Droni: il 30% dei progetti riguarda ispezioni, sopralluoghi e trasporto

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Monitoring by Drone of Loading goods to trucks from huge warehouse.

Gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano sono dal 1999 una finestra di grande interesse sul mondo del progresso tecnologico. Il loro specifico Osservatorio sul mondo sui droni getta luce sullo stato dell’arte applicativo della tecnologia, sulle traiettorie di sviluppo e sulle aspettative delle aziende. In merito all’applicazione dei droni in ambito logistico  esistono interessanti opportunità:dalla costruzione del polo alla gestione dell’intralogistica, dalla sicurezza delle persone al trasporto della merce.

L’esperto del settore droni Alessandro Perego, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano ha esordito spiegando che «il 2020 non è stato un anno facile praticamente per nessuno, specie per chi si occupa di droni poiché la pandemia ha dato un duro colpo a questo settore. Tuttavia, abbiamo potuto vedere il bicchiere mezzo pieno censendo 60 progetti in cui i droni sono stati messi al servizio della collettività per importanti servizi di supporto all’emergenza».

Entrando nel più ampio mondo delle smart city, i droni si rivelano un’interessante opportunità per nuovi modelli di logistica urbana contro l’inquinamento. Gli aspetti positivi sono molteplici, ma ciò che il Prof. Perego ha sottolineato è l’importanza di fare sistema per favorire un maggiore sviluppo in questo ambito. «Per fare passi avanti e creare valore è necessario passare da realtà indipendenti a ecosistemi in cui la capacità di R&S e le competenze di natura tecnica/tecnologica, applicativa e normativa siano messe a fattor comune insieme agli altri attori attivi nel mondo droni».

Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio, nel corso del 2020 il mercato professionale italiano dei droni, inteso come Business to Business e Business to Government, ha subito un rallentamento del 38%, pari a un valore di 73 milioni di euro, rispetto all’anno precedente, in cui sono stati registrati giri d’affari per 117 milioni di euro. La filiera conta 700 aziende

Nonostante la battuta d’arresto, c’è un dato confortante: l’80% delle aziende sembrerebbe guardare con ottimismo ai prossimi tre anni, prospettando una forte crescita sulla spinta sia dell’evoluzione normativa che dei nuovi player di mercato.

«Il 2020 – ha dichiarato Marco Lovera, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Droni e componente del Comitato Scientifico di Dronitaly – è stato un anno difficile per un mercato ancora emergente, composto prevalentemente da startup e piccole imprese e già messo alla prova dalle variazioni normative e dalla mancanza di una piena consapevolezza dei vantaggi di questa tecnologia. Il settore, però, non ha subito danni irreversibili e le prospettive future sembrano molto positive. L’evoluzione che ci aspettiamo nei prossimi anni passerà attraverso la concentrazione del mercato, l’ingresso di imprese da settori attigui e l’apertura ai mercati internazionali. Per farsi trovare preparate le imprese dovranno stringere collaborazioni con altre organizzazioni e fare sistema attorno a innovazioni tecnologiche e applicativi».

I risultati

La ricerca dell’Osservatorio Droni ha censito 334 startup, nate tra il 2015 e il 2020, che a livello mondiale operano nel mercato professionale dei droni. Il 64% di queste si occupa esclusivamente di innovazione di prodotto, il 22% si focalizza sulla fornitura di servizi mentre il 14% integra prodotto e servizio nella propria offerta. Ed è proprio quest’ultima categoria di startup ad essere la più premiata dai finanziamenti con aiuti medi per quasi 5 milioni di dollari.

I settori pionieri della tecnologia sono Infrastrutture, Utility e Pubblica Amministrazione; tre 3 segmenti in cui opera il 91% delle startup censite. Il principale ambito applicativo, di cui si occupa il 40% delle startup, è rappresentato da ispezioni e sopralluoghi di edifici, infrastrutture ed impianti energetici.

A livello mondiale, invece, sono 447 i progetti di applicazione industriale di droni censiti nel biennio 2019-2020.  Nell’ultimo anno, rispetto al precedente, le progettualità sono diminuite del 20%, in particolare sono minori le sperimentazioni e i progetti operativi mentre sono aumentati utilizzi una tantum. Si tratta di un effetto determinato dalla situazioni di emergenza: l’utilizzo di droni per garantire il rispetto delle normative di distanziamento sociale ha soppiantato gli eventuali nuovi progetti interrotti per chiusure aziendali e lockdown.

A livello applicativo, il 30% dei progetti riguarda ispezioni e sopralluoghi a cui segue il trasporto (26%) che si trova ancora in fase esplorativa. In questa direzione le aziende pioniere sono le tre americane Wing, Amazon Prime Air e UPS, la tedesca Volocopter e la cinese Ehang.

«Il crollo di sperimentazioni e progetti operativi – ha affermato Cristina Rossi Lamastra, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Droni – è l’effetto della situazione di emergenza: da un lato le restrizioni e le chiusure imposte hanno impedito alle imprese di far partire nuovi progetti, dall’altro l’uso dei droni per garantire il rispetto delle norme di distanziamento sociale ha favorito utilizzi spot».

Verso una semplificazione burocratica

In data 31 dicembre 2020 è entrato in vigore il Regolamento Europeo Droni che ha trasferito buona parte della normativa sotto il presidio della European Union Aviation Safety Angency (EASA) armonizzando i regolamenti su tutto il territorio dell’Unione Europea, facendo quindi decadere le regolamentazioni nazionali, andando ad abolire la distinzione tra utilizzo ricreativo e professionale e classificando unicamente in base al fattore di rischio dell’operazione da svolgere e della classe, la cui definizione è determinata prima di tutto dal peso. La maggior parte delle aziende è convinta che la nuova normativa sarà un importante impulso al mercato commerciale e industriale dei droni. Paola Olivares, Direttrice dell’Osservatorio Droni, rispetto all’emergenza Covid-19 ha voluto sottolineare come questa «ha portato molti enti regolatori a derogare alle normative vigenti snellendo gli iter autorizzativi e concedendo deleghe agli attori locali per far fronte velocemente alle esigenze dei propri territori. Lo sviluppo normativo dei prossimi anni indubbiamente beneficerà di queste sperimentazioni. Per poter dare ulteriore impulso alle applicazioni sarà necessario riconciliare la discontinuità creata dall’apertura ad attività locali e creare ecosistemi capaci di mettere in campo tutte le competenze necessarie per spingere il settore verso una maggiore crescita».

 

 

 

 

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