I diritti dei lavoratori della logistica al centro della competitività sui mercati globali

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Continua lo scontro tra Stati Uniti e Cina per la supremazia del commercio mondiale.

Questa volta, gli Stati Uniti pongono l’attenzione sui diritti dei lavoratori nelle catene di approvvigionamento globali ed in particolare cinesi, che dovranno essere oggetto del “riallineamento delle relazioni degli Stati Uniti con la Cina” secondo quanto previsto dal rapporto della United States Trade Representative.

Il rapporto che prende atto dei dazi introdotti da Trump verso alcune importazioni dalla Cina, prolungandone peraltro gli effetti nel tempo ed estendendoli anche ad altri prodotti, lascia trapelare la possibilità di un ulteriore ricorso al rafforzamento di tale strumento.

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Dumping sociale 

Rispolverando un termine un po’ desueto, si potrebbe dire che l’accusa degli Stati Uniti alle aziende cinesi è quella di praticare dumping sociale, di alterare cioè la realtà del mercato con pratiche che violano i diritti dei lavoratori e riducono artificiosamente i costi operativi.

Un accusa che già nel passato era stata rivolta dalle aziende occidentali ai paesi del sud est asiatico prima, ed alla stessa Cina poi, per aver consentito una politica del lavoro molto spesso sfociata nello sfruttamento dei lavoratori, acquisendo in tal modo un notevole vantaggio competitivo in termini commerciali.

Rientrano in queste azioni, i salari forzatamente bassi, l’assenza o le scarse protezioni dei lavoratori in termini di sicurezza, le stesse condizioni ambientali di svolgimento delle operazioni di lavoro, ma anche la negazione dei basilari diritti dei lavoratori in termini sindacali e di libera associazione.

Le ripercussioni di queste politiche si sono fatte sentire non solo portando sul mercato prodotti addirittura sottocosto, ma creando le condizioni per attirare sul proprio territorio aziende manifatturiere che inseguono obiettivi di basso costo impensabili in altri paesi.

Il rapporto USTR affronta anche gli argomenti relativi alle politiche ambientali della Cina che rappresentano anch’esse un danno per i lavoratori, oltre che per la popolazione in genere, ed il non rispetto di determinate norme si traduce in un risparmio di investimenti e, in definitiva, di costi a svantaggio della concorrenza.

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Cambio di paradigma

La priorità degli Stati Uniti appare oggi quella di promuovere gli investimenti interni sia in infrastrutture che in processi produttivi.

Rientrano in questa strategia le nuove leggi approvate dall’amministrazione Biden per rafforzare la leadership tecnologica americana radicandola maggiormente sul territorio come la Inflation Reduction Act e il Chips and Science Act

Inoltre, la maggior attenzione che gli eventi degli ultimi anni hanno dedicato alle catene di approvvigionamento e alla necessità di rafforzarne la resilienza, ha provocato un importante cambio di paradigma rispetto al pur recente passato.

L’efficienza non è più considerata il parametro di maggior discriminazione nelle supply chain così come il basso costo, ma vi sono altri imperativi come la sicurezza, la molteplicità delle fonti di investimento e la sostenibilità.

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