L’automazione robotica nei magazzini europei sta vivendo una fase di espansione strategica, spinta dalla digitalizzazione, dalla crescita dell’e-commerce e dalla carenza sistematica di manodopera. La triade di motivi appena citata fa sì che gli Autonomous Mobile Robots (AMR) rappresentino una soluzione tecnologica privilegiata per ottimizzare le operazioni logistiche.
Tuttavia, il vero vantaggio competitivo non risiede nel numero di robot impiegati, bensì nella loro orchestrazione intelligente: al contrario di quanto si pensi, minimizzare la flotta massimizzando l’efficienza, è la chiave per ottenere un ritorno economico significativo.
Avere ben chiari, poi, i criteri per valutare il ROI (Return of Investment) è a sua volta d’obbligo.
Lo scenario europeo e italiano
In Europa ci sono una serie di Paesi, in particolare Germania, Francia e Paesi Bassi, che guidano l’adozione degli AMR grazie a investimenti mirati e politiche industriali favorevoli.
In Italia l’automazione robotica è in crescita, ma procede con cautela: le aziende richiedono infatti prove tangibili di ritorno economico prima di investire e vige la classica titubanza di fronte ad una innovazione vissuta come utile, ma di primo acchito senz’altro onerosa.
I settori più ricettivi sono la logistica conto terzi (3PL), il retail e l’agroalimentare, dove la pressione sui margini e la variabilità della domanda rendono l’efficienza operativa una priorità.
AMR e prestazioni aziendali
Gli AMR migliorano le performance aziendali sotto svariati aspetti.
In primo luogo si parla di efficienza operativa dovuta alla riduzione dei tempi di prelievo, di trasporto e di stoccaggio, in secondo, di flessibilità, in quanto gli AMR si adattano in tempo reale ai cambiamenti nei flussi di lavoro.
Viene poi il capitolo della scalabilità, poiché i robot autonomi permettono di gestire i picchi stagionali senza intervenire sul personale, seguito dalla voce ‘sicurezza’, che vede i robot ridurre il rischio di infortuni grazie a movimenti controllati e prevedibili.
Questi benefici si traducono in una maggiore produttività, una riduzione degli errori e una migliore qualità del servizio.
ROI: come si valuta
Per misurare il ritorno economico degli AMR occorre agire su più dimensioni.
Non è una questione di estensione della flotta, si diceva: si potrebbe tradurre questo concetto con la formula ‘Capex vs Opex’, che equivale a ridurre il capitale investito (Capex) ottimizzando il numero di robot e a contenere i costi operativi (Opex) grazie alla manutenzione predittiva e all’efficienza energetica degli AMR stessi.
Un’altra chiave risiede nell’utilizzo degli asset, ossia nell’evitare i tempi morti e nel massimizzare l’impiego effettivo dei robot, da cui discende anche la densità di prelievo, cioè l’aumentare il numero di articoli raccolti per unità di tempo.
Migliorare l’accuratezza delle operazioni riduce i costi di reso e gestione, in quanto agisce sulla riduzione degli errori, e, infine, c’è spazio anche per la soddisfazione del personale, influenzati positivamente dai flussi di lavoro guidati e dai dispositivi indossabili (‘wearables’) che riducono lo stress fisico e migliorano la retention.
Meno robot equivale a più ROI?
Controintuitivamente, aumentare il numero di robot non garantisce un miglioramento proporzionale.
Anzi, una flotta sovradimensionata genera costi inutili e congestione operativa, mentre l’orchestrazione intelligente — oggi basata su cloud ed edge computing — consente, a parità di risultati, di utilizzare un terzo dei robot in meno.
I robot si coordinano in tempo reale, tagliando i tempi di inattività e ottimizzando i percorsi, mentre la combinazione con l’uso di carrelli modulari e il ricorso al buffering consente di triplicare la capacità cubica, mentre i flussi di lavoro diretti migliorano la precisione e la velocità.
L’automazione robotica nei magazzini, europei come italiani, non è una questione di quantità, bensì di qualità dell’impiego. Gli AMR, se integrati in modo strategico, offrono un ritorno economico tangibile e sostenibile. Minimizzare la flotta, massimizzare l’orchestrazione e valorizzare ogni asset — umano e robotico — è la formula che si sta affermando per affrontare la logistica del futuro.



