eSupply Chain Collaboration tra le aziende italiane

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Quattro grandi aziende italiane su dieci hanno attivato nell’ultimo anno almeno un progetto o soluzioni collaborative di eSupply Chain Collaboration. Per gestire la relazione e le attività con clienti e fornitori, scambiare documenti, dati operativi e indicatori strategici, e altre informazioni.

Un numero così alto di grandi aziende tende a collaborare sia con i fornitori sia con i clienti perché è dalla diffusione del progetto all’interno dell’intera filiera che Supply Chain che derivano i benefici più consistenti.

Sono 3 le esigenze principali che spingono a implementare progetti collaborativi:

  • La necessità di contenere i costi (per il 30% delle aziende),
  • L’incremento della competitività (nel 28% dei casi),
  • Il controllo dell’operato dei Business partner (25%).

E oltre il 50% delle imprese che hanno investito in soluzioni collaborative non hanno esitato a “spingere” con una certa insistenza i propri clienti e i fornitori ad adottare la soluzione proposta. In questo campo, poi, inizia a esserci sempre più interesse anche per i processi di Marketing e Comunicazione, su cui avviare soluzioni collaborative, anche se prevalgono ancora le applicazioni di controllo della Supply chain.

Ma quando la controparte è una Piccola o Media Impresa, che in genere ha una cultura gestionale meno evoluta e ridotti budget finanziari, le difficoltà aumentano: su un campione di 218 Pmi coinvolte, solamente il 20% ha già avviato progetti collaborativi per lo scambio di dati e informazioni con i Business partner, sempre secondo le analisi dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b, del Politecnico di Milano.

I processi aziendali più interessati dalla collaborazione di filiera sono, nelle relazioni con i fornitori, il controllo della Supply Chain (per il 58% delle grandi aziende che hanno attivato una collaborazione), la comunicazione e il marketing (36%), lo sviluppo e l’introduzione di nuovi prodotti (33%), e la pianificazione della produzione (23%).

Tra i progetti collaborativi più diffusi ci sono il Vendor Managed Inventory (Vmi) tra produttori e Retailer nel settore largo consumo, e la condivisione di informazioni legate alla gestione della Supply chain (per esempio la disponibilità di capacità produttiva, le distinte base, i piani di consegna) tra case di moda e fornitori del tessile-abbigliamento. Altre applicazioni si trovano, ad esempio, nel settore degli elettrodomestici ed elettronica di consumo, legate al processo post-vendita, dalla gestione di una richiesta di informazioni fino all’assistenza tecnica.

Anche se con percentuali differenti, la situazione non è molto diversa nelle relazioni a valle, con i clienti. Il 45% delle grandi aziende ha attivato progetti di controllo della Supply chain, il 34% di marketing e comunicazione, il 27% di sviluppo e introduzione di nuovi prodotti e il 26% di pianificazione della produzione.

Per quanto riguarda le tecnologie utilizzate, il 25% delle aziende che collaborano con i fornitori, adotta Electronic Data Interchange (Edi), il 22% impiega delle Extranet, ma stanno emergendo altre soluzioni tecnologiche più flessibili e innovative dal punto di vista organizzativo, come quelle in modalità “Software as a Service” (SaaS). Queste percentuali, molto simili tra loro, risultano sistematicamente maggiori di quelle relative alle collaborazioni con i clienti (18% Edi, 18% Extranet, e 15% SaaS).

Un esempio interessante è anche quello della Control Tower, una piattaforma centrale che raccoglie e integra i dati provenienti dall’intera Supply chain, consentendo una maggiore visibilità, per ogni anello della catena, a supporto delle fasi di pianificazione, esecuzione e controllo.

Il dato più condiviso da coloro che implementano soluzioni collaborative riguarda il livello delle scorte (15% delle aziende che collaborano con fornitori e 14% con i clienti).
Ancora poco diffusa è la condivisione di parametri di prestazione (scambiati dal 7% delle grandi aziende che collaborano con i fornitori e dal 9% di quelle che collaborano con i clienti), che permetterebbe di prendere decisioni e di organizzare interventi
più tempestivi.

A cura di Stefano Casini

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