Osservatorio MECSPE: la meccanica e la subfornitura italiane danno occupazione

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2016_MECSPE_4Segnali estremamente positivi arrivano dalle imprese della meccanica e della subfornitura, punto di riferimento per l’industria manifatturiera italiana, che hanno visto chiudersi il 2015 con fatturati in crescita (per il 50,7%), ordinativi adeguati (69,7%) e una crescente soddisfazione (il 63,5% degli imprenditori è ampiamente soddisfatto). Anche sul fronte dell’occupazione si registrano importanti risultati: nel 2015 quasi 5 imprese su 10 hanno aumentato il proprio personale e per l’anno in corso è circa un terzo (32,6%) a prospettare nuove assunzioni. Tradotto in numeri, considerando i nuovi ingressi e le uscite, per ogni 1.000 aziende si creeranno  circa 580 posti di lavoro in più in questo anno. Questo quanto emerge dall’Osservatorio MECSPE realizzato da Senaf in occasione di MECSPE, la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione (Fiere di Parma, 17-19 marzo 2016) che  – con quasi 1.600 espositori presenti nei 10 saloni tematici, 24 unità dimostrative e isole di lavorazione, 6 piazze d’eccellenza e 72 convegni tecnici – sarà l’occasione per trovare soluzioni e processi che ottimizzino la propria produzione e incontrare partner con cui sviluppare concrete occasioni di business.

 Guardando più nel dettaglio alla situazione occupazionale italiana nel comparto meccanica e subfornitura si vede come nel 2015, il numero di addetti è aumentato per il 47,4% mentre si è mantenuto complessivamente stabile per il 43,4%; solo un 9,2% ha dovuto ridurre il personale. Per il 2016, se il 64,2% dichiara di voler mantenere stabile il numero di addetti, il 32,6% prospetta incrementi e solo un 3,2% prevede riduzioni. Tra gli strumenti a disposizione degli imprenditori e che facilitano le assunzioni c’è il Jobs Act, che  è stato un accelerante per il 65,6% delle aziende.

I numeri emersi dall’Osservatorio MECSPE non fanno che confermare che ci troviamo di fronte a un comparto in forte ripresa e che mette al centro il capitale umano. Nel Jobs Act le imprese hanno trovato un strumento efficace per trovare nuove risorse, e le quasi 580 assunzioni ogni mille imprese ne sono una concreta testimonianza. – afferma Emilio Bianchi, Direttore di Senaf Eppure questo non è sufficiente. Per essere competitivi e avere successo, bisogna avere, oggi più che mai, personale formato: investire in formazione costa, ma porta a performance migliori.”

 Tornando ai dati dell’Osservatorio MECSPE si vede come nel 2015, il 27,7% ha dedicato alla formazione dei propri dipendenti “fino a 10 ore all’anno”, ben il 26,6% “tra le 11 e le 20” e il 34,6% “oltre le 21 ore”, mentre solo l’11,2% non ha fornito formazione. Per il 2016, quasi nove imprenditori su dieci (88,1%) investiranno nell’aggiornamento dei propri dipendenti, e quasi uno su cinque (19,3%) aumenterà il budget dedicato rispetto all’anno precedente.

Ma quali sono gli strumenti che le imprese utilizzano per la ricerca di operai e tecnici specializzati?

Il 48,3% si affida alle “Agenzie di ricerca del personale” ma anche la scuola è un punto di riferimento importante e in particolare gli “Istituti tecnici” (47,1%) e gli “Istituti/Scuole professionali” (30,8%). In misura nettamente minore le aziende scelgono di pubblicare “Inserzioni” (15,7%), ricorrere agli “Uffici di collocamento” (7,6%) e monitorare i propri competitor attingendo dal loro bacino dipendenti (9,3%). Per assecondare invece i flussi incostanti di lavoro e sopperire ai vincoli previsti dalle assunzioni sono sempre le “Agenzie interinali” i primi interlocutori delle imprese (45,3%) mentre il 12,2% sceglie “Prestatori d’opera occasionali”. Una quota alta (35,3%), invece, preferisce non assumere.

Le figure che l’industria ricerca maggiormente da inserire nell’organico come dipendenti*:

 In Italia, secondo i dati Excelsior-Unioncamere ed elaborati da Senaf in occasione di MECSPE (Fiere di Parma, 17 – 19 marzo 2016), nel primo trimestre 2016 si prevedono 146.270 assunzioni di dipendenti, anche se questo non significa un incremento di occupazione sul territorio perché non considera le cessazioni di rapporti lavorativi. Di queste il 19,5%, pari a 28.500, riguardano l’industria, con contratti che saranno a tempo determinato per il 48,6% e a tempo indeterminato a tutele crescenti per il 41,5%.

Nello specifico: le Industrie meccaniche ed elettroniche prevedono di assumere, in questi tre mesi dell’anno, 8.490 operatori (29,8% del totale industria); le Industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo 4.300 (15,1%); le Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 4.080 (14,3%); le Industrie chimico-farmaceutiche, della plastica e della gomma 3.240 (11,4%); le Industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature 2.920 (10,2%); le Industrie della carta, cartotecnica e stampa 1.160 (4,1%); le Industrie del legno e del mobile 1.090 (3,8%); le Industrie della lavorazione dei minerali non metalliferi ed estrattive 830 (2,9%); le altre industrie 2.390 (8,4%).

I profili più ricercati sono quelli di conduttori di impianti e macchinari (30%) e operai specializzati (27,7%); il 60% richiede in generale esperienza specifica e sul fronte dell’istruzione e il 76,3% gradisce il titolo di studio, con particolare preferenza per il diploma (38,2%) e per una qualifica professionale (22,5%). Se per il 44,8% il sesso del candidato è indifferente, il 46,1% preferisce comunque il genere maschile. Per quanto riguarda l’età, il 41% non ha preferenza, il 33% si orienta verso gli under 29 e il 26% oltre i 29.

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