L’e-commerce ha meno fretta

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La consegna veloce sembra, in alcuni paesi, perdere presa sui consumatori ed il commercio elettronico ripensa le sue strutture

Ancora una volta i primi segnali arrivano dagli Stati Uniti, il paese dove la formula dell’acquisto on line e consegna a domicilio ha raggiunto la sua maturità ed ha manifestato i suoi eccessi.

Tra questi ultimi si può annoverare anche la richiesta degli acquirenti di consegne sempre più rapide al punto da spingere le aziende di e-commerce a creare appositi servizi aderendo ai quali il cliente può usufruire di canali preferenziali, un esempio per tutti, Prime di Amazon.

Proprio l’azienda di Seattle è quella che ha profuso le maggiori energia nel rincorrere, e talvolta anticipare, i desiderata dei suoi clienti. 

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Non a caso, a lei si deve il termine “Amazonizzazione” dell’e-commerce per indicare le attese, a volte esasperate, dei consumatori nei riguardi della rapidità della consegna.

Una tendenza che, nel tempo, nel nome della competitività, ha contagiato tutte le altre società operanti nel settore, ad ogni latitudine.

La pandemia ed i lockdown hanno poi esasperato il fenomeno promuovendo l’intero comparto del commercio elettronico che, in quei particolari momenti emergenziali, ha rappresentato l’unica soluzione per soddisfare, un po’ per necessità, un po’ per impulsività, la voglia di shopping.

Il ritorno alla “normalità”, con la fine del rischio pandemico e la conseguente riapertura dei negozi fisici, stanno, da un anno a questa parte, ridimensionando la crescita dei volumi dell’on-line che però non sembra aver perso il suo appeal.

Tuttavia, qualcosa nell’atteggiamento dei consumatori sta cambiando e la rapidità della consegna non sembra più essere un fattore discriminante nella scelta di un prodotto, di un marchio o di una azienda distributrice.

 

 

Cambiano le aspettative

I segnali di un possibile rallentamento della cosiddetta Amazonizzazione dell’e-commerce, come accennato, arrivano dagli Stati Uniti, in particolare lanciati dal Wall Street Journal che nelle sue periodiche analisi del settore delle vendite on line ha rilevato come si stia trovando un nuovo equilibrio tra le vendite effettuate nei negozi fisici e quelle realizzate sul web.

Contemporaneamente la “frenesia dell’on line subito” sembra essersi attenuata a vantaggio di soluzioni che prevedono consegne meno tempestive ma più vantaggiose ed economiche.

Il fattore costo aggiuntivo dovuto alla spedizione veloce, in vigore su molti mercati, non sembra infatti estraneo alla battuta d’arresto evidenziata.

Da ricordare infatti che molti operatori per recuperare gli investimenti fatti per velocizzare le consegne nell’ultimo miglio, con la creazione di micro-hub in prossimità dei centri città dove si riscontrano le maggiori difficoltà di attraversamento e rispetto dei tempi promessi, ha dovuto prevedere dei costi aggiuntivi a carico del cliente o la remunerazione di servizi tipo Prime. Quest’ultima opzione, lanciata sul mercato da Amazon inizialmente con bassi oneri per il consumatore, oggi prevede un abbonamento che negli Stati Uniti raggiunge i 150 dollari annui, mentre in Italia è al momento di circa 50 euro.

La stessa Amazon, seppur indirettamente, avrebbe confermato che sarebbe in atto una inversione di tendenza da parte di una parte dei propri consumatori che avrebbe espresso la preferenza a ricevere le proprie consegne raggruppate in un unico giorno, unitamente alla disponibilità a sacrificare la velocità del recapito.

A conferma di ciò, alcuni sondaggi di mercato hanno sottolineato come nell’ultimo anno il numero di acquirenti che ritiene la rapidità di consegna un fattore determinante nel processo d’acquisto, sia diminuito dal 29% al 22%, mentre l’attenzione ai costi di trasporto è salita dal 33% al 41%.

Costi di trasporto che ora vengono comunicati in modo più trasparente anche alla luce dei recenti aumenti di cui sono stati oggetto.

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Segnali contraddittori

E’ bene, tuttavia, considerare come, in questo primo anno pienamente post Covid-19, il comparto dell’e-commerce debba registrare segnali contraddittori dovendo gestire il passaggio dai record registrati nell’arco temporale caratterizzato da limitazioni alla libera circolazione delle persone, al ritorno a comportamenti d’acquisto più riflessivi e con maggiori possibilità di confronti ed opportunità multi canale.

Inoltre, la dimensione e le specificità dei singoli segmenti di mercato portano a vivere realtà diversificate e non ancora allineate all’interno di una strategia unica e globale.

Un esempio in tal senso è dato dall’opzione, recentemente proposta da Amazon su alcuni territori, della consegna addirittura in giornata, entro poche ore, seppur per articoli da scegliere all’interno di uno specifico catalogo.

Proposta che comporta investimenti particolarmente onerosi nella disponibilità di idonee infrastrutture nelle città prescelte per il servizio e che prevede l’impiego di lavoratori della gig economy, ma che ha segnato un ennesimo “strappo” nei confronti della concorrenza segnandone la distanza.

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