Passare da una posizione marginale ad una da protagonista: questa è una delle ambizioni dell’India del premier Narendra Modi.
Oggi, con meno dell’1% di quota nel mercato globale della cantieristica navale, l’India occupa una posizione marginale rispetto ai colossi asiatici come Cina, Corea del Sud e Giappone, che dominano il settore. La sola Cina detiene il 61% degli ordini nei principali segmenti commerciali, motivo per cui Washington ha deciso di farle ‘guerra’ a colpi di tassazioni persino sugli attracchi nei porti da parte di sue navi.
Un altro problema che sconfessa l’India in campo marittimo è la sua dipendenza da fornitori di servizi esterni, in quanto la flotta mercantile indiana è modesta e il Paese dipende per il 95% da navi straniere per il trasporto marittimo.
Proprio questo squilibrio ha spinto Nuova Delhi a rivedere radicalmente la propria strategia industriale e geopolitica.
La svolta politica e finanziaria
Il governo indiano ha varato una serie di misure senza precedenti per rilanciare il settore.
I pacchetti principali sono tre – Shipbuilding Assistance Scheme, Maritime Development Fund e Shipbuilding Development Scheme – e mobilitano circa 70.000 ‘crore’ (dieci milioni in inglese indiano) di rupie, equivalenti a 8 miliardi di dollari, con l’obiettivo di generare investimenti utili a costruire oltre 2.500 navi.
Il piano si articola su quattro pilastri: potenziamento della capacità produttiva, finanziamento a lungo termine, sviluppo di cantieri greenfield e brownfield, e rafforzamento delle competenze tecniche.
Incentivi e strumenti operativi
Tra le misure più incisive figura l’estensione dello Shipbuilding Financial Assistance Scheme fino al 2036. Le navi sotto i 100 ‘crore’ di valore ricevono un sussidio del 15%, quelle superiori il 20%, mentre le navi verdi o ibride godono di un incentivo del 25%. È richiesto almeno il 30% di valore aggiunto nazionale.
Il “Shipbreaking Credit Note” consente inoltre agli armatori di recuperare il 40% del valore di rottamazione come credito per la costruzione di nuove navi. Inoltre, la classificazione delle navi come ‘infrastrutture’ consente l’accesso a finanziamenti agevolati.
Alleanze strategiche e cluster industriali
Per colmare il gap tecnologico, l’India ha avviato collaborazioni con Corea del Sud e Giappone: l’accordo tra HD Hyundai e Cochin Shipyard mira a trasferire competenze e standard di livello internazionale.
Sono previsti otto cluster marittimi, con poli industriali integrati che ospiteranno produzione, leasing, assicurazioni e formazione. L’India Ship Technology Centre, presso l’Indian Maritime University, sarà il fulcro dell’innovazione.
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Competizione con la Cina e riassetto globale
La Cina ha costruito la sua leadership con sussidi massicci, tanta capacità produttiva e prezzi competitivi. Tuttavia, tensioni commerciali e nuove normative – come la proposta USA sulla Sezione 301 – stanno ridisegnando gli equilibri.
L’India punta a inserirsi in questo riassetto, offrendo una combinazione di manodopera qualificata, costi contenuti e stabilità politica. La strategia indiana non mira a replicare il modello cinese, ma a differenziarsi puntando su navi specializzate, sostenibilità e resilienza industriale.
Una visione geopolitica
Il pacchetto è parte integrante della visione ‘Aatmanirbhar Bharat’ (India autosufficiente), che mira a rafforzare quella che Delhi chiama ‘sovranità industriale’ e la sicurezza delle catene di approvvigionamento.
Il settore navale diventa così leva strategica per l’indipendenza energetica, la proiezione marittima e la competitività globale. La creazione della National Shipbuilding Mission garantirà il coordinamento delle politiche e il monitoraggio dei risultati.
L’India sta compiendo un salto di paradigma: da attore marginale a potenziale protagonista della cantieristica globale. Le mosse del governo indicano una volontà chiara di scalare la classifica mondiale, non solo per ragioni economiche, ma per consolidare il proprio ruolo nel nuovo ordine marittimo internazionale. La sfida con la Cina è aperta e l’India ha deciso di giocarla puntando su visione, investimenti e diplomazia industriale.