Uno studio volto a migliorare la supply chain globale. Sì, ma non di un’azienda come un’altra: questa volta il leader mondiale nella fornitura di soluzioni di pooling di pallet e di contenitori CHEP si trova a lavorare per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Una cornice insolita, per uno studio che mantiene gli scopi tipici della materia: quello di aumentare l’efficienza e quello di ridurre i costi.
Certo che a rischio, questa volta, c’è qualcosa in più dei soliti sprechi: “L’efficienza della nostra supply chain è spesso letteralmente una questione di vita o di morte per i rifugiati e le famiglie che aiutiamo – ha spiegato Vicente Escribano, responsabile del Servizio logistico gestione forniture dell’UNHCR – Di conseguenza, qualsiasi miglioramento ha un impatto enorme”.
CHEP si è rivelato il partner giusto: “Lavorare con quest’azienda rappresenta una grande opportunità per l’UNHCR, senza contare che sta mettendo a nostra disposizione le sue risorse e conoscenze gratuitamente” ha concluso Escribano. In particolare, ai fini dello studio, CHEP ha messo a disposizione il proprio team dedicato all’ottimizzazione della rete degli impianti (team PNO), che in questo momento è impegnato ad esaminare lo stato attuale delle risorse dell’UNHCR per riuscire a ridurre il lead time necessario a offrire ai campi profughi i servizi richiesti. Attualmente il team si sta conducendo una dettagliata analisi della rete di supply chain africana.
L’UNHCR ha oggi il mandato di dirigere e coordinare in tutto il mondo le attività di protezione dei rifugiati, con l’obiettivo di trovare soluzioni a lungo termine: opera in 123 paesi con uno staff di oltre 9.300 unità, garantendo protezione e assistenza a più di 46 milioni di rifugiati, rimpatriati, sfollati interni e apolidi. E’ in grado di spedire dai punti di stoccaggio articoli di prima necessità entro appena 72 ore, anche per 600.000 persone. Solo nel 2014 l’UNHCR ha prestato assistenza a oltre 15 milioni di persone in difficoltà.