L’introduzione e il rapido aumento dei dazi al 145% sulle importazioni cinesi, ora “congelati” per 90 giorni e ridimensionati al 30% da parte statunitense, in un’altalena di incertezze con pochi precedenti nella storia, ha provocato violente turbolenze nel mercato logistico e commerciale statunitense.
Il livello di instabilità venutosi a creare è tale che gli stessi funzionari della Casa Bianca hanno parlato di uno ‘stallo commerciale’ simile a quello dovuto agli embarghi.
Stante che occorre verificare quale contraccolpo (positivo, si spera) avrà il taglio drastico dei dazi annunciati nei confronti di Pechino, il primo mese di tariffe doganali extra hanno già provocato la diminuzione della domanda di trasporto Cina-USA, che ha avuto ripercussioni sia a monte che a valle, provocando un calo della produzione cinese e un rallentamento delle esportazioni.
In un domino che rispecchia l’assenza di confini geografici dei traffici e della Supply Chain moderni, nazioni come Taiwan e Corea, che sono fortemente dipendenti dalle vendite di beni automobilistici negli USA, stanno subendo a loro volta contraccolpi simili.
Allo stesso tempo, una parte, maggioritaria, degli importatori americani hanno sospeso gli ordini dalla Cina in attesa di valutare l’impatto della nuova politica, mentre alcuni grandi retailer USA hanno già ripreso ad acquistare beni cinesi, scommettendo sulle possibili riduzioni tariffarie dovute a trattative dirette tra Cina e Stati Uniti.
Gli effetti sul trasporto marittimo: calo dei volumi e scelte delle compagnie
Le tariffe per il trasporto container dall’Asia agli USA sono rimaste stabili nelle ultime settimane, anche se il volume di container Cina-USA ha subito una flessione del 30-50%.
Le compagnie di trasporto marittimo, per stabilizzare i tassi di noleggio, hanno infatti risposto riducendo la capacità con il ricorso alla cancellazione di un certo numero di viaggi; non si tratta di una strategia nuova: identificata con il nome di blank sailings, era già stata adottata con profitto durante la pandemia.
Dal 2 maggio il costo medio per container da Asia a USA è $2.790 per la costa occidentale e $3.830 per la costa orientale, con una riduzione annuale rispettivamente del 52% e 44%. Salvo riaggiustamenti, si prevede un taglio della capacità transpacifica del 28% per la costa occidentale e 42% per la costa orientale.
Le compagnie di trasporto hanno inoltre iniziato a redistribuire la capacità, spostando navi dalle rotte transpacifiche verso Europa, Medio Oriente e transatlantico, per compensare la diminuzione del traffico tra Asia e Stati Uniti.
Trasporto container, il punto di vista di Maersk
Intanto, A.P. Moller-Maersk, il secondo più grande operatore mondiale di trasporto marittimo, ha aggiornato le sue previsioni per il 2025, lasciando, sì, trasparire la forte incertezza nel mercato globale dei container, ma rivedendo il proprio outlook di crescita dei volumi passando da una contrazione dell’1% a un potenziale aumento fino al 4%.
Dunque Maersk intravede una possibile ripresa del settore nei mesi a venire: d’altronde, nel primo trimestre del 2025, Maersk ha registrato una crescita dei ricavi del 7,8%, raggiungendo i 13,3 miliardi di dollari, mentre l’utile ante imposte è balzato a $1,3 miliardi, rispetto ai $177 milioni dello stesso periodo del 2024. Il miglioramento è stato trainato da una solida redditività nel trasporto marittimo, da progressi operativi nel settore logistico e da un incremento dei volumi nella divisione terminalistica.
A fare da variabile impazzita c’è proprio l’evoluzione della guerra commerciale tra USA e Cina, che è determinante per il futuro della domanda globale di container. Il blocco degli scambi tra i due paesi, causato dai dazi statunitensi del 145% nello scorso mese, ha frenato il flusso di merci e destabilizzato le previsioni, motivo per cui Maersk ha espresso prudenza sulla crescita futura, mantenendo la sua guidance finanziaria ma con un’attenzione particolare alle trattative in corso.
Sul fronte geopolitico, Maersk ha dichiarato di non avere piani immediati per riprendere i servizi regolari nel Mar Rosso: in poche parole, sul cessate il fuoco tra USA e ribelli Houthi occorrono maggiori garanzie nel tempo.
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E-Commerce e trasporto aereo
Non c’è però soltanto il trasporto containerizzato via mare: anche (se non soprattutto) il cargo aereo è interessato dalle decisioni commerciali di Washington, che azzerando le agevolazioni per le spedizioni di valore inferiore agli 800 dollari provenienti dalla Cina e rendendo comunque soggette a maggior burocrazia quelle di valore inferiore ai 1500 dollari, ha praticamente tagliato le gambe al primo motore delle prenotazioni in stiva, vale a dire l’e-commerce.
Una prima ripercussione la si è vista con la decisione di Temu, a seguito della sospensione della de ‘minimis eligibility’ per le merci cinesi, di non spedire più direttamente dalla Cina ai consumatori USA, spingendo dunque il commercio elettronico verso il trasporto marittimo e le consegne domestiche per schivare i dazi e ridurre i costi.
La conseguenza è stata che il trasporto aereo Cina-USA ha registrato un calo di 2 milioni di kg al giorno, con una riduzione del 30% della capacità. Tuttavia, l’indice Freightos Air mostra solo un lieve calo delle tariffe (-5%), ora a $5,28/kg. Con la riduzione delle tariffe reciproche tra i due Paesi al 30% da parte statunitense bisogna vedere se i giganti cinesi del commercio elettronico torneranno sui propri passi.
Il rischio di un brusco ritorno dei volumi
La riduzione delle spedizioni generatasi con l’entrata in vigore delle tassazioni annunciata con l’ormai famoso discorso nel Giardino delle Rose della Casa Bianca potrebbe generare una forte ripresa futura, specie dopo che i dazi USA sulle merci cinesi verranno ridotti; il rialzo improvviso dei volumi potrebbe a sua volta causare congestioni nei porti e avere delle ripercussioni sulle tariffe di trasporto.
Inoltre, l’accordo di cessate il fuoco tra USA e Houthi potrebbe far riaprire la libera navigazione nel Mar Rosso, riducendo i tempi di viaggio per le navi cargo, cosa che, se accadesse, riporterebbe una grande quantità di capacità sul mercato, generando una pressione al ribasso sulle tariffe di trasporto.
Sebbene giunti ad un cessate il fuoco immediato, anche India e Pakistan, i cui porti sono divenuti veri e propri pivot per il trashipment Asia-America, possono urtare proprio i nuovi equilibri commerciali post Mar Rosso. Di fatto, tutto il mondo della Supply Chain deve fare i conti con uno scenario che somiglia al pack artico, fratturato in mille parti alla deriva.