Durante questi nove mesi del 2025, il trasporto marittimo containerizzato sta vivendo una fase di profonda ricalibratura: le trasformazioni che le dinamiche internazionali stanno imponendo ai rapporti commerciali stanno costringendo la logistica globale a ricalcolare la propria rotta quasi di settimana in settimana.
Ultimamente, dopo quasi due anni di deviazioni nel Mar Rosso causate dagli attacchi Houthi e dal conflitto a Gaza, i costi di spedizione marittima per i container stanno tornando ai livelli pre-crisi.
Secondo l’aggiornamento della scorsa settimana del Drewry World Container Index, i noli spot per container da 40 piedi sulla rotta Shanghai–Rotterdam sono infatti scesi a 1.735 dollari, che si attesta come valore più basso registrato da dicembre 2023. Si tratta di un punto di svolta, che evidenzia gli effetti di una domanda debole e della sovraccapacità navale, due elementi che stanno rimodellando le dinamiche del settore.
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Deviazioni e conseguenze sul Canale di Suez
Per quanto riguarda le rotte commerciali, esse continuano a subire deviazioni significative. Le principali compagnie, tra cui MSC e Maersk, hanno mantenuto l’itinerario alternativo attorno al Capo di Buona Speranza per evitare il Mar Rosso, malgrado il ‘raffreddamento’ della minaccia costituita sia dalle milizie Houthi, sia dall’Iran.
Il risultato è, ancora, una drastica riduzione del traffico nel Canale di Suez, che ha contato solo 17 transiti il 21 settembre, contro i 47 giornalieri del dicembre 2023, contrazione che ha chiaramente generato ritardi, maggiorazioni dei tempi di consegna e una riorganizzazione delle catene di approvvigionamento globali.
Tariffe in caduta libera
Il calo dei noli non si limita però alla rotta Asia–Europa: anche il commercio transpacifico mostra segni di indebolimento.
Il benchmark Drewry per la rotta Shanghai–Los Angeles è sceso a 2.311 dollari per container da 40 piedi, il minimo da dicembre 2023.
Spostandosi sulla rotta Shanghai–Rotterdam, è stato registrato un ribasso per otto settimane consecutive, segno di una tendenza attualmente consolidata: gli analisti attribuiscono questa flessione alla combinazione tra domanda in calo e un eccesso di capacità navale, con molte navi che restano inutilizzate o che viaggiano solo parzialmente cariche.
Volatilità tariffaria e influenza USA
A complicare ulteriormente il quadro, c’è l’incertezza sulla politica tariffaria statunitense sotto la presidenza di Donald Trump, che ha introdotto notevoli elementi di volatilità.
Le aziende importatrici e distributrici si muovono con cautela, temendo nuove misure protezionistiche: l’allarme arriva proprio dagli Stati Uniti stessi, dove diverse voci autorevoli tra i direttori esecutivo dei più grandi scali portuali avvertono che la domanda di importazioni negli States potrebbe indebolirsi ulteriormente nella seconda metà dell’anno, aggravando la pressione sui noli e sulla logistica.
Il 2025 si sta rivelando un anno di transizione piuttosto violenta per il trasporto marittimo: i dati Drewry mostrano un mercato in fase di assestamento, dove la riduzione dei costi non è necessariamente sinonimo di efficienza.