La rotta dello Shipping si può dire senza remore che passi tra geopolitica e domanda globale, tanto più in questo 2025 che si sta rivelando un anno di tensioni incrociate nel quale conflitti, dazi e capacità di stiva si intrecciano in modo sempre più complesso.
Nel panorama dei trasporti containerizzati, il confronto tra Israele e Iran non ha ancora scosso le fondamenta del trasporto marittimo globale, ma i mercati restano in allerta: la possibile chiusura dello Stretto di Hormuz, da cui transita il 20% del petrolio mondiale, potrebbe causare shock ai prezzi energetici e ripercussioni logistiche, soprattutto per i traffici via Dubai. Fortunatamente, dal punto di vista della Supply Chain, solo il 2–3% dei volumi container attraversano lo stretto gestito da Oman e Iran, e l’impatto diretto sulla containerizzazione globale appare limitato. Un solo elemento va tenuto sotto controllo, ossia la pressione sul porto di Jebel Ali, nono scalo mondiale per traffico sito a Dubai (anche gli Emirati Arabi Uniti si affacciano sul Golfo Persico e dipendono da Hormuz), che potrebbe alterare gli equilibri nei flussi di transhipment asiatici.
Asia-USA: tariffe ai massimi ma la domanda arranca
Sulla rotta Asia–USA, i noli marittimi hanno registrato un’impennata significativa: la tratta verso la West Coast è salita del 9% a 5.994 dollari/FEU, mentre quella verso la East Coast ha toccato i 7.099 dollari/FEU (+11%).
Tuttavia, diversi segnali fanno presagire che questi picchi potrebbero non reggere: l’aumento della capacità (con il ripristino di molti servizi sospesi) sembra aver superato la domanda reale, causando partenze con carichi parziali e cancellazioni ad hoc.
Se i General Rate Increases previsti per metà giugno e luglio non troveranno sostegno nella domanda, è probabile che le tariffe inizino a cedere, seguendo il lieve calo già registrato nelle rilevazioni giornaliere.
Asia-Europa e Mediterraneo: congestione e rincari
L’attenzione si sposta anche sulle rotte Asia–Europa, dove la peak season si fa sentire. I noli verso il Nord Europa sono saliti a 2.925 dollari/FEU (+6%), mentre quelli per il Mediterraneo hanno raggiunto i 4.846 dollari (+13%), con picchi del 50% rispetto a fine maggio.
Tuttavia, anche in questo caso si profilano eccessi di capacità: i primi segnali di flessione (con valori scesi a 4.500 dollari) riflettono possibili correttivi nel breve termine.
Aerei stabili, ma flussi e-commerce in calo
Nel trasporto aereo, le tariffe Cina–USA sono stabili a 5,29 dollari/kg, in lieve flessione rispetto ai massimi di inizio giugno.
La riduzione dei volumi e-commerce ha spinto i vettori a spostare capacità su tratte alternative, come quella Cina–Europa, dove però i tassi restano stabili a 3,81 dollari/kg.
Il segmento Nord Europa–Nord America registra un calo dell’1% a 1,85 dollari/kg, segno di un equilibrio precario tra offerta e domanda.
Geopolitica e ‘trade war’: la pressione sulle supply chain
Le tensioni tra USA e Cina continuano invece a segnare il commercio globale. Nonostante l’annuncio di un accordo preliminare, restano in vigore dazi del 30% su beni cinesi e del 10% sulle esportazioni USA, spingendo gli operatori americani a ‘pompare’ le spedizioni prima di eventuali rincari estivi.
Questo effetto distorsivo anticipa la stagione di punta, lasciando previsioni più deboli per la seconda metà dell’anno. Parallelamente, Washington mostra rigidità nei confronti di altri partner del G7, evocando la possibilità di imposte unilaterali sui paesi con cui non si raggiungono intese commerciali.
La contraddizione di un equilibrio instabile
In sintesi, la logistica globale è attraversata da forze divergenti: l’instabilità in Medio Oriente, le strategie commerciali aggressive tra grandi potenze e i cicli di domanda alterati mettono sotto pressione le rotte più strategiche.
Se la guerra commerciale USA-Cina rappresenta il fronte più consolidato di attrito, è l’interconnessione di tutti questi elementi a minacciare l’equilibrio delle supply chain.
Nei prossimi mesi, l’andamento dei noli e la distribuzione delle capacità su scala globale dipenderanno dalla tenuta della domanda e dalle risposte politiche ai diversi focolai di tensione.