Chi carica la merce sul mezzo?

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In base alla normativa vigente, il soggetto tenuto a caricare la merce sul mezzo deve essere identificato con l’autista del mezzo stesso ovvero con il mittente?

La normativa vigente in materia di autotrasporto non individua positivamente il soggetto tenuto a caricare il mezzo, che può pertanto essere legittimamente tanto l’autista, quanto il mittente, quanto un soggetto terzo incaricato da quest’ultimo e/o dal vettore e/o del destinatario.

La questione deve quindi essere disciplinata contrattualmente, individuando in base agli accordi tra le parti il soggetto tenuto a caricare i mezzi.

Con l’ultimo CCNL dell’autotrasporto inoltre è stato espressamente sancito il principio per cui gli autisti possono essere adibiti a tale mansione (c.d. facchinaggio), cosicché attualmente non vi può essere dubbio alcuno in ordine a questa possibilità e, nel caso in cui gli autisti siano assicurati nello svolgimento della loro attività, la copertura dovrebbe essere naturalmente estesa anche a questa fase delle loro mansioni.

In giurisprudenza non constano precedenti significativi riguardo al carico degli automezzi, ma assume rilevanza (per analogia), quanto affermato dalla Cassazione in relazione allo scarico degli stessi, in base a cui “la « messa a disposizione » prevista dall’art. 1687 c.c. è un’operazione inerente al trasporto, consistente nel mettere a terra la cosa trasportata nel luogo di destinazione indicato nel contratto, cui è normalmente obbligato il vettore, che può essere peraltro convenzionalmente posta a carico del destinatario, ovvero costituire oggetto di un contratto d’appalto — collegato o complementare a quello di trasporto — con il quale il vettore si assuma l’obbligo di eseguire le operazioni di scarico della cosa trasportata con organizzazione dei mezzi necessari e gestione a proprio rischio, particolarmente quando tali operazioni siano talmente complesse da richiedere l’impiego di mezzi straordinari, di cui il vettore normalmente non dispone, da effettuare con personale specializzato” (Cass., 13 dicembre 2010, n. 25117).

 

 

 

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