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Shipping, più navi ma meno emissioni nel secondo trimestre 2025

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Foto di Freddy da Pixabay

Il settore dello Shipping è da un decennio sotto la lente di associazioni ambientaliste e degli enti regolatori che si occupano di normare la sua sostenibilità: infatti, nel mare magno dei trasporti, quello navale è il segmento che spesso viene accusato di inquinare maggiormente e di avere l’inerzia più forte nei confronti del cambiamento – complice anche il lungo ciclo di vita delle navi. 

Un recente studio condotto da Vesselbot, società specializzata nel monitoraggio delle emissioni navali, ha però rivelato un dato sorprendente, in controtendenza con lo ‘storico’ del settore: nel secondo trimestre del 2025, le emissioni del comparto marittimo sono diminuite del 4,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – questo nonostante un’espansione dell’8% nella dimensione della flotta globale. Il report, pubblicato il 31 luglio, si basa sull’analisi di oltre 72.000 viaggi effettuati da circa 4.900 navi tra aprile e giugno.

Si tratta di una buona notizia, sebbene le soglie impostate dall’IMO per rendere ‘carbon neutral’ il trasporto marittimo rimangano utopicamente strette.

Un calo inatteso in un contesto di crescita

La riduzione delle emissioni nel secondo trimestre appare controintuitiva, considerando l’aumento del numero di navi operative. Tuttavia, Vesselbot ha confermato il calo sulla base dei dati raccolti, che hanno tracciato le emissioni di CO₂ e altri gas serra su scala globale. 

La spiegazione sarebbe da attribuirsi a una combinazione di fattori, tra cui l’ottimizzazione delle rotte, l’impiego di tecnologie più efficienti e una maggiore incidenza di navi di piccole dimensioni, che meno inquinanti sul singolo viaggio rispetto alle grandi unità.

L’entusiasmo si ridimensiona allargando lo sguardo al resto dell’anno: se si considera l’intero primo semestre del 2025, le emissioni totali erano aumentate di quasi un punto percentuale rispetto allo stesso periodo del 2024, rendendo dunque il calo del secondo trimestre comunque relativo ad un contesto globalmente peggiorato. 

L’incremento della prima metà dell’anno è dovuto principalmente al mese di gennaio, durante il quale si è registrato un aumento del 16% delle emissioni, accompagnato da un incremento del 13% nel numero di viaggi; si tratta dell’impennata conseguente all’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti e ai primi timori nei confronti dei dazi, che hanno causato un’accelerazione delle spedizioni da parte delle imprese.

Durata dei viaggi e congestioni portuali

Un altro elemento chiave emerso dal report riguarda l’aumento della durata media dei viaggi, sia per quel che riguarda le percorrenze in mare, che la permanenza nei porti. Le miglia nautiche percorse in rapporto alle unità equivalenti a venti piedi (TEU) verso destinazioni come Gibilterra, Rotterdam, Anversa e Città del Capo sono aumentate di oltre il 20% nei mesi di gennaio e maggio 2025. 

Si è trattato di una conseguenza della persistente congestione nei porti europei, in parte generata dallo spostamento dei traffici derivato dal conflitto nel Mar Rosso, che ha costretto molte compagnie a deviare le rotte attorno al Capo di Buona Speranza, accedendo al continente europeo da Gibilterra e privilegiando le rotte verso gli scali del nord.

Le diverse categorie di navi

Il report analizza anche l’impatto derivante dalle singole categorie di navi: le unità feeder, seppur di dimensioni più contenute, hanno avuto un impatto significativo sulle emissioni totali. 

Pur emettendo meno per singolo viaggio, infatti, queste navi effettuano un numero maggiore di tratte. Nel secondo trimestre, hanno rappresentato oltre il 25% delle emissioni totali delle navi portacontainer, con circa 45.000 viaggi registrati. 

Le navi Panamax hanno contribuito con il 22% delle emissioni su 13.204 viaggi, mentre le VLCS (Very Large Container Ships) hanno inciso per l’8,4% su 1.371 viaggi.

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