A colloquio con Giuseppe Bonello, logistics director in Wittur, tra digitalizzazione, automazione, terziarizzazione e gestione dei trasporto.
Torinese di nascita, milanese d’adozione Giuseppe Bonello, global logistics director in Wittur (componenti per ascensori, elevatori, porte, motori e cabine per ascensori), risponde volentieri con brio e ironia alle nostre domande sulla sua lunga e duplice esperienza in logistica e supply chain management. Lunga perché Bonello dopo la laurea in ingegneria meccanica presso il Politecnico di Torino, intraprende con entusiasmo la sua carriera nel settore automotive. Duplice perché opera nei primi anni 2000 presso i dei grandi operatori logistici per ritornare oggi, alla logistica di un prodotto molto particolare, quello del settore lifting.
Un cambio di passo importante, perché?
“Ero stanco della logistica ‘povera’ del settore automotive desideroso di conoscere il promettente mondo logistics provider che in quegli anni, era il 2007, cominciavano a fare il ‘salto’ nelle grandi reti globali“.
Promessa mantenuta?
“Non molto, avevo molte aspettative ma all’epoca i tool utilizzati erano davvero pochi, la gestione era ancora piuttosto ‘manuale’, un’esperienza certamente utile ma che mi ha fatto rinascere la passione per il prodotto, settore costruzioni. In realtà il trend di mercato soprattutto degli ultimi tre anni è stato davvero difficile ma è nelle difficoltà che si sviluppano soluzioni e l’avere lavorato da entrambi i lati della scrivania ha certamente contribuito a riconoscere gli atteggiamenti e ad avere una maggiore visibilità sui reali vantaggi competitivi che si possono reciprocamente ottenere, ma c’è ancora molto da fare“.
Eppure, non si può negare che gli ultimi quindici anni la logistica e il supply chain management abbiano avuto una significativa evoluzione
“Sì, un’evoluzione è avvenuta ma, a mio parere, non in tutti i settori industriali si riesce ad avere lo stesso livello di avanzamento o di ricezione delle novità tecnologiche presenti sul mercato. Nel nostro paese, l’Industria 4.0 ha dato un ‘boost’, molti progetti sono stati portati avanti in maniera eccellente e non solo sulla carta, ma automazione se proprio vogliamo declinare l’evoluzione della logistica in questo senso, significa soprattutto ‘fare investimenti’, ma non senza l’opportuno payback“.
Evoluzione significa anche comprensione di un mercato che muta in continuazione. Quali sono le maggiori criticità?
“Negli ultimi anni abbiamo dovuto cimentarci con difficoltà di ogni tipo e tutte si sono trasferite sui processi logistici: durante il Covid il problema in un settore come quello dell’automotive, era mantenere alimentata una catena, poi c’è stato l’incremento dei volumi ma anche dei costi di trasporto marittimo, decuplicati nel giro di sei mesi.
Con quali impatti su un’organizzazione come la vostra?
“Per realtà aziendali come la nostra, con un forte interscambio Est/Ovest, con i nostri 13 stabilimenti di cui due in Cina e uno in India, si può bene immaginare il peso che possa avere avuto il fenomeno su una catena di fornitura a livello globale. L’episodio relativo al blocco del canale di Suez poi, ci ha fatto comprendere come una sola nave bloccasse il 18% dei traffici mondiali. Le guerre in Ucraina e in Israele hanno chiuso dei mercati e oggi subiamo la precarietà di un trasporto marittimo che vive molteplici difficoltà. Tutti eventi che hanno fatto una fotografia della debolezza di una catena logistica che negli ultimi trent’anni tutti noi abbiamo pensato solo a globalizzare per questioni economiche”.
Come si esce da una situazione del genere?
“L’unica soluzione possibile è – ed è stata – la resilienza ottenuta attraverso flussi flessibili, veloci, introducendo un reshoring in alcuni casi. Abbiamo riscoperto il valore delle competenze e della comprensione del business al di là degli ambiziosi disegni di processi stabili, ordinati e precisi, che spesso quando c’è un susseguirsi di interruzioni di questa portata, non tengono”.
Dare flessibilità alla catena di fornitura e prendere decisioni in tempo reale: oggi ci viene in aiuto l’intelligenza artificiale, o almeno questa è la promessa…
“Certamente, ma il problema è fornire la base dati corretta sulla quale poggiare questi algoritmi. Circa il 70% delle aziende manifatturiere ha dei problemi nel consolidamento delle basi dati, cose molto semplici ma fondamentali del tipo: quanto sono affidabili le mie distinte base? L’attenzione deve essere alla costruzione di dati consistenti altrimenti le decisioni prese dall’intelligenza artificiale vanno verificate perdendo così parte del vantaggio“.
Qual è stata la sua esperienza in merito?
“Nel settore automotive dove c’è una minore sensibilità al forecasting in favore di un focus sugli obiettivi a breve rispetto a quelli a medio e lungo termine alla luce di questi elementi, ho portato in azienda un progetto di S&O. Implementando il processo di forecasting e sviluppando degli algoritmi particolarmente intelligenti che ci aiutassero ad analizzare oltre allo storico dei dati, anche una altre informazioni parallele sulle condizioni di mercato, per riuscire ad avere realmente una guida nelle previsione da qui a un anno. Ebbene, abbiamo notato che su certe tipologie di prodotto il programma ha funzionato bene ma su altre meno. Dobbiamo accettare di essere agli albori di questa grande trasformazione e di non poterne trarre ancora tutti i benefici“.
