Approvvigionamento sostenibile: case study

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Una supply chain per definirsi sostenibile deve partire da un approvvigionamento sostenibile, responsabile nei confronti dell’ambiente e della società.

Il potenziale impatto negativo di un approvvigionamento opportunista da parte delle grandi aziende è enorme. Basti pensare a come il potere contrattuale di certe aziende potrebbe spingere alcune comunità verso ritmi lavorativi non accettabili o verso il deturpamento del territorio stesso.

Un esempio positivo di impegno per un approvvigionamento sostenibile ci arriva da un colosso come Unilever. Come noto ai più, Unilever è una multinazionale olandese-britannica titolare di 400 marchi tra i più diffusi nel campo dell’alimentazione, bevande, prodotti per l’igiene e per la casa.

Secondo Unilever, è di primaria importanza l’assicurarsi un rifornimento sostenibile, in particolare attraverso pratiche di coltivazione delle materie prime che siano rispettose della comunità e del pianeta.

Nel 2010 Unilever si era imposta come obiettivo per il 2020 quello di rifornirsi con il 100% di materie prime coltivate sostenibilmente.
Al momento l’azienda si aspetta per il 2020 di raggiungere il 70% di rifornimento sostenibile ed il 95% nelle aree considerate chiave. Questo risultato è inferiore rispetto a quanto fissato nel 2010 ma è comunque fondamentale per una maggior responsabilità ambientale e sociale.

A beneficiare di questo programma vi sono sicuramente quei piccoli agricoltori che hanno potuto migliorare la qualità e la conformità dei propri prodotti.

Nel 2018, la campagna per un approvvigionamento più sostenibile ha dato la possibilità a 746 mila piccoli agricoltori di avere accesso a determinate iniziative, le quali hanno permesso di imparare nuove pratiche, contribuendo a migliorare i guadagni.

Un altro tassello fondamentale del puzzle sostenibilità riguarda la plastica. Infatti le materie prime devono essere sì coltivate secondo criteri di sostenibilità ma anche trasportate in maniera rispettosa dell’ambiente!
E’ importante quindi ridurre al minimo ed eliminare ovunque possibile l’impiego di plastica negli imballaggi a favore di materiali riciclabili.

Unilever sta, anche, adottando una politica di ‘better plastics’ che mira ad utilizzare una plastica migliore in quegli impieghi dove altri materiali non sono possibili. Con better plastics si può intendere, ad esempio, l’utilizzo di plastica riciclata o il design di imballi più facilmente riciclabili dai consumatori.

Link per maggiori informazioni sul programma Unilever.

Questo case study dimostra come non sia sempre facile raggiungere gli obiettivi prefissati in termini di sostenibilità. I diversi attori della supply chain e le diverse necessità mettono a dura prova i programmi migliorativi delle aziende. E’ però fondamentale un impegno, anche se a piccoli passi, da parte delle compagnie per evitare il collasso del nostro pianeta.

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