Logistica ultimo miglio, operazioni carico-scarico la chiave per ridurre l’inquinamento

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In uno dei suoi ultimi studi, Deloitte identifica alcune prassi fondamentali per mantenere bassi i livelli emissivi nella logistica urbana

Quando si dice che non tutto viene per nuocere, un fondo di verità c’è: anche la disastrosa pandemia di Covid-19 ha qualche lieve contraccolpo positivo. Se, infatti, non siamo diventati tutti migliori in senso morale e civile, come qualcuno auspicava, ci sono delle esperienze dalle quali si possono trarre delle evidenze utili ad implementare in modo corretto le nostre attività quotidiane.

Nella logistica questo è particolarmente evidente in rapporto a due fattori: l’inquinamento e le consegne a domicilio legate all’eCommerce.

Con il progressivo sostituirsi degli acquisti digitali a quelli fisici, la distribuzione ha avuto modo di testare il proprio modello di funzionamento nel settore dell’ultimo miglio e, come ha evidenziato Deloitte in una delle sue ultime ricerche, di capire cosa funzioni e cosa meno.

eCommerce e logistica ultimo miglio a braccetto 

Il Covid-19 ha, un Paese della zona UE per l’altro, incrementato il ricorso all’eCommerce da parte dei privati in modo esponenziale, registrando consumi più che raddoppiati, molti dei quali sono destinati a stabilizzarsi in una domanda strutturale.

Secondo le previsioni, a fine 2020 la domanda di consegne di merce comprata su internet dovrebbe equivalere a quella che ante-Covid-19 si registrava in tre anni.

Nello studio ‘Logistica ed ultimo miglio: problemi e soluzioni’, Deloitte pone l’accento sugli attuali modelli di distribuzione e trasporto urbano delle merci, che necessitano di un restyling per tenere il passo con la domanda senza far esplodere il traffico e le emissioni inquinanti delle nostre città.

Logistica ultimo miglio: la responsabilità ambientale

Va tenuto infatti in conto che circa il 15% delle emissioni inquinanti prodotte in ambito urbano deriva dal trasporto di merci: la correlazione tra l’utilizzo dei mezzi di trasporto tradizionali e la CO2 presente nell’aria è emersa violentemente durante i lockdown in tutto il mondo, con un crollo generale dell’inquinamento.

La sfida è fare tesoro dell’esperienza collaterale alla pandemia e frenare sia in ambito pubblico che commerciale il ricorso preponderante a forme di trasporto private ed arretrate.

Gestire i parcheggi nella logistica ultimo miglio

Secondo Deloitte una delle chiavi fondamentali risiederebbe nella gestione delle aree di parcheggio per i veicoli merci che devono effettuare le consegne in città.

Le zone di carico e scarico merci, infatti, oggi non sono sostanzialmente gestite nella maggior parte delle realtà urbane.

All’antica regola del ‘chi primo arriva, meglio alloggia’, andrebbe sostituita con una piattaforma più intelligente, anche perché, secondo i dati di Deloitte, nei casi estremi la domanda di parcheggi merci supera del 70% la reale disponibilità.

Le soluzioni proposte sono sostanzialmente due: la gestione su prenotazione dei parcheggi nei centri città, scaglionando così gli orari di consegna in modo organizzato, e l’istituzione di punti di smistamento delle merci, da consegnare poi ai vari domicili tramite sistemi più leggeri, come corrieri in bicicletta o cargobike.

Per Deloitte è necessaria una maggiore collaborazione pubblico-privato per l’istituzione di questi sistemi, necessari anche per ottimizzare il sistema non solo lato utente: le consegne a domicilio pongono di per sé maggiori costi rispetto a quelle tradizionali e nel 10-15% dei casi è necessario tentare l’invio almeno due volte prima di trovare i destinatari.

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