Intelligenza artificiale: la sfida della produttività nel settore logistico

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L’intelligenza artificiale continua a promettere rivoluzioni nell’efficienza aziendale, ma una questione rimane aperta: come adattare tecnologie nate per ambienti d’ufficio a contesti operativi caratterizzati da ritmi sostenuti e decisioni rapide?

La questione è emersa con chiarezza durante il primo Frontline AI Summit organizzato da Zebra Technologies a Nashville, Tennessee, dove dirigenti e responsabili tecnologici hanno discusso le sfide specifiche dell’implementazione dell’intelligenza artificiale nelle operazioni di prima linea, dalla logistica al retail alla produzione.

Il nodo dell’adattamento

“L’intelligenza artificiale è stata sviluppata principalmente pensando agli ambienti aziendali, per migliorare la produttività di chi lavora dietro una scrivania”, ha spiegato Stuart Hubbard, Senior Director of AI and Advanced Development di Zebra Technologies. Il problema, secondo gli esperti intervenuti, è che gli ambienti operativi presentano dinamiche completamente diverse: tempi di reazione ridotti, mobilità costante e processi decisionali che non possono attendere.

La sfida, quindi, non è tecnologica in senso stretto, ma di integrazione: rendere l’AI uno strumento che si inserisce naturalmente nei flussi di lavoro esistenti, senza creare interruzioni o aggiungere complessità.

Oltre l’hype: applicazioni concrete

Durante il summit sono stati presentati diversi casi d’uso già operativi. Tra gli esempi: sistemi di dimensionamento automatico dei pacchi che combinano fotocamere, sensori time-of-flight e algoritmi proprietari per gestire anche oggetti di forma irregolare; strumenti di analisi predittiva basati su machine learning che elaborano dati provenienti da milioni di dispositivi attivi per anticipare criticità operative; soluzioni di computer vision e realtà aumentata dedicate specificamente al merchandising e alla gestione dei dispositivi nel retail.

L’approccio evidenziato è pragmatico: l’intelligenza artificiale come risposta a problemi operativi concreti, non come tecnologia da implementare a prescindere.

Il ruolo dell’edge computing

Un tema ricorrente è stato quello dell’edge AI, ovvero l’elaborazione dei dati direttamente sui dispositivi in uso ai lavoratori, senza necessità di connessione cloud continua. Questa scelta architetturale risponde a esigenze pratiche: nei magazzini e nei punti vendita, la connettività non è sempre garantita e i tempi di latenza possono compromettere l’efficacia delle soluzioni.

Hubbard ha sottolineato come l’azienda lavori da decenni nell’integrazione di soluzioni intelligenti nei dispositivi: “Con il progresso dell’AI, la domanda non è più se adottarla, ma come sfruttarne appieno il potenziale”.

Costruttori e utilizzatori

Un aspetto interessante emerso dal summit riguarda la distinzione tra chi sviluppa gli strumenti e chi li utilizza. Gli sviluppatori creano applicazioni che si collegano ai sistemi operativi e sfruttano i dati aziendali, ma sono gli utilizzatori finali che, attraverso l’uso quotidiano e interfacce intuitive, contribuiscono all’evoluzione del sistema.

Questo modello collaborativo punta a far diventare l’intelligenza artificiale parte integrante delle operazioni, non un’aggiunta esterna che richiede adattamenti forzati.

Prospettive per il settore logistico

Il settore logistico osserva con interesse questi sviluppi. Le pressioni per aumentare l’efficienza, gestire la carenza di manodopera specializzata e ridurre gli errori operativi sono costanti. L’intelligenza artificiale può offrire risposte concrete, a patto che venga implementata considerando le specificità degli ambienti di lavoro reali.

Il messaggio del summit è chiaro: l’AI non è più una tecnologia futuristica, ma uno strumento che sta già modificando le operazioni quotidiane. La sfida ora è passare dalla sperimentazione all’implementazione su larga scala, mantenendo al centro le esigenze effettive dei lavoratori in prima linea.

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