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Trasporto container globale: secondo trimestre 2025

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Image by onlyyouqj on Freepik

Nel secondo trimestre del 2025 il mercato del trasporto container globale ha vissuto ancora una fase di transizione segnata dal menu ormai noto fatto di tensioni commerciali, variazioni nei volumi di merci trasportate e oscillazioni delle tariffe spot. 

Mentre le rotte transpacifiche hanno mostrato una stabilizzazione dopo i cali significativi registrati in primavera, sono state le rotte tra Asia ed Europa ad essere soggette a variazioni opposte in base alle pressioni logistiche e alle variabili geopolitiche. 

Il confronto tra i dati pubblicati da Freightos, Xeneta e Drewry offrono dati aggiornati per comprendere l’evoluzione del settore.

Tariffe spot: le rotte transpacifiche

Secondo Xeneta (dati aggiornati al 18 luglio), le tariffe spot container sulla rotta in partenza dal Far East in direzione U.S. West Coast sono ferme a $2.313/FEU (Foot Equivalent Unit), dopo un calo del 58% dal picco del 1° giugno, mentre sulla rotta verso la East Coast, il prezzo è $4.314/FEU, sceso del 35% nello stesso periodo. 

Freightos riporta valori simili: $2.325/FEU per la West Coast e $4.100/FEU per la East Coast nella settimana precedente, evidenziando una stabilizzazione post-frontloading, il fenomeno di incremento dei volumi ordinati in direzione occidente per approfittare della pausa nell’applicazione delle tariffe doganali statunitensi.

Gap costiero e strategia dei carrier

Il divario tra le coste USA – East e West – ha raggiunto i $2.000, quasi il doppio rispetto ai $1.155 del 1° giugno: il dato è indice di una forte riprogrammazione logistica, all’interno della quale i carrier tagliano capacità (blanked sailings) per contenere la discesa dei prezzi, ma il sentire del settore resta fragile, con piccoli e medi importatori in difficoltà a causa dei dazi USA–Cina – per altro a loro volta continua fonte di incertezza perché più volte ridiscussi da Trump e Xi.

Asia–Europa: divergenze regionali

Sulla rotta Far East – Nord Europa, Xeneta segnala $3.410/FEU, con una crescita del 78% da fine maggio; tra le cause, la congestione portuale negli scali del nord e i problemi idrici sul Reno, grande arteria di deflusso di una parte delle merci sbarcate dalle portacontainer. 

Invece, sulla tratta Far East – Mediterraneo si rilevano $3.853/FEU, in questo caso in calo del 25% rispetto a metà giugno (dati Freightos), riflettendo una saturazione di capacità e dinamiche simili a quelle transpacifiche.

Curiosamente, per la prima volta da gennaio, i prezzi Asia–Europa e Asia–Mediterraneo si sono allineati, indicando una sovrapposizione delle pressioni commerciali su entrambe le tratte.

Il fronte del cargo aereo: stabilità inattesa

Gradando al Freightos Air Index, si evidenzia una stabilità nelle tariffe aeree: dal Sud-est asiatico agli USA si pagano $4,84/kg, dalla Cina agli USA, $5,17/kg (in calo del −7%), dal Sud dell’Asia agli USA, $4,55/kg (con un calo del −4%) e sulla rotta transatlantica $1,77/kg (il −2%).

Nonostante l’avvicinarsi della scadenza per l’entrata fin vigore delle tariffe fissata per il primo agosto, non si osserva un’ondata di spedizioni anticipate per via aerea, facendo dedurre o che i mittenti confidino in nuove proroghe o che abbiano già provveduto al frontloading nei trimestri precedenti.

Volumi merci e politiche commerciali

Il traffico merci intercontinentale riflette quel mix sclerotico di precauzione e saturazione cui gli strappi commerciali e geopolitici del primo semestre del 2025 ci hanno purtroppo abituati. 

A giugno si è registrato un picco nelle prenotazioni oceaniche, mentre luglio ha segnato il massimo degli arrivi container negli Stati Uniti. Secondo Freightos, si è trattato di un fenomeno che ha riguardato tutti i Paesi fornitori: ad esempio, in Vietnam la domanda è stata forte fino a maggio, poi in netto calo da metà giugno. Forte influenza si queste dinamiche l’hanno avuta i dazi USA sui beni di produzione cinese — con tassazioni minacciate fino al 145%, poi ridimensionate — che hanno avuto l’effetto di indebolire la domanda, rallentando in conseguenza anche la spinta sulle rotte aeree.

Nel contesto europeo, la congestione nei porti nordici, aggravata da scioperi nei terminal ad alta capacità e da fattori climatici, ha generato un aumento dei prezzi per compensare ritardi e rischi operativi.

Di fatto, il panorama globale dello shipping mostra un delicato equilibrio tra domanda e offerta, influenzato dall’evoluzione delle politiche commerciali e dalle reazioni operative dei carrier. 

Nel quadro generale le tariffe spot sono oggi meno volatili, ma riflettono pur sempre una tensione latente che è figlia del momento: il sistema logistico mondiale è in fase di riassestamento, tra incertezze normative e pressioni infrastrutturali, in cerca di una nuova stabilità che probabilmente non somiglierà a niente di quanto già visto in passato.

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