Per gli operatori logistici che si attrezzano di soluzioni automatizzate, quali rischi in termini di investimenti dato il breve termine su cui oggi si organizzano i processi?
“L’operatore deve sempre capire la necessità del cliente per scegliere la soluzione più facile e robusta. Oggi c’è tanta “fame” di spazi di logistica, il mercato chiede tanto, è il momento di fare investimenti perché non è difficile rimpiazzare un cliente. Basti pensare che una distribuzione b2c richiede sette volte lo spazio di una distribuzione b2C e oggi il mercato b2c cresce moltissimo. Su quanto sia globalmente sostenibile la logistica che sostiene un mercato di queste dimensioni poi è un altro discorso…“.
Un tema importante che farà fare presto i conti all’utente finale con costi di spedizione, quali soluzioni possibili?
“Ci vorrebbe un accordo tra operatori logistici e spazi pubblici sui quali appoggiarsi per poi organizzare i percorsi cittadini con un network ottimizzato, sostenibile e green gestito magari a livello comunale. Purtroppo, siamo ancora lontani ma le soluzioni esistono“.
Forse, rimanendo sempre in tema di digitalizzazione, è ancora più urgente disporre di scambi informativi integrati con clienti e fornitori: la tanto desiderata visibilità delle informazioni. Qual è la sua opinione in merito?
“A livello di digitalizzazione la nostra integrazione con i principali clienti è profonda e generalmente guidata da loro. A livello di fornitori, invece, la nostra scelta è stata di essere connessi tramite uno
specifico tool che struttura il processo di ordine e di fornitura. Le informazioni gestionali sono scambiate in tempo re- ale direttamente dal nostro ERP con tutti i fornitori tramite differenti strumenti, da una semplice mail interattiva che imita le funzionalità di un portale web a più strutturate connessioni EDI.
In questo modo l’operatore è concentrato esclusivamente sul nostro gestionale interno e tutto il processo di conferma ordine, identificazione materiali e spedizione è tracciato e automatizzato“.
Scegliere un operatore logistico, nel suo caso, significa compiere una scelta ragionata, avendo lavorato anche dalla parte di chi fornisce servizi.
“Aver lavorato presso grandi operatori logistici mi ha lasciato la comprensione di come si possano ottimizzare e integrare i processi. Se si realizza realmente un processo end-to-end, si possono realizzare incredibili benefici“.
Ed è una cosa possibile quindi?
“Sì, ed è un modello che ho sempre cercato di replicare: a monte risiede un processo S&OP che riesce a identificare le necessità dei nostri clienti implementando una capacità produttiva in linea con i parametri identificati, fino ad arrivare alla parte di forecasting delle materie prime per integrarne i fornitori all’interno della nostra supply chain. Il logistic provider esterno, a quel punto, integrerà le proprie competenze e specificità per ottenere la qualità del servizio, la flessibilità e se possibile anche i bene- fici economici“.
Costi e sostenibilità, soprattutto ambientale, sono spesso in antitesi specialmente nei trasporti, qual è la sua opinione in merito?
“Si stima che circa un quarto delle emissioni totali di CO2 in Europa sia legata ai trasporti, che avvengono per il 70% su gomma. È chiaro che gli obiettivi green sono e saranno una parte importante nei piani di sviluppo di ogni azienda. Si cercano quindi fornitori che abbiano idee innovative e assecondino le richieste no- stre e dei nostri clienti. Esistono buone alternative ecosostenibili: per esempio trasferire volumi su rail e seafreight; anche l’utilizzo di combustibili green sta dando buone soddisfazioni“.
La carenza di autisti è ormai un problema globale. Quali sono, secondo lei le possibili soluzioni?
“Una volta quello dell’autista era un mestiere con un suo fascino, legato soprattutto alla possibilità di viaggiare. Oggi ha perso attrattiva perché si sono evidenziate tutte le lacune legate a questa professione, una fra tutte, la carenza di infrastrutture. Disponiamo di tool meravigliosi per la pianificazione dei trasporti ma purtroppo non si mette al centro del processo l’elemento ‘uomo’. Riuscire a pianificare a livello locale, ad esempio, dando la possibilità all’autista su lunghe distanze di tornare a casa un paio di sere alla settimana, cambierebbe completamente la sua qualità di vita. Attualmente, non dovrebbe essere difficile ragionare per aree di pertinenza definite, quindi con interscambio di mezzi e rimorchi, potenziando zone attrezzate per soddifare al meglio le esigenze di vita quotidiana dell’autista in sosta“.
Chi è Giuseppe Bonello
Come si definisce: Padre felice di due bimbe piccole ma anche logistico felice, che ama moltissimo il suo lavoro.
Sport: poco di tanti sport, amo divertirmi! Quando il tempo a disposizione me lo permette pratico moto fuoristrada e kytesurf.
Sogno nel cassetto: nessuno, quello di continuare il mio percorso famigliare e professionale.
Ultimo libro: sul comodino un must della comunicazione degli anni ’30, di Dale Carnagie “How to win friends and influence people”. Come contributo professionale scelgo “Total Flow Management” kaizen per l’eccellenza nella supply chain, ma come crescita umana consiglio a tutti “De brevitate vitae” di Seneca.
Messaggio in bottiglia: Riuscire a dare sempre il giusto peso alle differenti problematiche. I valori in definitiva sono sempre i medesimi: la famiglia, il valore del proprio lavoro sentendo non il peso ma il piacere di costruire qualcosa di buono per tutti perché dietro all’evoluzione del business e ai complicati disegni dei processi, ci moltissime persone è a loro che dobbiamo guardare.
Silvia Grizzetti