La massima complessità della logistica? Il Project Cargo

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Sulla rivista Logistica dibattiamo spesso di questioni logistiche connesse a settori industriali quali l’alimentare, il farmaceutico, l’automotive, la meccanica.

Secondo l’indicatore sintetico di competitività (ISCo) dell’ISTAT, che fornisce una misura della performance di ciascun settore, tra i primi cinque posti vi è il comparto dei macchinari o, più in generale, di quelle apparecchiature o impianti per i quali non si fa
picking a magazzino o non si chiama un corriere espresso per la consegna.

Recentemente mi sono imbattuto in due grandi aziende che realizzano oggetti “fuorisagoma” e molto pesanti, come gli elementi pre-fabbricati un impianto o parti di un macchinario complesso, per i quali occorre una logistica su misura per ciascun progetto, la cosiddetta Project Cargo Logistics.

In alcuni casi sono le stesse aziende che hanno team interno di persone con competenze multidisciplinari in grado di gestire lo smontaggio e il rimontaggio di oggetti “non containerizzabili”, di contrattare direttamente il noleggio di automezzi, aerei o navi specializzate per il trasporto eccezionale, nonché di gestire tutte le formalità doganali.

Tuttavia molte aziende del settore preferiscono affidare l’intero processo “door-to-door” a soggetti esperti, capaci non solo di organizzare spedizioni internazionali, bensì di progettare e realizzare imballaggi ad hoc, di fare sopralluoghi sul punto di destinazione e lungo tutto il percorso, alla ricerca di “colli di bottiglia” o vincoli non solo strutturali.

In alcuni casi accade che la società di servizi logistici che si occupa del Project Cargo sieda negli stessi spazi dell’azienda committente in quanto le attività di pianificazione, organizzazione, comunicazione e reporting sono talmente complesse da non potersi basare solo su scambio di mail o su meeting pianificati: non si tratta infatti dell’esecuzione di una commessa di trasporto, ma di una gestione logistica a 360° da effettuare al fianco dei clienti, letteralmente parlando.

Ma quali sono queste attività che rendono così unica la logistica di questo settore? Innanzitutto occorre lavorare allo studio di fattibilità preventiva, specialmente quando la destinazione è in una location poco conosciuta o quando si ha a che fare con merce mai trattata prima. Ciò comporta non solamente lo sviluppo di un progetto a tavolino, ma un vero e proprio studio sul campo che ne verifichi i costi e assicuri la riuscita della spedizione.

Inoltre occorre supportare il cliente nel rispetto delle tempistiche, negli aspetti logistici e nella resa del progetto, in maniera tale da individuare e combinare la migliore soluzione di trasporto, che sia via mare con container open top o at-rack, via terra con trasporti eccezionali o via aerea tramite voli charter. Non da ultimo, infine, la progettazione ad hoc dell’imballaggio o della cassa che deve contenere i materiali da trasportare e la cui resistenza dipende dal tragitto scelto (in alcuni casi si studiano rotte che evitano condizioni di mare estreme).

Rispetto ad una spedizione standard, infine, ancor più importanti diventano in questo caso gli aspetti della sicurezza del personale che movimenta il carico, la sicurezza dell’ambiente, nonché il monitoraggio continuo della spedizione: trasportare oggetti “fuori sagoma” che eccedono le dimensioni di 15m x 4m x 4m o le 50 tonnellate
di peso richiedono, a seconda del tragitto, eventuali scorte per la sicurezza stradale e prevedono tragitti privi di vincoli strutturali dovuti da quali viadotti, ponti, e gallerie, con viaggi notturni e percorsi obbligati.

Senza alcun dubbio, una tale complessità richiede figure dotate di un solido know how, e capaci di fare investimenti in primis per quanto riguarda le risorse umane. Competenze tecniche, conoscenze di project management e doti di problem solving sono i principali tratti distintivi dei logistici che lavorano in questo ambito.

A cura di Fabrizio Dallari
Direttore del C-log, LIUC Università Cattaneo

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