Il settore del trasporto marittimo di merci containerizzate sta attraversando una fase di grande turbolenza dovuta al clima di incertezza senza precedenti – i dazi applicati reciprocamente da Washington, Pechino e Bruxelles, poi sospesi, ora sono stati dichiarati illegittimi dalla stessa Corte Suprema statunitense – che si concretizza in forti oscillazioni tariffarie, e da problemi di congestione nei principali hub portuali.
Le rotte tra Asia-USA e Asia-UE sono al centro di queste dinamiche, influenzate da fattori sia economici, sia geopolitici, nonché dalle strategie adottate dagli operatori per gestire la capacità di trasporto. Fare un quadro chiaro delle problematiche attuali è complesso, soprattutto per via della quantità di fenomeni che vanno sovrapponendosi e della loro mutevolezza: il problema di delineare le prospettive future del settore è esattamente quello che condiziona in negativo l’orizzonte dello Shipping.
Congestioni portuali: un problema che si amplifica
Negli ultimi mesi si è assistito ad una triplice fisarmonica della domanda di trasporto containerizzato: accresciuta oltre misura a fine 2024 per prevenire il picco stagionale del Capodanno cinese con il fermo operativo delle industrie asiatiche, cui si è sommata una preventiva corsa a fare inventario in vista della possibile rielezione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti, essa si è poi contratta drasticamente – c’è chi dice di un quinto, alcuni operatori marittimi come CMA CGM parlano del 50% sulle rotte verso l’America del nord – per poi tornare improvvisamente a manifestarsi con la ‘tregua’ commerciale pattuita tra USA ed UE, dapprima, e Washington e Pechino, poi.
Questo andamento a singhiozzo, che nelle sue fasi di ‘bassa’ ha portato i vettori marittimi di linea ad adottare strategie compensative per scongiurare il crollo delle tariffe di noleggio (vedi le blank sailings, ossia la riduzione volontaria del numero di viaggi), ha generato un forte impatto sulla capacità operativa dei principali porti asiatici e statunitensi, ripercuotendosi anche sugli scali del nord Europa.
I terminal di Shanghai, Singapore, Los Angeles e Long Beach stanno registrando volumi record, causando ritardi nelle operazioni di carico e scarico e un incremento dei tempi di attesa per le navi in arrivo.
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Come detto, la congestione deriva da diversi fattori, quali l’aumento dei volumi di merci in transito a seguito di politiche commerciali più favorevoli, la ripresa dei traffici transpacifici dopo la sospensione dei dazi imposti dagli Stati Uniti e, non ultime, le strategie di pre-caricamento adottate dalle aziende per evitare possibili nuove restrizioni.
Nei porti europei, sebbene la situazione sia meno grave rispetto agli hub asiatici e americani, si osservano difficoltà operative nei terminal di Rotterdam, Anversa e Genova, dove l’aumento della domanda sta incidendo sulla gestione degli spazi e delle risorse logistiche. In generale, nei porti europei l’attesa di una nave in rada si è attestata intorno ai 5-6 giorni in media ad inizio giugno, con vettori come Maersk che sollecitano i servizi logistici di terra a velocizzare le operazioni di prelievo delle merci scaricate dalle portacontainer.
Tariffe in crescita: picchi e prospettive
Secondo un legame evidente, l’andamento delle tariffe di trasporto marittimo sta seguendo una traiettoria ascendente sulle rotte Asia-USA e Asia-UE. Secondo i dati messi a disposizione sia da Drewry che da Freightos, nelle ultime settimane si sono registrati aumenti superiori al 50% sulle tratte più trafficate.
I rialzi più evidenti riguardano la rotta Shanghai – Los Angeles, dove le tariffe per container standard da 40 piedi sono salite del +117% rispetto alla prima settimana di maggio. Anche le spedizioni verso New York, Rotterdam e Genova hanno subito incrementi significativi, con tassi di crescita tra il 30% e il 96% in base alle tratte.
Le cause principali di queste impennate tariffarie sono da ricercarsi in una generalizzata limitata disponibilità di navi, che ha ridotto l’offerta rispetto alla domanda crescente (un po’ dovuta ai colli di bottiglia che ‘sequestrano’ le portacontainer rallentandone il ritorno in disponibilità, un po’ alle decisioni delle compagnie di Shipping) e tanto all’incertezza legata alle future politiche commerciali tra Cina e USA.
In questo quadro si ascrive anche la forte domanda di spedizioni rapide, che vede le aziende disposte a pagare di più pur di evitare ritardi e interruzioni, ma soprattutto per essere sicure che i propri ordini rientrino nella finestra di sospensione dei dazi pattuita tra Pechino e la Casa Bianca.
Secondo gli analisti di Sea-Intelligence, le tariffe potrebbero dunque mantenersi elevate fino a luglio, ma un riequilibrio dell’offerta – c’è chi parla di una forte riduzione – potrebbe portare a una graduale stabilizzazione nella seconda metà dell’anno.
Le strategie delle compagnie di navigazione e l’evoluzione del mercato
Di fronte ad un siffatto scenario, le compagnie marittime stanno adottando molteplici strategie per gestire la volatilità del mercato e mantenere comunque alte le opportunità di profitto. Tra le mosse più rilevanti che si sono osservate spicca l’aumento della capacità sulle rotte più richieste, con nuove navi e l’istituzione di nuovi servizi destinati al transpacifico.
È poi in atto uno sforzo per ottimizzare i servizi logistici al fine di ridurre i tempi di attesa nei porti congestionati e una maggiore attenzione ai mercati europei, dove la crescita della domanda sta creando nuove possibilità di guadagno – situazione, questa, figlia dello stallo generato dai dazi mostruosi che Cina e USA si sono reciprocamente imposti.
L’evoluzione del settore rimane però incerta: Linerlytica avverte che l’attuale aumento di volumi potrebbe essere temporaneo e che l’introduzione di nuove capacità di trasporto negli USA potrebbe rallentare la crescita delle tariffe nei prossimi mesi.
Nei prossimi mesi, il bilancio tra offerta e domanda sarà determinante per capire se il mercato stabilizzerà i suoi trend o se assisteremo a nuovi sconvolgimenti: l’industria dovrà per l’ennesima volta in pochi mesi adattarsi rapidamente a queste mutevoli condizioni, investendo in efficienza e flessibilità per affrontare un sistema sempre più complesso.