Sebbene nessuno abbia ancora inventato una sfera di cristallo dotata di sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale per prevedere il futuro, si fanno spesso studi e indagini per capire le direttrici di sviluppo per un determinato settore, coinvolgendo i diretti interessati.
Recentemente ho svolto una survey su un numero consistente di direttore logistici focalizzata su quelle che saranno le sfide da qui al 2025, in particolare per la logistica del settore dei beni di largo consumo, della distribuzione e del B2B.
I risultati non sono sorprendenti e forse per questo sono particolarmente attendibili.
In primis si prevede (o si auspica?) un aumento della digitalizzazione della filiera vale a dire una maggiore diffusione e una maggiore copertura dei sistemi per lo scambio elettronico delle informazioni tra clienti e fornitori (dalle fatture agli ordini, dall’anagrafica dei prodotti alle previsioni di consumo) ivi inclusi gli operatori logistici e i soggetti coinvolti nella catena del trasporto. Non solo EDI, dunque, ma anche blockchain o altre tecnologie per scambiare in modo sicuro, pervasivo e real-time qualsiasi genere di informazioni che riguardano un processo order-to- delivery.
Questo perché ancora oggi sono troppe inefficienze legate ai controlli e alle attività (es. data entry) che si fanno in assenza dei dati sullo stato di avanzamento dell’ordine, sul livello di disponibilità delle scorte, sulla prova di avvenuta consegna, etc. Viviamo in un mondo in cui sappiamo dove sono i nostri amici che condividono la posizione, quando è stato letto un nostro WhatsApp e se chi ci risponde è on-line, quanto tempo impiegheremo oggi ad andare in ufficio per via del traffico. È proprio per questo motivo che, passando dalla sfera individuale a quella professionale, molti logistici si chiedono perché non ci sono tutte queste informazioni anche a supporto della propria supply chain.
La seconda sfida fortemente sentita dagli attori della filiera, forse memori della profezia di Greta Thunberg, è quella della sostenibilità ambientale, spinta da un lato da necessità normative, dall’altro da esigenze di mercato. Nella cultura di moltissime imprese è ancora profondamente radicata l’idea che adottare politiche green non generi vantaggi per l’azienda ma solo costi. Molte non comprendo ancora quanto politiche d’azione capaci di preservare l’ambiente siano parallelamente in grado di giovare ai conti aziendali. In tema di sostenibilità ambientale per la logistica le due parole più ricorrenti sono state “plastic free” (quindi riduzione dell’impatto degli imballaggi) e “zero emission” per quanto riguarda i veicoli.
Nel breve periodo l’utilizzo di carburanti alternativi quali il bio-metano in forma compressa (CNG) o liquida (LNG) è sicuramente una delle strade più realisticamente e facilmente percorribili. Quest’ultima tecnologia permette di ridurre sino a 400 volte il volume del gas, di aumentare l’autonomia del mezzo fino a 1.500 chilometri e di avere un costo contenuto rispetto al diesel. Quello che ad oggi limita la diffusione dell’LNG è la scarsa disponibilità di stazioni di rifornimento, che deve avvenire ad un passo decisamente più veloce, vincendo lo scetticismo di chi è ancora in attesa di una nuova tecnologia più performante per l’alimentazione dei camion (che non sarà di certo l’elettrico).
Infine, non poteva mancare come ulteriore sfida per il futuro l’automazione di magazzino. A detta del 50% degli intervistati la capacità di inserire automazione all’interno dei processi logistici è e sarà un fattore critico, indispensabile sia per il successo che per la redditività del business. L’impiego di picking robot, navette per pallet a guida autonoma, sistemi di stoccaggio a shuttle multi- livello, esoscheletri per ridurre gli sforzi sono tra le principali novità che i logistici si aspettano di vedere per il futuro. Tale aspettative sono sicuramente dettate dalla riduzione del costo dei sistemi di automazione.
Decidere di adottare una nuova tecnologia che automatizzi flussi fisici o informativi così come orientarsi verso una carbon-free supply chain, significa approcciarsi a nuove idee e a nuovi modi di lavorare. Per questo motivo, prima di decidere di optare per inserire sistemi automatizzati all’interno dei propri processi aziendali, è necessario che le imprese siano in grado di seguire e supportare questa scelta. Contrariamente, i processi rimarranno, seppur tecnologicamente avanzati, poco ottimizzati, efficienti ed affidabili.
A cura di Fabrizio Dallari – Direttore del Centro sulla Logistica e il Supply Chain Management, LIUC Università Cattaneo