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Le competenze dell’homo logisticus

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Chi è oggi il logistico o, per gli anglofili, il supply chain manager ? Per molti è ancora quella figura che in azienda è in grado di chiarire, da una parte qual è il livello di servizio al cliente e come lo si persegue, dall’altra quale deve essere il relativo livello di efficienza (costi) e come si declina nelle varie sottoattività coinvolte nel processo logistico quali i trasporti, lo stoccaggio, la pianificazione, la gestione ordini, etc. Tuttavia i tempi cambiano, così come le organizzazioni e di conseguenza l’homo logisticus. Rispetto all’idea tradizionale che individua nella logistica una funzione esclusivamente interna alle aziende e di carattere tattico-operativo, si è affermata, infatti, una concezione molto più aperta e complessa di logistica: quella di infrastruttura operativa della supply chain, intesa come sistema che gestisce i flussi fisici, informativi e finanziari dell’azienda stessa. Stiamo, infatti, vivendo in un periodo di grande turbolenza e di forte cambiamento, sul piano tecnologico, economico e politico, che non ha precedenti per rapidità e portata delle trasformazioni. Per affrontare il cambiamento è necessario abbandonare l’idea che tutto sia pianificabile, ordinabile, calcolabile. Il logistico oggi non è più solamente colui che è dotato di “logica” o che “sa far di conto” (dal greco λόγος) ma deve essere un creativo razionale orientato allo sviluppo delle capacità innovative dell’organizzazione. Di conseguenza il logistico deve possedere anche grandi doti di flessibilità nell’affrontare gli imprevisti che quotidianamente permeano la sua sfera professionale e soprattutto di comunicativa per lavorare con una pluralità di soggetti interni ed esterni. La logistica è un lavoro di squadra, bisogna sapersi coordinare con i colleghi, con i fornitori, con gli altri attori della filiera.E quali sono le doti essenziali ? La prima è rappresentata dalle competenze tecniche, che includono naturalmente anche quelle informatiche e tecnologiche, oltre che dalla conoscenza del sistema distributivo. Queste conoscenze si possono maturare con l’esperienza scolastica e lavorativa. Anche solo con quella lavorativa può essere sufficiente, a patto che si abbia la possibilità di fare oltre che un’esperienza pratica, anche un’esperienza formativa importante che alleni alla comprensione delle logiche.Il logistico inoltre deve avere delle competenze specifiche di prodotto e mercato, relative al settore in cui opera. A queste vanno aggiunte ulteriori expertise: se, ad esempio, ci si occupa della logistica a monte, quindi di approvvigionamenti, occorrono anche buone competenze merceologiche; se invece, si opera in un’azienda industriale che produce beni durevoli occorrono competenze tecniche sulla tecnologia di prodotto. Infine un ultimo requisito che permette al logistico di conoscere meglio il cliente e di decidere che tipo di servizio offrirgli, è rappresentato da un po’ di sana esperienza commerciale, giusto per capire se l’attributo “tassativa” di una consegna è richiesto dal cliente o inserito di default dall’ufficio vendite. E soprattutto tanto tanto buon senso che gli serve a prendere la decisione giusta in poco tempo senza perdersi nei terabyte di dati a disposizione e che gli consente di interagire efficacemente con il board aziendale nel quale è sempre più spesso chiamato a intervenire.

Prof. Fabrizio Dallari

Direttore del C-log, Università C. Cattaneo LIUC

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