L’introduzione dei dazi doganali da parte della Casa Bianca sulle importazioni cinesi ha avuto, come primo effetto, un ritorno negativo sui porti statunitensi, in particolare quelli della West Coast, i cui traffici dipendono in gran parte con l’Asia.
I porti di Los Angeles, Long Beach, New York e New Jersey, che sono, per l’appunto, fondamentali per il commercio tra Nordamerica e Asia, stanno assistendo ad un drastico calo dei volumi containerizzati. Le previsioni non sono ottimistiche e indicano un’ulteriore contrazione del traffico nei prossimi mesi, mentre dirigenti portuali e politici protestano contro le conseguenze di questa politica commerciale, che minaccia l’intera Supply Chain americana.
È il declino per i porti della West Coast?
I porti di Los Angeles e Long Beach, che sono anche i più grandi centri di importazione containerizzata negli USA, hanno visto un crollo delle spedizioni dalla Cina a seguito dei dazi del 145% imposti dal governo statunitense.
Il porto di Los Angeles ha proiettato un calo delle importazioni del 35% nelle prossime settimane e lo scalo di Long Beach non si discosta di molto. Le programmazioni degli arrivi di container sono passate da 120.000 a sole 77.000 unità, secondo Port Optimizer.
Non che la situazione appaia migliore altrove: secondo la World Trade Organization il commercio tra USA e Cina potrebbe diminuire anche dell’80%, con effetti devastanti per le aziende dipendenti dai flussi internazionali. In conseguenza, la Supply Chain tutta, dai trasportatori ai magazzinieri, rischia di subire gli effetti di una contrazione che potrebbe portare al licenziamento di migliaia di lavoratori.
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Anche New York e New Jersey nell’onda lunga
Per quanto l’inasprimento dei rapporti commerciali con Pechino interessi direttamente la West Coast, anche i porti della costa orientale, come New York e New Jersey, sono coinvolti nella crisi.
Sebbene questi hub gestiscano circa il 15% di tutto il volume containerizzato degli Stati Uniti, la riduzione dell’importazione cinese sta causando una contrazione comunque significativa. Lo testimoniano decisioni come quella annunciata dalla compagnia ferroviaria Norfolk Southern di cancellare 20 rotte intermodali verso i porti della East Coast, segnale di un blocco del commercio che rischia di mettere sotto pressione gli scambi con l’Europa e con gli altri mercati asiatici.
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Previsioni di traffico e impatti economici
Secondo Bloomberg, il traffico di container dalla Cina agli Stati Uniti è crollato del 60% in poche settimane, con 80 viaggi navali cancellati — dato che surclassa, superandoli del 60%, i mesi peggiori della pandemia. L’impatto non è ancora pienamente percepito dai consumatori, ma la situazione potrebbe cambiare a breve: Bloomberg avverte di un possibile shock negli approvvigionamenti, con effetti devastanti sull’intera economia americana.
Oltre ai porti di Los Angeles e Long Beach, anche quelli di Oakland e Seattle temono un ulteriore peggioramento: ancora secondo Flexport, il volume commerciale potrebbe ridursi del 50%, con conseguenze gravissime per l’occupazione e gli investimenti nel settore della logistica.
Le proteste dei dirigenti portuali
I dirigenti dei principali porti della West Coast, insieme ai politici della California, Oregon e Washington, hanno espresso una forte contrarietà ai dazi. Il direttore esecutivo del porto di Long Beach, ha confermato le previsioni di una riduzione superiore al 30% delle importazioni a partire da maggio, mentre la senatrice Patty Murray ha dichiarato che i dazi stanno spingendo il paese verso una recessione, con pesanti impatti sulle piccole imprese.
Anche il commissario del porto di Seattle ha sottolineato le difficoltà causate dai dazi, con magazzini pieni e ordini congelati a causa degli alti costi doganali, mentre nel porto di Tacoma i portuali e trasportatori lamentano di stare già perdendo ore di lavoro, vaticinando anche una crisi di non facile reversibilità.
In pratica, i porti americani, soprattutto sulla West Coast, stanno vivendo una delle crisi più gravi degli ultimi anni, paradossalmente indotta dalle stesse politiche tariffarie della Casa Bianca. Il calo del traffico container, le cancellazioni delle rotte e la contrazione del commercio rischiano di colpire duramente la Supply Chain, con licenziamenti e chiusure aziendali all’orizzonte.
Il tutto, attendendo che il mercato risponda agli effetti delle nuove relazioni geopolitiche e commerciali.
Se la situazione non cambierà nel breve periodo, gli effetti dei dazi potrebbero portare a una trasformazione radicale del commercio internazionale, con nuove strategie di importazione e un rinnovato equilibrio nei mercati globali.