Il settore dello shipping internazionale si trova oggi al centro di una svolta cruciale in quanto l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) è chiamata a votare sull’adozione del Net-Zero Framework, un insieme di regole globali per la decarbonizzazione del trasporto marittimo.
Tuttavia, l’approvazione del quadro normativo è tutt’altro che certa e il rischio di una frammentazione regolatoria globale preoccupa profondamente gli operatori del settore.
Un eventuale fallimento dell’IMO aprirebbe la strada a normative nazionali e regionali disomogenee, con conseguenze operative e competitive potenzialmente disastrose.
Il rischio della frammentazione: più burocrazia, meno equità
La principale preoccupazione delle compagnie di navigazione è la mancanza di un campo di gioco uniforme.
Molti armatori hanno sottolineato come norme frammentate a livello regionale non porterebbero ad un miglioramento della situazione, anzi: proprio la frammentazione normativa è da tempo al centro delle lamentele dello Shipping, che chiede indicazioni chiare ed univoche per indirizzare investimenti che devono avere valenza come minimo trentennale.
Ulteriore diversità rispetto all’attuale livello comporterebbe un aumento della burocrazia e favorirebbe in definitiva la concorrenza sleale, soprattutto per gli armatori che operano su rotte internazionali.
La stessa International Chamber of Shipping è stata netta, rimarcando come decisioni differenti prese in Paesi diversi avrebbero effetti catastrofici sulla navigazione.
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Le pressioni statunitensi: dazi e tariffe contro la sostenibilità?
A complicare ulteriormente il quadro ci si sono messi gli Stati Uniti, che hanno minacciato misure punitive — come dazi doganali e tariffe portuali — contro i Paesi che sosterranno il Net-Zero Framework.
Questa posizione, secondo gli operatori, rischia di creare del “rumore politico” e distrazioni che ostacolano l’adozione di politiche ambientali condivise.
Tra le varie voci, Nikolaus H. Schues, ex presidente di BIMCO, auspica che gli USA, in quanto membri dell’IMO, rispettino le regole internazionali, evitando di dare vita a un proprio sistema normativo in contrasto con quello globale.
L’Europa avanti tutta: ETS e FuelEU Maritime
L’Unione Europea si è già mossa in direzione della sostenibilità, estendendo il sistema ETS al trasporto marittimo dal 2024 e introducendo il regolamento FuelEU Maritime dal 2026, entrambi mirati a ridurre l’intensità di gas serra dei carburanti marini.
La Commissione Europea ha rassicurato gli operatori: in caso di adozione del regolamento IMO, le norme UE saranno armonizzate per evitare doppie imposizioni. Revisioni dell’ETS sono già previste nel 2026 e nel 2027 per quanto riguarda il FuelEU.
Carburanti alternativi: tra costi e incentivi
Il passaggio a carburanti più sostenibili è anche una questione economica. Ad agosto, il prezzo medio del bunker fuel (0,5% zolfo) a Singapore era di $12,16/GJ, contro i $14,69/GJ del GNL; tuttavia, per le navi che operano da e per l’UE, il sovrapprezzo del GNL si ridurrebbe del 24%, rendendolo più competitivo.
Questi incentivi regionali potrebbero favorire la transizione energetica, ma solo un quadro normativo globale garantirebbe equità e efficacia.
Una rotta da tracciare insieme
Il settore dello shipping chiede con forza un regolamento globale, capace di garantire coerenza, sostenibilità e competitività.
La frammentazione normativa e le pressioni geopolitiche rischiano di compromettere la transizione ecologica del trasporto marittimo e solo una visione condivisa potrà guidare il settore verso un futuro a zero emissioni.