Convegno Big Data & Digital Supply Chain in LIUC

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Mercoledì 21 marzo si è svolto un evento di grande richiamo per il settore della logistica presso la LIUC Università Cattaneo sul tema dei Big Data e della Digital Supply Chain.

Il convegno, realizzato dalla LIUC Business School in collaborazione con Columbus Logistics, è ormai diventato il secondo appuntamento fisso nel panorama italiano della Logistica e della Supply Chain, dopo l’evento autunnale dell’Osservatorio della Contract Logistics del Politecnico di Milano.

Ad aprire l’incontro il prof. Fabrizio Dallari, direttore del Centro sulla Supply Chain, Operations e Logistica della LIUC e Stefano Bianconi, General Manager di Columbus Logistics, che hanno spiegato i perché dell’iniziativa, giunta alla terza edizione e premiata lo scorso anno da Assologistica.

A seguire due interventi da parte di due accademici di fama internazionale:
Aurelio Ravarini, docente di sistemi informativi in LIUC, ha spiegato cosa sono realmente i Big Data e come stanno cambiando lo scenario per molte aziende e per tutti noi.
Luca Gambardella, direttore dell’istituto di intelligenza artificiale IDSIA di Lugano, ha invece riferito ai partecipanti le nuove evoluzioni dell’intelligenza artificiale e del machine learning, in un mondo in cui al centro c’è e ci sarà sempre l’uomo.

I principali fornitori di soluzioni IT per i Big Data si sono poi confrontati nel corso di una tavola rotonda, moderata da Andrea Provini presidente di Aused (Associazione Nazionale dei Direttori dei sistemi informativi). Aziende come SAP Italia, Microsoft, SAS institute e Vodafone hanno spiegato come si generano i big data e come si sta muovendo l’offerta IT in questi anni in Italia, nonché quali sono le leve e le criticità nell’implementazione dei big data.

La parte centrale dell’evento ha visto invece intervenire alcune importanti aziende che stanno usando i Big Data per migliorare l’efficienza dei propri processi logistici: Tareq Rajjal di Amazon, Marta Fuentes di BXB Digital – gruppo Brambles, Giorgio Selvatici di Bticino, Gianmaria Riccardi di Xerox e Karl Haberkorn di UPS Italy hanno portato ad esempio la propria esperienza in azienda raccontando come e quale è stato il valore che i big data hanno aggiunto nella supply chain.

A spiegare il perché di un convegno su big data & digital supply chain è lo stesso Dallari in apertura, raccontando quali sono i quattro ambiti della supply chain nei quali i Big Data trovano applicazione:
Gestione delle scorte: grazie a BD i click online dei clienti vengono trasformati in scorte localizzate sempre più vicine al cliente, un esempio tra tutti: l’algoritmo anticipatory planning di Amazon.
Demand planning: l’intelligenza artificiale e i big dati creano algoritmi capaci di gestire milioni di dati; ad esempio IBM è riuscito, utilizzando un suo algoritmo di demand sensing dei dati in rete, ad anticipare quali sono stati i vincitori dello scorso Festival di Sanremo per entrambe le catogorie giovani e big.
Trasporto: l’intelligenza artificiale è capace di creare algoritmi performanti per trovare il percorso ottimo tra una quantità infinita di punti. Ma non solo, nuovi navigatori social come Waze sfruttano i dati e le informazioni degli automobilisti per riportargli valore, rendendo possibile l’ottimizzazione del viaggio.
Magazzini: i Big Data sono in grado di capire come nel tempo il profilo degli ordini cambia, modificando quindi dinamicamente la mappatura del magazzino. La digital transformation entra nei magazzini anche attraverso nuove tecnologie che permettono l’ottimizzazione dei percorsi.

A chiudere gli interventi è Francesco Mari, tra i primi 10 esperti mondiali in materia di Big Data, secondo cui il mondo del business negli ultimi anni sta facendo di tutto per togliere l’incertezza ma fare previsioni sul futuro vuol dire iniziare a navigare in termini probabilistici e non più deterministici. È importante ricordare che tra diversi possibili futuri scenari solo uno sarà quello giusto. Questo significa che anche facendo le cose per bene, la performance finale del sistema potranno sì migliorare ma la singola decisione può anche essere sbagliata. Dobbiamo quindi abituarci all’idea che anche le macchine sbagliano, e lo fanno in modo sistematico. Ma il punto è capire qual è il costo dell’errore, se trascurabile o molto alto. Il cambiamento culturale è quindi necessario, bisogna fare un passo indietro rispetto a quell’innamoramento per la misurabilità assoluta di qualsiasi fenomeno ed accettare di introdurre nei nostri sistemi dei margini di incertezza, gestendo un sistema fatto di probabilità.

A chiudere l’incontro il Rettore della LIUC Università Cattaneo, il Prof. Federico Visconti, che citazione l’ultimo rapporto del CENSIS “il mondo cambia a velocità folgorante”, sottolinea come in un mondo così veloce, non solo il lavoro delle imprese è difficile, ma anche quello delle Università. La LIUC ha una sua strada per stare vicino alle imprese, per ascoltarle e per creare modelli formativi idonei anche grazie all’utilizzo di casi clinici preziosissimi per l’apprendimento.

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