale tra USA e Cina: non si tratta di una risoluzione definitiva del conflitto, ma di un tentativo di distensione mentre le due economie cercano di limare l’impatto della guerra commerciale. Il deficit commerciale americano, stimato a 1,2 trilioni di dollari, resta un problema irrisolto, ma questa tregua potrebbe permettere un nuovo bilanciamento delle relazioni.

La risposta dell’Unione Europea: difesa del libero scambio

Bruxelles ha mantenuto una linea più dura nei confronti dei dazi imposti da Trump, avviando un ricorso al WTO e congelando la sua risposta fino a luglio, in attesa dell’evoluzione dei negoziati. L’UE ha preparato una lista di prodotti statunitensi da colpire con tariffe per un valore di 100 miliardi di euro, includendo whisky, auto, acciaio, prodotti agricoli e tecnologici.

A differenza del Regno Unito, l’Unione Europea ha scelto di preservare la logica multilaterale del commercio internazionale, sottolineando che le regole concordate a livello globale non possono essere ignorate unilateralmente. Ursula Von der Leyen ha ribadito l’importanza di accordi equi, affermando che Bruxelles è pronta a negoziare ma anche a proteggere le proprie industrie se gli Stati Uniti non rimuovessero le tariffe imposte.

Parallelamente, l’UE monitora il possibile dirottamento di esportazioni asiatiche verso l’Europa, temendo che mercati come la Cina cerchino di compensare il calo degli scambi con gli USA inondando il Vecchio Continente con prodotti invenduti altrove.

La scelta del Regno Unito: una svolta protezionista?

Il Regno Unito ha intanto preso una direzione opposta rispetto all’Unione Europea, firmando un accordo bilaterale con gli Stati Uniti che gli garantisce condizioni esclusive e, di fatto, violando il principio MFN. L’intesa prevede dazi del 10% su auto, acciaio e alluminio, ma consente agli USA maggiore libertà di esportazione nel mercato britannico.

Questa scelta contraddice la politica di libero mercato che Londra aveva promosso con la Brexit, puntando inizialmente su una strategia commerciale multilaterale. Nel 2023, il Regno Unito era diventato il primo Paese non fondatore ad aderire al CPTPP, il più grande accordo di libero scambio dell’Asia-Pacifico. Tuttavia, ora sembra abbandonare la via del multilateralismo per garantirsi un’intesa diretta con Washington, senza tutelare il commercio globale.

Implicazioni per il commercio internazionale e la logistica

L’attuale dinamica commerciale tra Stati Uniti, Cina, UE e Regno Unito si inserisce in un contesto di crescente instabilità per il libero scambio e la logistica intercontinentale. L’incertezza sulle tariffe doganali influenza i flussi di merci globali, spingendo le imprese a ripensare le strategie di approvvigionamento e il riposizionamento logistico.

In sintesi, la tregua tra USA e Cina potrebbe favorire una graduale ripresa del commercio bilaterale, ma il rischio di nuove dispute resta elevato; l’UE cerca di difendere il multilateralismo, opponendosi alle politiche protezionistiche americane e mantenendo un assetto di contromisure pronte, mentre il Regno Unito si distanzia, con la sua scelta, dal multilateralismo a favore di relazioni bilaterali privilegiate, contribuendo a una frammentazione delle regole globali del commercio.  

Questa fase segna un cambiamento significativo nel paradigma del libero scambio, con i grandi blocchi economici che adottano strategie sempre più divergenti. Il futuro dipenderà dai prossimi negoziati, dalle reazioni del WTO e dal comportamento dei mercati, che restano in attesa di una stabilizzazione delle relazioni commerciali globali.

Ti potrebbero interessare

Trasporti merci: tra sostenibilità UE e deregolamentazione USA

Proprio il settore dei trasporti merci è oggi al centro di una trasformazione radicale perché, mentre l’UE cerca di accelerare la decarbonizzazione, gli USA stanno adottando una politica diametralmente opposta, mirata a ridimensionare gli investimenti nelle infrastrutture sostenibili […

5PL: per innovare la Logistica servono i dati

Nel mondo della Supply Chain, la gestione della logistica si è evoluta nel tempo. Se i 3PL (Third-Party Logistics) e i 4PL (Fourth-Party Logistics) hanno rivoluzionato il trasporto e il coordinamento delle merci, adesso si inizia a parlare di 5PL (Fifth-Party Logistics) che segnano una nuova era basata su IA, gestione avanzata dei dati e ottimizzazione predittiva delle supply chain […]

I negozi fisici ancora indispensabili per la crescita del retail

Nonostante la crescita e l’apparente preponderanza dell’e-commerce, i negozi fisici continuano a rappresentare un elemento di cui il retail non può fare a meno. Un recente studio evidenzia come la maggior parte dei rivenditori consideri i punti vendita il proprio principale canale di crescita […]