Il nuovo rapporto delle Nazioni Unite prevede un rallentamento della crescita economica mondiale nel 2025 e nel 2026. L’economia globale crescerà del 2,4% quest’anno e del 2,5% nel 2026, in calo rispetto al 2,9% del 2024. Questo rallentamento è attribuito principalmente all’aumento dei dazi statunitensi, alle tensioni commerciali e all’incertezza geopolitica, che influiscono negativamente su investimenti e consumi.
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L’impatto sulle principali economie
Le economie avanzate e in via di sviluppo mostrano segni di rallentamento, a partire dagli Stati Uniti, nei quali la crescita prevista è all’1,6% nel 2025, rivista decisamente al ribasso rispetto al 2,8% del 2024. Proprio l’aumento dei dazi voluto dalla Casa Bianca e l’incertezza politica frenano gli investimenti e i consumi.
La Cina marca il passo, rallentando sino al 4,6% nel 2025 rispetto al 5% dell’anno precedente, dovuto a una domanda interna debole e a problemi nel settore immobiliare.
Crescita stagnante all’1%, invece, per l’Unione Europea, che subisce l’influenza negativa delle barriere commerciali e la minor dinamicità degli scambi internazionali.
Anche nel Regno Unito resosi indipendente da Bruxelles è previsto un calo della crescita dallo 1,1% allo 0,9%.
Cambiando area del mondo, l’India continua a essere una delle economie in più rapida crescita, ma scenderà dal 7,1% del 2024 al 6,3% previsto nel 2025.
I Paesi meno sviluppati, in genere, sono stimati in calo dal 4,6% al 4,1%, causando una perdita economica di miliardi e colpendo oltre metà della popolazione mondiale che vive in condizioni di estrema povertà.
Le cause dietro la frenata
Diverse le dinamiche che contribuiscono al rallentamento della crescita a livello globale.
Innanzitutto, l’aumento dei dazi statunitensi impatta il commercio globale, limitando l’export di molti paesi; in più, l’aumento dei costi e le difficoltà nelle catene di fornitura rallentano le attività industriali.
Il quadro generale è condito da notevole volatilità finanziaria, dovuta alle incertezze sulle politiche economiche che frenano gli investimenti, creando turbolenze nei mercati finanziari.
La realtà europea e dell’Italia
Come detto, le tensioni commerciali e l’aumento dei dazi non risparmiano l’Europa. La Commissione Europea ha rivisto al ribasso le proprie previsioni economiche per il 2025 e il 2026.
L’Unione Europea è passata da stime pari al +1,1% per il 2025 ad un +1,5% per il 2026, mentre l’Italia, nell’anno in corso, registra un calo dall’1% previsto a novembre 2024 al +0,7% attuale, rimodulando anche la crescita del 2026 verso il +0,9% invece che all’1,2% precedentemente stimato.
Oltre alla crescita modesta, pesa il debito pubblico italiano, che salirà dal 135,3% del PIL nel 2024 al 138,2% nel 2026. Il deficit, invece, dovrebbe scendere al 2,9% nel 2026, permettendo all’Italia di uscire dalla procedura per deficit eccessivo.
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Prospettive future e possibili miglioramenti
Il direttore della Divisione di Analisi Economica dell’ONU, Shantanu Mukherjee, ha sottolineato che le negoziazioni bilaterali potrebbero ridurre i dazi, favorendo maggiore stabilità. Tuttavia, i livelli tariffari non torneranno a quelli pre-annuncio di febbraio.
La crescita globale dipenderà dalla capacità dei governi di gestire l’incertezza e promuovere politiche economiche che incentivino investimenti e scambi commerciali.