La principale trasformazione che le Supply Chain globali stanno vivendo è riassumibile con un termine: regionalizzazione.
Esse, infatti, stanno vedendo strategie ed asset migrare da un assetto globalizzato ad uno di scala locale, imperniato sulla prossimità tra produzione, siti di stoccaggio, rete distributiva e mercati di destinazione.
Questa situazione, che si potrebbe definire una fase di passaggio, sta dando luogo a violenti contrasti all’interno delle dinamiche logistiche sin qui consolidate nel corso di decenni, che alcune aziende osservano (e vivono) da un pulpito privilegiato e che le rendono una sorta di cartina di tornasole di quanto accade nel mondo della Supply Chain.
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Ad essere uscita allo scoperto, non prima e non ultima (una settimana fa era stata Maersk), è una delle più grandi società di spedizioni al mondo, ossia FedEx Corporation; azienda che rientra a pieno titolo tra quelle ‘privilegiate’ -in quanto una delle più grandi aziende di trasporto e logistica al mondo – per punto di osservazione sul mondo, con una rete che collega centinaia di paesi e gestisce milioni di spedizioni ogni giorno.
La sua posizione di leader nel settore, ramificato capillarmente in tutto il globo, le consente di osservare in tempo reale i flussi commerciali e di anticipare le tendenze globali e, proprio per questo, le analisi di FedEx hanno un peso particolare: la società non è solo un operatore, ma rappresenta essa stessa un barometro dell’economia mondiale.
La visione di FedEx sostiene come gli shock della supply chain non siano episodi isolati, ma segnali di una ristrutturazione profonda, di cui la logistica, più rapida nell’adattarsi, diventa un osservatorio privilegiato per comprendere l’evoluzione del commercio globale.
FedEx e la visione sul nuovo assetto della Supply Chain
Ciò detto, a parlare per FedEx è stato Raj Subramaniam, suo Amministratore Delegato, intervenuto il 20 novembre al Bloomberg New Economy Forum di Singapore.
Nell’occasione, Subramaniam ha delineato un punto di vista chiaro: gli shock che hanno colpito le catene di approvvigionamento globali non sono fenomeni transitori, ma mutamenti destinati a durare.
Secondo il CEO, si sta formando un nuovo equilibrio, caratterizzato da supply chain più regionali e meno dipendenti da un modello di globalizzazione integrale.
Le cause, tra tecnologia e geopolitica
Il Subramaniam ha citato tra i fattori principali la tecnologia e i rischi geopolitici, ma ha posto particolare attenzione alle politiche commerciali statunitensi.
I dazi imposti dal Presidente Donald Trump e la fine dell’esenzione “de minimis” per beni di basso valore hanno sconvolto il commercio globale delle spedizioni postali.
Si tratta di misure che hanno colpito soprattutto la rotta Cina–USA, provocando un calo significativo dei volumi tra i due Paesi, ma i cui effetti non hanno risparmiato anche il continente europeo. FedEx, in gran parte proprio per la riduzione delle spedizioni su quella tratta, ha stimato perdite fino a un miliardo di dollari per quest’anno.
La reazione nel breve termine e la prospettiva
Di fronte a un tale scenario, FedEx sta reagendo applicando quella che pare essere il mantra dell’industria odierna, ossia la flessibilità.
Subramaniam ha spiegato che la logistica ha il vantaggio di adattarsi più rapidamente della manifattura: a dimostrazione di ciò, la società ha redistribuito capacità e aeromobili, assecondando l’aumento dei flussi dalla Cina verso l’Europa, l’America Latina e una serie di altre destinazioni asiatiche. Questa capacità di riallocare risorse consente a FedEx di rispondere in tempo reale ai segnali del mercato, confermando il ruolo strategico della logistica come settore più agile rispetto all’industria tradizionale.
In ogni caso, secondo il Subramaniam-pensiero, l’economia industriale impiegherà più tempo a cambiare, ma, una volta avviata la trasformazione, sarà difficile tornare indietro.
La regionalizzazione delle catene di approvvigionamento rappresenta quindi un nuovo paradigma che ridisegna le mappe del commercio mondiale e la reazione rapida dei vettori non è da leggersi come temporanea, bensì come segnale precursore di un nuovo assetto globale.
Il punto di vista di ABB
Al forum è intervenuto anche Peter Voser, Presidente di ABB Ltd., che ha sottolineato come le interruzioni non seguano i cicli elettorali, bensì riflettano i cambiamenti fondamentali del mercato.
Le aziende, ha aggiunto, stanno diventando più consapevoli dei costi delle discontinuità e preferiscono mantenere scorte piuttosto che rischiare blocchi.



