Ferrovie da potenziare, le merci italiane hanno bisogno di innovazione

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Il 2023 si è chiuso con un bilancio in toni di grigio per l’intermodalità italiana, ancora al disotto delle reali necessità di sviluppo infrastrutturali che servono per renderla competitiva a livello europeo. 

Per lanciare un moto di cambiamento il Gruppo Ferrovie dello Stato ha indetto una serie di incontri, svoltisi tra settembre e dicembre, al fine di coinvolger i principali stakeholder del settore industriale e dei trasporti delle tre macro-aree del Paese: Sud, Centro e Isole.

L’ultimo, tenutosi a metà dicembre, ha riguardato il Centro Italia, e si è svolto a braccetto con Uniontrasporti a Roma.

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Un road-show per far parlare tutte le realtà coinvolte

L’obiettivo spiegato dall’Amministratore Delegato di Mercitalia, Sabrina De Filippis, a LaPresse, è chiaro: mettere in contatto tutti gli stakeholder, ossia grandi terminasti, istituzioni, autorità portuali e trasporti su gomma e ferro per rendere cruciale la logistica nei prossimi anni.

Obiettivo di mercato, l’Europa

Il fine ultimo è centrare l’obiettivo di raddoppiare il trasporto merci italiano nel giro di una decade, che, lamentano le associazioni di categoria come Uniontrasporti, stagna oggi sulla soglia del’11%.

Gli asset disponibili vanno potenziati, come si dice da anni: in primis, va riequilibrata la proporzione tra Nord, Centro e Sud, che conta, solo nella prima, 3.600 km di autostrade, 7.500 km di ferrovie, 13 porti marittimi e fluviali, 16 aeroporti e 33 centri intermodali, facendone il motore trainante del trasporto merci nazionale.

Mercitalia punta d’altronde al mercato europeo, con una presenza che abbraccia 15 Paesi e un piano industriale approvato dal Gruppo FS del valore di 3 miliardi in dieci anni.

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