La riunione straordinaria del Marine Environment Protection Committee (MEPC) dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), tenutasi dal 14 al 17 ottobre 2025, si è conclusa con la decisione apparentemente peggiore per la sostenibilità del comparto marittimo: il rinvio di un anno dell’adozione formale del Net-Zero Framework (NZF).
La sessione, convocata per discutere le modifiche all’Annex VI della Convenzione MARPOL, ha visto gli Stati membri concordare sulla necessità di più tempo per raggiungere un consenso ampio e solido, affermazione dietro alla quale si celano le ostatività rinfocolate dalla decisione statunitense di osteggiare le linee guida sulla decarbonizzazione del settore sfavorendo le relazioni con gli Stati aderenti, secondo uno schema ritrosivo già rodato da Washington con i dazi commerciali.
La nuova convocazione è prevista per ottobre 2026 e diverse associazioni di settore, compagnie armatoriali comprese, hanno lamentato i potenziali danni derivanti dal non avere un impianto regolatorio chiaro e condiviso sugli investimenti da compiere nell’orizzonte dei prossimi anni.
Tuttavia, dei progressi durante la MEPC sono stati compiuti e non tutto è da considerarsi in ottica esclusivamente negativa.
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Che cos’è il Net-Zero Framework
Il Net-Zero Framework (o NZF) rappresenta un pilastro della strategia IMO per la decarbonizzazione del trasporto marittimo: approvato in bozza durante la MEPC 83 nell’aprile 2025, il framework costituisce il nuovo Capitolo 5 dell’Annesso VI MARPOL.
Il suo obiettivo è ridurre le emissioni di gas serra (GHG) dovute alle navi, in linea con la Strategia IMO 2023. Due gli strumenti principali:
- il Global Fuel Standard (GFS), che impone limiti progressivi alle emissioni GHG per unità di energia nei combustibili navali, considerando l’intero ciclo di vita del carburante;
- il meccanismo che assegna un prezzo alle emissioni di GHG, che, tramite il pagamento di crediti ambientali per ogni grammo di CO2 emesso, incentiva l’adozione di tecnologie e carburanti puliti, penalizzando quelli più inquinanti.
I perché del rinvio
Dietro al rinvio c’è stata una forte opposizione degli USA, forse da collegarsi alla volontà di Washington di rilanciare la propria industria della cantieristica navale in concorrenza con la Cina e, quindi, desiderosa di agire con mano il più possibile ‘slegata’.
Al contempo, il rinvio è stato causato anche dalla necessità di affinare le linee guida operative e di garantire equità tra gli Stati membri: alcuni Paesi hanno chiesto più tempo per valutare gli impatti economici e sociali delle misure proposte, in particolare per le nazioni insulari in via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati. Il fine ultimo sarebbe costruire un consenso che renda il framework efficace e giusto.
I progressi compiuti
Nonostante il rinvio, la riunione ha comunque prodotto risultati significativi. Il Gruppo di Lavoro Inter-sedute sulla riduzione delle emissioni GHG (ISWG-GHG), riunitosi dal 20 al 24 ottobre, ha proseguito i lavori sulle linee guida per l’attuazione del NZF e gli Stati membri hanno mostrato un atteggiamento costruttivo, confermando il sostegno al framework e alla sua implementazione.
La Clean Shipping Coalition (CSC) ha accolto positivamente i progressi. La presidente Delaine McCullough ha dichiarato che il rinvio è solo un posticipo, non la fine del NZF. Il lavoro svolto dimostra che il sostegno è ampio e che i progressi sono possibili.
John Maggs, rappresentante CSC presso l’IMO, ha sottolineato che già alla MEPC 84, prevista per aprile 2026, sarà possibile rafforzare il Carbon Intensity Indicator (CII), lo strumento chiave per l’efficienza energetica.
Altri attori, come Transport & Environment, Equal Routes e Seas At Risk, hanno ribadito l’importanza di linee guida che incentivino carburanti sostenibili, proteggano i diritti ambientali e sociali, e promuovano tecnologie come la propulsione eolica.
L’associazione Carbon Market Watch ha evidenziato il sostegno a criteri scientifici, premi per carburanti puliti e redistribuzione dei ricavi per aiutare i Paesi più vulnerabili.
Dunque, secondo alcuni, il rinvio dell’adozione del Net-Zero Framework non ha rallentato la marcia verso la decarbonizzazione marittima. Al contrario, ha aperto uno spazio di dialogo e perfezionamento che potrebbe rafforzare l’efficacia e la giustizia del processo. L’IMO, con il supporto della società civile, continua a tracciare la rotta verso un futuro marittimo a zero emissioni.



