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Supply chain e Intelligenza Artificiale: solo un’azienda su tre è davvero pronta

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Presentata alla LIUC l’indagine “RADAR IA” condotta su oltre 600 direttori logistici italiani.

Oltre 600 direttori della logistica e della supply chain hanno partecipato all’indagine “RADAR IA”, promossa dal Centro sulla Logistica e la Supply Chain (i-LOG) dell’Università LIUC in collaborazione con Columbus Logistics, per analizzare lo stato dell’arte dell’intelligenza artificiale (IA) nei processi logistici.

I risultati della ricerca, condotta da Nicolò Trifone (ricercatore LIUC) e Alessandro Furlanetto, con la supervisione del professor Fabrizio Dallari, sono stati presentati lo scorso 21 maggio durante il convegno “Intelligenza Artificiale & Logistica: il futuro è già qui” presso la LIUC, alla presenza di esperti internazionali e aziende leader del settore.

IA in logistica: desiderata, ma ancora poco diffusa

Dallo studio emerge un quadro ancora interlocutorio: solo il 30% delle aziende dichiara di utilizzare sistemi basati su IA in ambito logistico, e solo l’8% ha già soluzioni effettivamente operative. Il restante 22% è in fase di implementazione, mentre la maggioranza resta ancora ferma al palo, spesso per mancanza di competenze (52% dei casi) o difficoltà di integrazione con i sistemi IT esistenti (33%).

Le applicazioni più diffuse si concentrano nel Supply Chain Planning (22%), con il Sales Forecasting in testa tra le soluzioni effettivamente adottate (43% degli utenti IA). Seguono il Production Planning, la pianificazione dei trasporti, l’ottimizzazione delle attività di magazzino e la gestione delle scorte.

Secondo Nicolò Trifone, «le principali motivazioni che spingono all’adozione dell’IA sono il miglioramento dell’accuratezza e dell’affidabilità, non tanto la riduzione dei costi o delle attività ripetitive».

Magazzino al centro delle priorità future

Le aree su cui le aziende puntano per i prossimi anni appartengono tutte al mondo del magazzino: tracciabilità e identificazione materiali, allocazione dinamica delle scorte e automazione/robotizzazione delle operazioni, soprattutto in risposta alla difficoltà crescente nel reperire manodopera.

Interessante il confronto tra desiderio e realtà: se per processi come la domanda o la pianificazione della produzione l’adozione è già consolidata, in altri casi—come la previsione dei ritardi o la pianificazione tattico-strategica dei trasporti—l’interesse è alto ma le soluzioni ancora poco diffuse. Un segnale, secondo i ricercatori, delle opportunità future di sviluppo e innovazione.

Grandi aziende più avanti, ma le PMI non sono escluse

Il fattore dimensionale incide: il 33% delle imprese con fatturato superiore a 50 milioni di euro ha almeno una soluzione IA attiva, contro il 21% delle PMI. Ma proprio per queste ultime, la ricerca suggerisce approcci più agili e modulari.

«Il confronto tra desiderio e adozione può servire da bussola strategica, sia per chi utilizza sia per chi sviluppa tecnologie», conclude Trifone. «Ai manager conviene investire nei processi dove il gap è più alto: lì si gioca il vantaggio competitivo. Per i fornitori, la chiave sarà offrire soluzioni verticali, integrate e a misura d’impresa».

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