East & West Coast USA: il tira e molla dei volumi dalla Cina

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L’andamento alterno della pressione sui porti delle coste statunitensi provoca una serie di effetti boomerang

Per l’estate ci si aspettava un’ondata di merci in arrivo dalla Cina, una volta finito il lockdown di Shanghai e dei porti a lei limitrofi. In parte è stato così, sebbene non tutte le coste statunitensi soffrano di una eguale pressione sui propri porti.

Durante i mesi passati i principali scali portuali si erano trovati del tutto congestionati, a volte nemmeno per l’alto flusso di merci in arrivo quanto per il blocco dei trasporti alle loro spalle, che ne impediva lo smaltimento.

Adesso si registra una effettiva escalation dei volumi, che sta innescando un’alternanza competitiva tra i porti delle due coste, sebbene con effetti paradossali: chi ha più lavoro non è detto che ne tragga più vantaggio e chi è più ‘scarico’ può approfittare per riorganizzarsi.

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East Coast sotto pressione

In questa fase ad essere sotto pressione è la East Coast: sono gli scali portuali che le appartengono a registrare le maggiori tensioni per quanto riguarda la capacità logistica.

L’ultimo trimestre ha visto un aumento della capacità in stiva delle navi su base annua del 18,9%, portando la costa orientale a crescere nei traffici gestiti.

L’incremento di attenzione per le strutture marittime ad est ha provocato anche un boom dei servizi su gomma e su rotaia in quanto è lì che vi è il tasso di crescita dei container da movimentare più alto: più navi si dirigono verso la East Coast, il +11,9% sull’anno, il + 7,3% solo nel mese di maggio.

 

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Cala la costa Ovest, ma non è un male

La West Coast USA continua a detenere il più alto volume di merci containerizzate in transito dall’estremo oriente, con il 59,8% dei traffici da e per gli Stati Uniti.

Tuttavia, lo stato di pressione cui è stata sottoposta nel 2022 sta portando diversi operatori logistici a rivolgersi verso le infrastrutture dell’altra costa, temendo che ritmi alti e congestioni dei trasporti portino a scioperi del personale di terra negli scali portuali.

Il calo nell’ultimo trimestre è stato dell’1,7%, con una ricaduta sull’indotto dei trasporti sia su strada che ferroviari.

Tuttavia questo allenamento della stretta non è vissuto in modo esclusivamente negativo: la East Coast è infatti destinata a patire un aumento progressivo della pressione sulle infrastrutture logistiche, con il rischio di una perdita di efficienza e di qualità dei servizi, mentre la sua omologa occidentale può permettersi di tirare il fiato.

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