Noli container: le rotte atlantiche mantengono elevati i prezzi

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Le tariffe di spedizione non sono ancora tornate alla normalità e si mantengono disomogenee in funzione delle rotte, restando, in alcuni casi, raddoppiate rispetto alle quotazioni pre-Covid

Si continua a discutere, da quasi un anno a questa parte, dell’inarrestabile calo delle tariffe di spedizione dei container e delle conseguenze sui mercati in termini di capacità disponibile e servizio al cliente.

Tuttavia, un’analisi più dettagliata mostra una realtà un po’ diversa, certamente disomogenea rispetto alla narrazione generale, che parla di prezzi ancora elevati su alcune rotte al punto da potersi considerare raddoppiati rispetto ai livelli pre-pandemia.

Parliamo dei tassi spot praticati sul tragitto dall’Europa agli Stati Uniti che, sebbene in calo, sono ancora più del doppio di quelli praticati a marzo 2019.

Una tendenza evidenziata, seppur con valori diversi, un po’ da tutti i principali indici dello shipping che mostrano per le tariffe spot Europa-Costa orientale USA cali di oltre il 50% rispetto ai massimi raggiunti nel 2022, ma pur sempre di 2,3 volte superiori ai livelli antecedenti l’emergenza sanitaria. 

Molteplici le ragioni ma certamente una delle principali risiede nel fatto che il traffico merci tra i due continenti è in buona parte trainato da forniture di materiali da costruzione di cui l’Europa è esportatrice verso gli Stati Uniti per il 20% ed è pertanto meno soggetto ai freni che invece sta subendo la domanda di beni di consumo manufatturieri provenienti dai paesi asiatici.

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Una domanda più stabile 

La rotta atlantica, pertanto, si presenta con caratteristiche di maggior stabilità, forte delle importazioni negli Stati Uniti di container che, secondo dati dell’US Census Bureau, hanno registrato un incremento in tonnellate del 22% a gennaio 2023 rispetto a gennaio 2019 e addirittura del 42% rispetto a gennaio 2018.

Un aumento che non ha conosciuto soste neppure nei momenti di maggiore crisi pandemica, sostenuto, come detto, dalla domanda di materiali da costruzione ed in particolare di cemento che ha segnato un incremento delle importazioni americane dall’Europa del 101% e di gesso (+165%), seguite da piastrelle in ceramica accumulatori elettrici e mobili.

Un andamento analogo, con tassi che resistono su livelli ancora elevati e tardano la loro discesa, si presenta anche nelle rotte tra Europa e Sud America.

Anche in questo caso la riduzione delle tariffe è iniziata più tardi rispetto a quanto accaduto nelle tratte trans-Pacifico e Asia Europa e si va manifestando con più lentezza al punto che, secondo le valutazioni dell’Indice FBX, ad oggi, i noli si presentano con tassi 2,4-2,7 volte i livelli del 2019. 

Il modello sul piano dell’andamento delle tariffe è quindi pressoché identico a quello osservato per il traffico Europa-Stati Uniti rendendo perciò abbastanza omogeneo il trattamento dell’intera rotta transatlantica sia che si parli della costa orientale degli Stati Uniti che di quella del sud America.

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Verso la “normalizzazione”

Il boom delle spedizioni e l’impennata dei noli che hanno caratterizzato il periodo 2021-22 hanno avuto come conseguenza stock di magazzino molto elevati a fronte di una domanda inaspettatamente in calo. 

Tale fattore ha determinato la veloce discesa delle tariffe e la loro ulteriore riduzione in una spirale che tarda ancor ora a fermarsi in assenza di una reale e consistente ripresa dei consumi svantaggiati da una congiuntura economica negativa.

Un fenomeno che ha interessato soprattutto la rotta USA-Asia e Europa Asia ma che ha toccato in misura minore la rotta sul versante atlantico con un traffico merci supportato da ben diverse motivazioni d’acquisto.

Le tariffe anche in questo caso cresciute, seppur in misura minore, si vanno riducendo con minore “emotività” e maggior lentezza.

E’ opinione generale, però, che, anche se la rotta transatlantica rimane la più redditizia, il processo di normalizzazione sia iniziato ed i tassi si allenteranno progressivamente.

Una certa lentezza sembrerebbe causata anche, secondo alcuni operatori di settore, dal fatto che in Europa vi sono molti porti ma solo pochi vettori sono attrezzati per offrire servizi che aumentino la capacità, fattore importante per ridurre i prezzi sul mercato, o sono riluttanti a farlo sia per l’impegno che richiederebbe sia per motivazioni puramente economiche.

Nonostante ciò, la strada, seppur non breve, sembrerebbe tracciata. 

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