Orientare gli sforzi verso strategie ESG

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Environmental, social, and governance (ESG) concept. Transparency of earth in hand with ESG letter on a green background. Using the technology of renewable resources to reduce pollution.
Fabrizio Dallari, Direttore del C-log, Università C. Cattaneo LIUC

Le tematiche ambientali, sociali e di governance stanno dominando da tempo l’agenda delle imprese più innovative alla ricerca di soluzioni per uno sviluppo sostenibile orientato a ridurre le emissioni, a tutelare i lavoratori e a generare una sorta di benessere collettivo per la comunità.

Naturalmente dopo aver garantito la sostenibilità economica. Si parla infatti di Triple Bottom Line secondo cui le aziende devono essere sostenibili dal punto di vista economico (Profit), sociale (People) ed ambientale (Planet).

La sostenibilità economica, infatti, non riguarda solo il profitto per l’imprenditore o gli azionisti, bensì le ricadute sulle aree geografiche che ospitano le attività produttive o logistiche. La sostenibilità sociale, invece, riguarda il capitale umano e tutte quelle iniziative volte a garantire il benessere dei dipendenti e l’inclusività in ogni ambito, tra cui la ricerca di un equilibrio tra la sfera lavorativa e quella privata. Tuttavia, se in passato l’attenzione ai temi sociali era lasciata alla “buona volontà” del management, ora occorre adottare modelli organizzativi nei quali questi principi sono parte integrante e sostanziale dei “meccanismi” aziendali. La “G” di Governance riguarda, infatti, le strategie e le scelte decisionali delle aziende e delle organizzazioni in termini di etica retributiva, di rispetto delle regole di meritocrazia e di contrasto a qualsiasi forma di corruzione.

E poi vi è la sostenibilità ambientale, indubbiamente la più difficile da perseguire. Infatti, le azioni delle imprese più virtuose, seppur importanti, non basteranno da sole a invertire il corso della crisi climatica, bensì dovranno essere estese anche a tutti gli attori che operano lungo la supply chain. Ecco che quindi occorre tenere in considerazione l’impatto sull’ambiente causato non solo dalle azioni della propria azienda (Scope 1), ma anche da quelle dei partner che operano all’interno dello stesso ecosistema (Scope 2 e 3).

Consapevoli di ciò, le imprese più all’avanguardia sul fronte del cambiamento climatico richiedono ai propri fornitori di tracciare, monitorare e comunicare i dati riguardo alle proprie emissioni e, al contempo, di contribuire attivamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione prefissati.

In un mondo in cui il primo obiettivo per le imprese è quello di ottenere un profitto, quelle che operano in un’ottica di breve periodo vedono la sostenibilità come un vincolo normativo che genera ulteriori costi e non permette la loro crescita, mentre le aziende più consolidate ormai considerano la sostenibilità parte della loro strategia. Infatti, un’impresa gestita con i principi della sostenibilità ha dei vantaggi in termini di reputazione in quanto i clienti, sempre più attenti a queste tematiche, diventano i primi sostenitori dell’azienda stessa.

Anche se inizialmente avere processi più sostenibili richiede investimenti, a lungo termine rappresenta anche un modo per ridurre costi e rischi favorendo la revisione dei processi sia internamente sia esternamente, ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo gli sprechi.

In definitiva, il raggiungimento degli obiettivi ESG non si identifica di certo con l’ottenimento di certificazioni “green” ma, al contrario, è una guida per le future decisioni analizzando tutti gli impatti che esse provocano nel breve, nel medio e nel lungo periodo a vantaggio di tutti gli stakeholders aziendali, generazioni future comprese.

 

Prof. Fabrizio Dallari

Università Cattaneo LIUC

fabrizio.dallari@tecnichenuove.com

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